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Spappolamento del M5S: andare alle radici per andare andare “oltre” e ad“altro”.

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Lo spappolamento del M5S prosegue, com’era del tutto ovvio, segnato dall’inconcludenza precedente e marchiato a partire dalla decisione di accordo-governo con il Pd, Renzi & co. e con un presidente-contaballe quale Conte (eretto a “elevato), imposta da Grillo, seguita da Casaleggio, da Di Maio (ri-nominato «capo politico» e, si minima licet componere magnis, tipo il «primo ministro» della Repubblica francese, che è solo un dipendente del presidente), dagli “esponenti” e dal “grosso degli eletti. E, quindi, in grande e crescente parte gli elettori si dileguano e i simpatizzanti “disimpatizzano”, e membri degli stessi eletti vengono andando verso “altri lidi” (chi passa alla Lega, chi a Fd’I, chi al «gruppo misto», chi vuole un gruppo che sempre appoggia il governo, ma sia autonomo …). Il discredito è inevitabile(dopo il “fuoco ad alzo zero” per anni contro la «casta», il Pd e Renzi, li si riesumano dall’opposizione ininfluente in cui erano ridotti? E Grillo sentenzia che questa è “la collocazione è giusta” ed evoca, allusivo e vacuo secondo il suo stile, “vedrete che futuro …” – come no, con un governo di tasse e balle, commesso dell’Ue/euro), né certo lo si supera presentandosi “da soli” alle elezioni regionali (come si può rispondere alla semplice e inconfutabile obiezione “sí, sí, dite tante cose, ma non siete al governo con il Pd”?) e intanto si addensano macigni come l’indagine per riciclaggio (sulla Casaleggio & associati) e il conflitto d’interessi rispetto a “commesse” governative (sempre rispetto alla Casaleggio & associati).

Ebbene, mentre spappolamento e discredito si dispiegano, tutto ciò che sanno fare Di Maio e compari è invocare addirittura l’intervento della magistratura contro chi se ne va (il che è semplicemente demenziale) e levare grida di “tradimento” contro chi si disgrega e disgrega il M5S. È davvero «il bue che dà di cornuto all’asino»: hanno fatto malamente quello che hanno attuato (per esempio, va detto e ribadito che il «reddito di cittadinanza», giusto per sollevare dalla miseria piú nera centinaia di migliaia di persone, però doveva essere unito a un ampio e mirato piano di investimenti statali, per attuare sia il supporto del «reddito stesso», sia l’espansione lavorativa in cui dare sbocco, e, sempre per esempio, il numero dei parlamentari non andava “tagliato”, ma aumentato per accrescere la già discutibile «rappresentanza», però riducendone a un quarto le prebende) e, per il resto, sono stati loro che hanno tradito tutto il tradibile. Che cosa tradiscono gli accusati di tradimento? Al massimo siamo nel “tradisci tu ché tradisco io” …

In questo miserando quadro, mentre altri “esponenti critici” stanno un po’ a “fare i pesci nel barile” (sono d’accordo con Grillo e il plateale tradimento? Non lo sono”? «Chi tace acconsente» oppure “chi sta zitto non dice niente e spesso è contrario”?), è, invece, da mettere in luce il senatore 5S Paragone, il quale non solo afferma e ribadisce (a piú riprese) che intende attenersi al programma su cui è stato eletto (quindi non alle giravolte, mistificazioni e tradimenti successivi), ma anche effettivamente lo dimostra (non votando la fiducia al governo Conte bis, votando contro il «sí» al Mes, votando contro la “manovra” di tasse e balle). E perciò è attaccato da eletti 5S dissennati e isterici come “virus che degenera il corpo sano (sano?!) del movimento”, e perciò è messo sotto processo dai “probiviri” 5S (in che senso “probi”?).

La posizione di Paragone è giusta e onesta,sensata e valida, e apre verso possibilità. C’è soltanto una notazione da fare, che è importante: non basta “prendersela” e andare contro l’“andazzo” (imposto e accettato) del M5S, contro Di Maio e accoliti 5S. È necessario risalire alle radici di fondo: il responsabile è Grillo, con il supporto di Casaleggio, quindi è il modo in cui hanno gestito e condotto il movimento (e, si badi bene, sottesamente fin dall’inizio, fino almeno dal 2009) – il resto degli aficionados sono colpevoli di mancanza di coerenza, di dignità, di cervello, di attenzione primaria a posizione e prebende. Ma nessuno – almeno finora, e nemmeno lo stesso Paragone – appare avere questo coraggio, che poi consiste semplicemente in onestà intellettuale e personale (mentre c’è ancora chi dice, se per convinzione o per timore non si sa, che “bisogna guardare al movimento con gli occhi di Grillo”: !?). Perché questo è necessario? Per «dire pane al pane e vino al vino», per chiamare le cose con il loro nome: per mettere in evidenza che ciò che è importante è stato e resta il movimento, non chi l’ha “demagogizzato” e strumentalizzato, deformato e tradito; per aprire alla comprensione che solo cosí ci si può risollevare e ri-aggregare per andare avanti – nel senso di “oltre” e verso “altro”.