Un po’ di “fenomenologia” dell’evento: Draghi, non-sfiduciato, si dimette, evitando a sé & giunta il voluto disastro (socio-economico-politico-civile) prossimo venturo, e continua senza contrasti, come «affari correnti» (fino a elezioni e prossima giunta), a condurre quanto ha fatto e fa. Mattarella, contro ogni prassi (consultazioni, verifiche di maggioranza in parlamento – che ci sarebbe: la massa di forze politiche e parlamentari è con e pro Draghi), indice le elezioni attraverso ferragosto e proclama indiscutibili la battaglia anti-pandemica (continuare nella truffa, vessazione, ammazzamento, invalidamento e ammorbamento intrugliare della popolazione), l’attuazione del Pnrr (soldi a strozzo, singhiozzo e ricatto dell’Ue – in parte alla stessa già versati dall’Italia – con ulteriore devastazione debitoria e a fini di ulteriore distruzione socio-economica, colpi elettromagnetici alla salute, controllo digitale), l’appoggio belligerante anti-Russia (supporto al regime para-nazista ucraino, strumento del Nwo/Usa-Nato/Ue, con sanzioni devastanti per il nostro paese e invio di armi che lo mette a rischio). I partiti “ufficiali”, tutti con Draghi, oppofinzione della Meloni compresa, fanno “’e muine” di destra vs sinistra (né mancano i citrulli che ci cascano: “non vinca la destra!” o “non vinca la sinistra!”), con l’insulto di ricicli assurdi (in primis i 5S di Conte, né manca chi ci casca).
Parte della galassia del movimento di opposizione-resistenza accetta il capestro elettorale (750 firme, ma per sicurezza circa 900, per «collegio») con le sue regole (“posti” solo 400 Camera+200 senato, e candidati decisi dai “capi-bastone”), per presentarsi comunque alle urne. Ma è franta: quante le liste di partiti, partitini, gruppi, o coalizioni: 6 o7? 8? 9 o 10? Che pescano nello stesso bacino del movimento, quindi con scontri: “la mia lista è migliore della tua” – infatti già «volano gli stracci», insieme a ciarle tipo «marciare divisi per colpire uniti» (Mao Tse-Tung rispolverato). Non mancano appelli a “unità, unità!” e la ricerca, fallita, di farlo aggirando la raccolta-firme riesumando partititucchi-2018 (che ne sono esonerati), non ha colto le divergenze dei diversi para-programmi, i non casuali silenzi e vuoti – come non mettere sotto accusa tutta l’anti-(pseudo-) pandemia e la “vaccinazione” (e c’è chi è “diversamente vaccinista”), la Sanità-medicina, le persone che hanno massacrato il paese… –, i duri protagonismi e personalismi dei vari esponenti – “sia eletto io, non tu” –, l’uso di persone “specchiate” ma ingenue, infine la non-comprensione, oggettiva o voluta, della situazione complessiva. Tale “unità” sarebbe un’ammucchiata tale da far vedere «l’Armata Brancaleone» come frutto di una selezione elitaria – e si pensi ai “capi” a spartirsi i posti nei «collegi»!
Altra parte del movimento di opposizione-resistenza si schiera per il non-voto – con attacchi dei pro-voto: “chi non vota è pro-sistema”. A cui viene risposto: “chi vota è pro-sistema”.
E un po’ di “ontologia”: la crisi della rappresentanza è in atto da tempo, né solo in Italia. Gli «aventi diritto» al voto vedono discreditata ogni loro scelta elettorale, non pensano che “delegare” nelle istituzioni abbia qualche funzione: le istituzioni “fanno per conto suo”. Il che implica il discredito – dal punto di vista degli interessi popolari – della (cosiddetta) «democrazia rappresentativa», e delle istituzioni stesse. Peraltro, va precisato, tutti si riempiono la bocca del termine «democrazia»: ma se i tantissimi delegano i pochissimi, questa è oligarchia (oligogoi = pochi), che racchiude la monocrazia (monos = un capo dello Stato, un capo dei ministri, uno della Regione, un sindaco, un direttore, etc.) – mentre la democrazia è governo del popolo, per il popolo, esercitato direttamente dal popolo. Comunque, per restare al nostro paese, del discredito ve ne è ben donde: già dalla mutazione genetica di ciò che fu il Pci, fino al plateale tradimento della Lega e dei 5S, ed è attestato dalla (pessima) recita attuale. Come dare credito, adesso, alle tante liste, i cui esponenti pur assicurano “non faremo cosí”? Tanto piú che alcuni oppositori, benché i piú ambigui e “tardivi”, nel presente parlamento ci sono, e…con quali esiti? E pensare che il 60% degli «aventi diritto» possa votare per le varie liste, o per una (impossibile, sopra indicata) che le raccatti tutte, è illusione. E se anche firme ed elezioni “funzioneranno”, si avrà solo una pattuglia di tali esponenti nel ridotto parlamento.
Ma c’è di piú: è tanto accecante da non essere visto. Dal febbraio del 2020, in assunzione – da parte dei suoi agenti e adepti interni – del “colpo” scatenato a livello mondiale dalle oligarchie globaliste, è “scattata” ed è proceduta l’operazione conclusiva in Italia. La repubblica «a sovranità limitata», sorta dal 1946 al 1948, proceduta con una relativa possibilità di “sgomitamento” interno ed esterno sui piani politici, sociali, economici, civili, con una preparazione avanzata dal 1980-81, accentuata negli anni 90, precipitata dal 2011 in poi, è arrivata al suo “punto d’approdo”: un regime neo-totalitario, che ha assunto tutte le istituzioni e le formazioni politiche, tutti gli apparati statali (altro che Deep State! Tutti i ministeri, la magistratura, la sanità, l’istruzione, le forze armate) e il complesso dei media. Un regime che è strumento operativo delle oligarchie globaliste installate nell’anglosfera, Usa/Nato-Ue/Uk, un regime che deve attuare la riduzione dell’Italia a piattaforma geostrategica a loro disposizione, soggetta al Great Reset, e con sostituzione etnica della popolazione. La statuizione (Costituzione) liberale (detta liberal-democratica, ma semplicemente liberale) è saltata – come lo stesso liberalismo o «neoliberismo»: c’è solo l’accentramento di potere e profitto, nella svendita, nel dominio, nella fusione senza confusione (di ruoli e funzioni) fra il regime statuale e le oligarchie capitalistiche, con uso funzionale e “performato” della tecnologia informatica. Il regime è un’entità mostruosa cresciuta nel, e con il, “guscio” costituzionale, da cui è emersa spaccandolo e tenendosene frammenti addosso per darsi una parvenza giuridico-legale: non esiste piú una Repubblica nel senso di Res in qualche misura Publica, ma solo il regime di pochi, impiegati al servizio “altrui”. Un regime nemico del popolo, del paese, della nazione, fatto di agenti e addetti, di collusi e complici, di collaborazionisti e sudditi – questi ultimi da usare come si vuole, da sottoporre a quanto devono credere e sapere (come le balle sulla pandemia, su “W l’Ucraina”, sul «riscaldamento globale», sulla “siccità”, sulla «transizione verde», sul “progresso informatico”), da indurre a patologizzazione permanente, da ridurre a identità digitali, da decidere come devono vivere, e se, e quanto. In Italia si è instaurato questo regime, nostro nemico totale. E queste elezioni del 25 settembre si situano nella continuazione dell’opera del regime: dare un “pezzo” (di “guscio”) formale di legittimità a esso e alla futura giunta di regime, per almeno altri 5 anni.
Nelle disiecta membra del movimento di opposizione-resistenza è emersa, insieme alla divisione (verticale, che si estende ai singoli partecipanti) la mancanza di chiara comprensione dello «stato di cose presente», ben usata dai vari protagonismi e personalismi, unita a para-programmi carenti e/o pieni di flatus vocis (obiettivi parziali e buttati lí, senza articolazioni e specifiche), e basata sulla credenza che le elezioni siano l’unica o comunque suprema forma di lotta politica. Chi vuole a tutti i costi delegare “qualcuno” nelle future camere fatte in prevalenza da yes men/women, è un po’ come se volesse partecipare alla «Camera dei fasci e delle corporazioni» istituita nel 1939 dal regime (molto piú ingenuo) di allora, dopo che nel 1938 erano state varate le «leggi sulla razza» e in prossimità della sciagurata entrata in guerra nel 1940: senza sforzare troppo la similitudine, vi sono però delle analogie. L’obiezione per cui non votare non serve a niente, può ben essere rovesciata nel suo opposto, per cui votare non serve a niente. Si è quindi subalterni in tutti i modi?
Si può non esserlo se si punta a usare la non-partecipazione a queste elezioni – capestro e truffa – in maniera attiva, operativa. Come? Non facendo qualche altro partitino (sul partito e il suo essere in rapporto stretto con lo Stato, dunque adesso con il regime statuale instauratosi, si dovrà tornare a fondo), ma oltrepassando l’“impianto” assodato (ingannevole): far comprendere al popolo dell’opposizione-resistenza che, a fronte del regime nemico, la sovranità torna, e deve tornare, al popolo sovrano, che è base e fonte del potere – è questa la demos (popolo) kratia (potere), e ogni scetticismo in merito è colpevole, promuove la subalternità. E il popolo (che è un ampio blocco sociale potenziale: gli espropriati e/o espropriandi da ogni proprietà-possesso-controllo-uso dei mezzi di produzione e di vita) che compia questo salto di sviluppo si deve organizzare dovunque possibile in assemblee di sovranità popolare con i loro consigli di sovranità popolare. Il raccordo di tali consigli dovrà portare a un congresso nazionale dei consigli, che adotti la sua nea politeia (la statuizione del proprio potere, non delegato e senza oligarchia stabile e monocrazie, e su ciò si dovrà tornare a fondo) per la propria Res Publica sovrana, rivendicando a sé il potere contro il regime neo-totalitario (in cui sboccano, e nella cui caduta hanno termine, tutti i trattati, vincoli, legami che schiacciano l’Italia) e procedendo ad attuarlo, in tutti i modi e tutti i mezzi necessari – anche in interrelazione la modificazione dello «stato di cose presente» in corso a livello internazionale.
Bisogna operare quanto prima, passando anche attraverso lo sfascio (per il movimento) delle prossime elezioni – «ha da passa’ ’a turnata» – elettorale… –, senza chiudersi a chi è ora bloccato nei meccanismi di regime e nell’incomprensione (“restaurare la Costituzione”? Non c’è, e, in quanto ne resta, è funzione del regime). Ma intanto, con tutti i già consapevoli, occorre aprire le operazioni.
MM