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L’OCCIDENTE CONTRO LA RUSSIA? – NO, “ALTRO” È L’OCCIDENTE…


“L’Occidente è contro la Federazione russa”; “la Russia in Ucraina e con multipolarismo dei B.R.I.C.S. va contro l’Occidente”; “noi occidentali…”, etc.: gli stessi fautori della causa che la Russia sta portando avanti accettano le dizioni «l’Occidente», «noi occidentali». Si può dire “si fa per intendersi…”. Ma è sbagliato: perché le parole servono a indicare le “cose” e a evocare le immagini delle “cose”. E in tal modo si accetta una denominazione errata e un’evocazione fuorviante.

Che si intende per «Occidente»? La subalterna (a Usa/Nato) Europa dell’Ue? Ma vi sono anche Stati dell’Europa centrale e orientale. Gli Usa con l’UK? E con il Canada? E il resto delle Americhe centrale e meridionale dov’è? E Israele, che sta nel Vicino Oriente? E l’Australia e la Nuova Zelanda dove sono? E il Giappone? L’«Occidente» non può essere, dunque, una denominazione geografica. Si vuole, quindi, intendere qualcos’altro. Che cosa? Un’“entità” politica, sociale, storica, culturale? Allora, su tale piano, va ben ricordato, e tenuto appieno, presente che [c’è] qualcosa che è la specificità, la singolarità e il pesante privilegio dell’Occidente: questa sequenza sociale-storica che comincia con la Grecia e riprende, a partire dall’XI sec., è la sola in cui si vede emergere un progetto di libertà, di autonomia individuale e collettiva, di critica e di autocritica: il discorso di denuncia dell’Occidente ne è la conferma piú éclatante. Perché si è capaci in Occidente, o almeno alcuni di noi lo sono, di denunciare il totalitarismo, il colonialismo, la tratta dei neri o lo sterminio degli indiani di America [… e cosí viafino a tutt’oggi…, n.d.r.]. Non dico che tutto ciò cancelli i crimini commessi dagli occidentali, dico solo questo: che la specificità della civiltà occidentale è questa capacità di mettersi in questione e di autocriticarsi. Vi sono nella storia occidentale, come in tutte le altre, atrocità e orrori, ma non c’è che l’Occidente che ha creato questa capacità di contestazione interna, di messa in causa delle proprie istituzioni e delle proprie idee, in nome di una discussione ragionevole fra esseri umani, che resta indefinitamente aperta e non conosce dogma ultimo; C. Castoriadis (La montée de l’insignifiance, pp. 119-111).

Il sapere e le azioni dell’«Occidente» – proceduti con l’antica Ellade, in cui è stato creato tutto ciò che a tutt’oggi “conta”, e quanto è stato ripreso e rilanciato con la prima (piú contenuta) e soprattutto con la seconda “rinascenza” (il Rinascimento) in Italia – sono da sempre andati avanti in questo modo: il sapere insieme alla critica del sapere stesso; le azioni insieme alle armi della critica, per sboccare anche nella critica delle armi. E (per non dire degli apporti di questo Occidente, ripresi, coltivati e sviluppati in India, e in Cina, nello stesso Giappone, e dovunque) la Russia, fin da Pietro il Grande e da Caterina II, a (per citare solo pochissimi, che vengono in mente, dei tanti scrittori e pensatori) Pushkin, Tolstoj, Dovtoevskij, Cechov, Gogol, Solzenitsyn, e ancora fino a Dugin, e compresi gli stessi Lenin, Trockij, lo stesso Stalin (e tanti altri, e al di là di un giudizio in merito), e poi ancora (senza dimenticare la cura attenta della tradizione artistica, come, per esempio, la magnifica scuola del balletto), e per non parlare della scienza e della tecnica, fino a tutt’oggi – ebbene: la Russia, che si denomina la «terza Roma», non è parte organica dell’Occidente? E la Russia, quindi, starebbe combattendo anche contro se stessa…

Nonon è cosí. Perciò l’uso insistito dei termini «l’Occidente», «noi occidentali», è dannoso. Si vuole consegnare tutto l’Occidente alle oligarchie globaliste, che si sono commiste con lo Stato Usa, dell’UK, gli Stati dell’Ue, con altri dell’«anglosfera», con organismi sopranazionali come l’Oms, come bella parte dell’Onu? Si vuole rimettere tutto l’Occidente a Davos, al WEF, al NWO, al Great Reset, alla Nato, ai regimi “davosiani” instauratisi in diversi paesi (come in Italia), alla rovina mondiale? Si vuole accettare la Cancel Culture che annulla quella «sequenza sociale-storica», nonché culturale, creativa, critica – tuttora attiva, agente, operante – che è, e che resta, l’Occidente?

La Russia, con il mondo multipolare che sta costruendo e con l’operazione militare in Ucraina, sta combattendo non contro quello che è l’Occidente; al contrario, la Russia ne esprime una valente e decisa parte – che attinge all’“essenza” piú profonda e piú pregnante dell’Occidente stesso. Non vanno usate le dizioni «Occidente», «occidentali»: la Russia, nei fatti, sta agendo e combattendo contro “Davos” & Co. (oligarchie globaliste, Usa, UK, Ue, «anglosfera»). Sta operando contro ciò contro cui si lotta anche nel vero Occidente, continuando nelle sue radici piú profonde – con la critica e iniziative “in crescendo” –, e contro cui si mira anche in Italia a compattare critica e azione.

E qui va evocata una posta che adesso appare impossibile – ricordando però che l’impossibile di oggi può divenire possibile domani. La Firenze rinascimentale si diceva la «seconda Atene»: si potrà puntare in questa Italia, ora subalterna, oppressa, sciagurata, a potersi dire la «terza Atene»?

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