Nea Polis

ANALISI E PROPOSTA

PREMESSA: QUANTO È EVIDENTE.

La giunta di occupazione – Draghi & Co., con Mattarella & altri accoliti e collaborazionisti – dello Stato, del paese, con gli ultimi “provvedimenti” per il finto «stato di emergenza» della pseudo-«pandemia», contro ogni realtà e ogni dettato costituzionale e legale, ha dimostrato in modo incontrovertibile che non esiste più la statuizione in base alla Costituzione, con i valori, garanzie e diritti che sanciva (Costituzione, peraltro, già snaturata dalla «Costituzione materiale», effettiva e in parte già sancita come tale nel corso dei precedenti decenni, per cui si sono potute usare, pur “sforzandole”, le possibilità previste o taciute nella Costituzione stessa). Lo ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno – ma per non pochi, sì c’era e c’è. Infatti, molti ancora denunciano il «superamento dei limiti dello Stato di diritto», i « rischi per la democrazia», la «deriva democratica» – quando non si circoscrivono a dire, apprensivi: “ma vedete che stanno facendo…”.

Il colpo di Stato avviato dal febbraio 2020, condotto dal Conte-bis, continuato e sviluppato sotto Draghi, diretto membro delle oligarchie globaliste, si accentua e si dispiega, si stabilisce come regime. E tutto l’establishment statuale e para-statuale – istituzioni centrali, regionali e locali, parlamento, apparati ministeriali, magistratura, Sanità, catene di comando delle forze armate (a uso interno ed esterno), media – si è allineato come insieme di componenti attive del regime stesso. E la Chiesa di Bergoglio (in Italia come nel resto del mondo) dà il suo apporto e supporto.

La costrizione forsennata, per imposizione diretta (obbligo prescritto) e/o indiretta (certificato “verde”), all’intruglio genico sperimentale (detto «vaccino») ha, al di là della già rilevante eliminazione fisica (decessi e patologie invalidanti), il doppio fine di ammorbare e sottoporre a soggezione pseudo-medica permanente la popolazione, mentre la si conduce al «credito sociale» à la cinese (verso l’eliminazione del contante e perfino di ogni proprietà – e magari con tanto di microchip installato a tutti), ponendola sotto totale controllo e comando (ivi comprese le condizioni di vita e la sua stessa durata). Nel contempo, mentre si cassa ogni precedente assetto politico e giuridico, si distrugge il tessuto sociale, economico, culturale e civile, tramite un irrimediabile indebitamento e il devastante piano di «resilienza», di «digitalizzazione», di «transizione ecologica». E intanto sono poste anche le basi per dimezzare la popolazione (andando verso il 2030), da sostituire, in parte, con il “mescolone” informe di immigrati, subordinati in partenza e disposti a “tutto” (scontandone il “rifornimento” per micro- e macro-criminalità – quest’ultima anche “in proprio”, v. mafia nigeriana).

“Contro” è venuto sorgendo, in questi quasi due anni, un ampio movimento spontaneo – intendendo per spontaneità le reattività dei tanti cittadini e anche la galassia di gruppi con i loro esponenti, che si sono mossi, e si muovono, su quanto si riesce a capire e sul “bagaglio” culturale dato. Ma questo “insieme”, da chiamare movimento di opposizione-resistenza, se pur si è esteso e continua a estendersi, è sempre piú sotto i colpi del regime golpista, e si sta delineando una situazione di impasse. Dunque, «che fare?». Senza velleitarismo, ma assumendo che non c’è movimento adeguato senza teoria, progetto e prospettive adeguati, portiamo una proposta di comprensione e indicazione.

I. CHIAREZZA SULLA PSEUDO-PANDEMIA. Andiamo “alle radici” di questa gigantesca mistificazione. È una finta-pandemia, indotta come psico-pandemia, voluta politicamente, sostenuta da Sanità e medicina “convenzionale”, rimbombata dalla propaganda dei media, condotta abituando alle vessazioni (dalla museruola inutile, dannosa e degradante, alle clausure, al “no assembramento, sì distanziamento”), imposta con la forza statuale (statuizioni legislative, apparati ministeriali, magistratura, forze armate a uso interno). Di fronte a tale infamia, si constata scientificamente che: il virus non è ma stato isolato e con tutte le analisi possibili si vedono solo degli esosomi infracellulari, produzioni informazionali costanti e interne a ogni organismo, che ne accompagnano stati normali e stati alterati, e non causano nessuna «malattia»; i tamponi (negati come strumenti diagnostici dal loro stesso inventore, oltre a essere invasivi e nocivi) non rilevano alcunché, per mancanza del referente da “scovare”, anche se indebite amplificazioni oltre ogni sensatezza trovano, dove si voglia, un ridotto “referente” inventato; i «contagi» sono “contagi di che?”, non esistono, e i «focolai», insieme ai «casi», riguardano solo la diffusione di affini situazioni conflittuali (dette «malattie») delle (cosiddette) «influenze» annuali, e incidono di più in specifici contesti (come nell’area di Bergamo, massacrata da ripetute vaccinazioni antinfluenzali e precedenti “epidemie”, come di morbillo e meningite, inventate, nonché da un inquinamento di aria, acqua, suolo oltre ogni limite); la pandemia non c’è mai stata né c’è (v. le statistiche “ufficiali” a livello mondiale e di ogni Stato), pur “gonfiando” il numero delle usuali malattie e decessi, pur inducendoli con il terrorismo di massa e “montandoli” (con gli assassinii di letali «protocolli» e pseudo-“cure”); il “vaccino salvifico” non “vaccina” rispetto a niente, è un intruglio genico da sperimentare sui vaccinati-cavie, bambini compresi, ed è – questo sí – causa di ammorbamento generale, dalle ricadute immediate (mortali e gravi) a un diffuso “ammalamento” di medio e lungo periodo, effetti presentati come «terza ondata» (del “terribile virus”), e poi «quarta», e «quinta», e ad libitum; con il certificato verde si punta al controllo totale (dai dati medici a…tutti: infatti fa capo al ministero delle Finanze), mentre lo si connette, con il «verde», al fittizio «stato di emergenza» prossimo venturo – o intrecciato allo pseudo-sanitario – del «riscaldamento globale cambiamento climatico» (mistificazione e stramiliardario business, pari, se non superiore, a quello della Big Pharma – ma il business è solo una componente dei fini), con cui stringere la “morsa”.

II. “COLPO” GLOBALE DELLE OLIGARCHIE DELL’IPER-CAPITALE. Attuando la Shock Economy – si è andati dall’uso del (“montato”) terrorismo (di “matrice islamica”) agli allarmi per le “ondate influenzali” dei due primi decenni del XXI sec. (preparatòri del “terreno”, istillando il terrore per “attacchi improvvisi” e l’abitudine alle “vaccinazioni antinfluenzali” & altre, già inutili e anzi dannose), mentre si viene facendo “maturare” il catastrofismo ambientale –, si è infine scelto di far scattare il “colpo” globale inventando la pandemia, in maniera di usare la “salute pubblica a rischio” e utilizzare il paradigma dominante della farmacologia e della medicina “convenzionale” (intrecciata con la Big Pharma), e delle schiere di operatori sanitari, e interiorizzato come vulgata indiscutibile nella mente dei più: una guerra mondiale di nuovo tipo, ma sempre guerra.

Perché? Nel contesto mondiale, che vede la (fase del modo di produzione capitalistico detta) «globalizzazione» in crisi, le oligarchie globaliste (quante persone sono? I calcoli vanno da 3.000 a un massimo di 8.000) vogliono governi e Stati come “commessi” del loro controllo di tutto il pianeta, sul quale imporre il loro totale dominio: è il Great Reset, ossia il Nuovo Ordine Mondiale, detto anche «Quarta Rivoluzione industriale» (nel disegno si inseriscono State e Deep State della Cina, che lo ha assunto “in proprio” e conduce il suo espansionismo “da termiti” di export e investimenti, di acquisizioni e sostituzioni). E il “colpo”, data l’importanza geo-strategica del nostro paese, è stato assunto in modo precipuo in Italia con il golpe che vi è attuato. La situazione va vista con chiarezza, perché non sfugga il dato essenziale – coperto, nell’estesa carenza teoretica, da immagini come “cabala, diaboliche élites, satanisti, massoni, askenaziti, illuminati, pedofili organizzati”, etc.: l’ideologia distorta, le perversioni degli oligarchi, i loro centri di aggregazione e circoli operativi ci sono, eccome!, ma non spiegano. I capitalisti sono l’«incarnazione del capitale» e non viceversa, e il capitalismo (modo di produzione storicamente recente: «in senso proprio» ha poco più di due secoli) si è dispiegato in fasi successive, fino a quello di Stato per superare la grande crisi del ’29, condotto nella II guerra mondiale e nel dopoguerra, per riportarsi dagli anni ottanta al liberalismo scatenato della «globalizzazione». Donde una concentrazione-centralizzazione – dalle multinazionali e transnazionali all’imperio delle centrali finanziarie – mai esistita. E conseguente rinnovata crisi (sia chiaro, la crisi è crisi di profitto: dalle difficoltà al blocco dell’ulteriore accumulazione del capitale accumulato), a partire dal 2007-8, mai superata – e che continua, inesorabile.

Perciò le oligarchie, cioè le centrali finanziarie, ossia quello che si può chiamare iper-capitalismo, vogliono “rovesciare il tavolo”: questo è il Great Reset, o «Quarta Rivoluzione industriale». È l’«eversione dei dominanti», che porta fino in fondo l’espropriazione di massa da ogni proprietà-possesso- controllo dei mezzi di produzione, nonché della decisionalità politica, della tecnica, del sapere e degli strumenti conoscitivi, delle condizioni di vita e della propria stessa vita, volgendo la stessa ideologia operativa più consona al capitale, il liberalismo, nel contrario della sbandierata libertà (personale, espressione, intrapresa, etc.), ossia in rete di divieti, comandi e obblighi. E si basa sullo sviluppo, distorto e “performato”, del livello raggiunto dalle forze produttive: tecnologia informatica e manipolazione genetica. E distorce e stravolge ogni istanza precedente: internazionalismo? Globalizzazione, con flussi migratori enormi. Comunicazione e velocizzazione di pratiche e rapporti? Digitalizzazione e riduzione degli umani ad atomi isolati, colmi di (in-)cultura di massa. Evasione fiscale? Abolizione del contante e comando sul reddito (quota di risorse) di ognuno. Eguaglianza sociale? Esproprio di ogni proprietà, casa compresa, e riduzione a «reddito universale» (elargito ai totali obbedienti). Ambiente? Invenzione del riscaldamento globale (il clima è mutevole da sempre, passando per fasi e sotto-fasi nel pianeta) e confusione (voluta) fra clima e aree di inquinamento, e falsa soluzione con il pseudo-ecologismo del business della «rivoluzione verde». Salute pubblica? Dittatura sanitaria, con controlli, prescrizioni, medicalizzazioni costanti e pseudo-vaccinazioni permanenti. Parità di genere? Distruzione di ogni antropicità, storicità, socialità nella dissoluzione “arcobalenica” pseudo-libertaria quale nuovo “modo d’essere”, impartito, e con insistenza, fin da bambini.

III. STATO, CAPITALE, TECNOLOGIA. L’iper-capitalismo per superare, negandole, le proprie “difficoltà” inerenti e la sua crisi organica al suo stesso “modo d’essere”, si erge a divinità e vuole il mondo «a sua immagine e somiglianza», eliminando ogni forma capitalistica precedente (dopo averla “spremuta”) e assicurandosi strutturalmente il profitto; vuole un mondo dove tutti siano bestiame sussunto a esso, o siano esclusi. Ma, per attuare il loro disegno, le oligarchie iper-capitaliste abbisognano del potere statale.

È cosí fin dall’inizio del vigente modo di produzione, il capitale non sussiste senza lo Stato, nella fusione con esso senza confusione di ruoli e funzioni: lo Stato decreta e impone, il capitale opera nel contesto statuale, e la società è stretta nella morsa del politico-statuale e dell’economico capitalistico – e ciò risulta e risalta appieno ai nostri giorni.

Evaporata, insieme a quella del capitale, ogni teoretica dello Stato (potenza organizzata sulla società), si dice “cattivo” il Deep State, lo Stato profondo di apparati e personale che restano al di là di governi e partiti. Ma il Deep State è lo State, proprio perché al di là di governi e partiti: è plateale per esempio negli Usa, con la vittoria strappata a Trump con massicce frodi elettorali, e lo si vede bene anche in Italia, con il golpe attuato nell’accordo di tutto l’establishment statuale e para-statuale. Lo Stato si situa nel dispiegamento del capitale e lo assume – il Deep State è semmai costituito da “pezzi” di apparati e singoli che non si adeguano. Oppure ci sono degli Stati che non si adeguano e restano sulle precedenti posizioni di conduzione del capitalismo.

E la tecnologia? “Non si può andar contro il progresso”, dicono la grancassa dei media e anche l’istruzione “convenzionale”, e ciò è assunto come vulgata da quasi tutti, intendendo il «progresso» come neutrale, valido «in sé e per sé». E invece no: il progresso tecnologico, con le modifiche socio-economico-politico-culturali conseguenti, è messo in forma dal comando dell’iper-capitale e dallo Stato che lo assume: è una produzione ad hoc. E il progresso digital-alienante-espropriante, pseudo-ecologico ambientalista, finto-medico-sanitario è solo regresso: è distopia da combattere, che tende addirittura ad arrivare alla “consegna” dell’umanità a una gigantesca «intelligenza artificiale» – di cui le oligarchie credono di essere alla gestione e comando, ma a cui sarebbero esse stesse soggette (una sorta di realizzazione del mondo immaginato nel primo film Matrix). E distopia degna di quello che i sostenitori del Great Reset potranno chiamare neo-luddismo, al contrario necessario di fronte all’espropriante applicazione della tecnologia informatica, con manipolazione genetica, a tutto e a ognuno – in tutta una serie di campi della vita e della produzione (in senso lato: materiale e “immateriale”) tali tecnologie non si applicano e non si usano, e se ne combatte uso e applicazione, e si rivedono anche le modalità costitutive di quelle che si mantengono in campi specifici e circoscritti.

La distopia che abbiamo di fronte – che avanza con le denominazioni di Great Reset, «Nuovo ordine mondiale», «Quarta rivoluzione industriale» – è quella di un “mostro” a tre teste, ossia i tre assi che compongono il modo di produzione vigente, il quale si è dispiegato fin ai nostri giorni, arrivando a un eccesso devastante: capitale, Stato, tecnologia. Modo di produzione che così si è dispiegato fin ai nostri giorni, arrivando a un eccesso devastante

IV. LOTTA A MORTE. Le oligarchie, con loro agenti, accoliti e collaborazionisti, sono decise a procedere all’occupazione politico-economico-sanitario-giudiziario-mediatico-repressiva del mondo, o almeno di interi paesi-chiave – e non si scordi mai la messa in opera delle forze armate a uso interno (con minaccia, latente o diretta, di aggiungervi quelle a uso esterno). Ma niente “cammina” senza il suo opposto e contrario. Il sogno distopico dell’iper-capitalismo non darà l’agognato flusso di profitto automatico, infinito e indefinito. Innanzitutto, perché è impossibile: il profitto è valore in più, dato dal lavoro vivo (che riproduce il valore accumulato nella produzione e lo accresce), non dalle macchine (anche se “digitalizzate”, anche se robot), e per quanto si accumuli ancora capitale (v. i profitti stramiliardari della Big Pharma, quelli che avanzano con la “rivoluzione verde”, quelli della fiorente industria militare, quelli della forsennata speculazione finanziaria e quelli dell’indebitamento degli Stati), resta tale “nodo” insolubile, poiché le linee su cui avanza l’iper-capitalismo, mentre “precarizzano” e “strizzano” (sul piano normativo e retributivo) il lavoro vivo, se ne accrescono la produttività (riproduzione del valore e produzione di valore in più), ne riducono però drasticamente e sempre piú l’entità (dal crollo di assetti precedenti alla «digitalizzazione»-robotizzazione) – creando masse di esclusi, succubi a ogni strumentalizzazione e ridotti alla sussistenza (finché “graziosamente” elargita).

L’iper-capitalismo ha superato i limiti del modo di produzione del capitale stesso, taglia l’albero su cui è seduto: ma questo, insieme all’assurdità della «crescita» infinita e indefinita, le “incarnazioni” del capitale, con loro apologeti e mentori, nel loro sogno – o meglio, delirio – di “auto-riproduzione” del capitale in base a se stesso, non lo concepiscono razionalmente. Però il profitto è nel contempo espressione e maschera del Wille zur Macht, donde la volontà di dominio: nel non-razionalistico “si sa”, e tale «presenza-assenza» permea il delirio di potenza delle oligarchie. Si annienti lo status precedente e presente del mondo, si dimezzi anzi si riduca ancor piú l’umanità, si mettano tutti gli esseri umani (residui) sotto controllo e comando, li si trasformi geneticamente come soggetti obbedienti al «Nuovo ordine» – purché il loro imperio si imponga, si mantenga, si perpetui. E si vedano, intanto, gli esiti in corso, che, nella devastazione/distruzione del precedente status e nell’oppressione generalizzata, producono solo dissesti, contrasti, conflitti, spingendo a un caos di miseria e sangue.

Per questo il “colpo” scatenato non è assunto da tutti gli Stati: la Russia è fuori – pur con interni contrasti, con parte dei dirigenti che spingono in direzione della pseudo-pandemia – il che vale per la Bielorussia, il Brasile, il Messico, l’India, il Giappone e la ventina circa di States che “dissidono” (più o meno) negli Usa – altri Stati nel mondo non danno un’adesione piena, non c’è appieno in tutti gli Stati dell’Ue, in Africa si è poco esteso (la Cina, con già il totale controllo interno, conduce la sua espansione). Solo una parte dell’«Occidente» ha assunto il “colpo”, laddove lo Stato intende ricoprire il ruolo di “partenariato” e “sede” dell’iper-capitalismo. Gli Stati “non-aderenti” o le loro componenti dominanti intendono avere il capitalismo non nell’iper-stadio attuale, ma vogliono un capitalismo sotto controllo, non l’eliminazione di fasi, assetti e condizioni precedenti. Intanto, la conduzione di questa guerra mondiale di nuovo tipo da parte delle oligarchie dell’iper-capitalismo si intreccia con le contraddizioni geo-politiche/strategiche che avvolgono il mondo, in cui un rinnovato monocentrismo (di quella parte dell’«Occidente» che si pone come “loco” delle oligarchie e punta a un imperio mondiale con esse “accoppiato”) si scontra con le spinte e forze e Stati del multipolarismo, intrecciandosi con i bagliori di guerra “consueta”, che si traducono nella guerra guerreggiata – quella che incombe o si accende in vari “teatri”.

Ma le oligarchie dell’iper-capitale, con gli Stati e gli organismi sovra-statuali aderenti (come l’Ue, come l’Onu, con i suoi organismi quale l’Oms, e con l’adesione della Chiesa di Bergoglio), non si arresteranno. È una «lotta a morte», perché la grande, epocale, storica «posta in gioco» è un ineludibile aut aut: o si ha il successo dell’opposizione-resistenza, il che porta al fallimento e crollo del modo di produzione che ha “sballato” – l’iper-capitalismo costituisce il culmine del dispiegamento capitalistico e se, nel «gioco» che ha lanciato, perde la «posta», è questo dispiegamento “sballato” del modo di produzione che è bloccato, colpito, affondato, e, se così sarà, la «normalità» consueta non sarà più tale, ma migliore, perché vi sarà dissolto questo gravame –, oppure si ha l’imposizione del dominio iper-capitalistico-statuale-tecnologico, che schiaccia almeno la parte dell’umanità dominata e si estende, e avvia il complesso dell’umanità stessa a una degenerata estinzione. Pereat mundus dum imperium nobis fiat: no, le oligarchie & co. non si fermerannose non vengono fermate.

V. GUERRA E RIVOLUZIONE. Nel nostro paese siamo dentro questa guerra di tipo nuovo, che riguarda l’Italia ma si situa in quella globale. Conduzione in corso ed esito finale hanno valenza per il nostro paese e, nello stesso tempo, per il mondo – e ciò va ben compreso. E veniamo al nostro paese, partendo da un esito eccezionale: nonostante l’“evaporazione” del nostro popolo condotta da un quarantennio, insieme al suo tessuto socio-economico, il degrado del sistema scolastico a «insegnamento dell’ignoranza», la grancassa mediatica, il surrettizio ormai biennale «stato di emergenza» e il “prezzolamento” di varie categorie sociali (in primis gli operatori sanitari, purché si adeguino), e soprattutto nonostante l’esproprio “massiccio” non solo da proprietà, possesso, controllo di mezzi di produzione, di organizzazione statuale di comando, di ricerca-applicazione tecnologica, ma anche nonostante l’esproprio “sottile” dagli strumenti di pensiero e di informazione… ebbene, milioni di italiani hanno acquisito la coscienza di opporsi allo «stato di cose presente». E si ha un rilevante superamento, fra cittadini coscienti, delle persistenti fratture fra Nord-Sud – siamo tutti cittadini “contro” – e in ampia parte della radicata contrapposizione sinistra-destra- individuate come due facce della stessa medaglia –, e, cosa fondamentale, la rottura della scissione fra spoliticizzazione di massa e professionalizzazione del politicantismo, nell’unificazione di lavoratori e classi subalterne, un blocco sociale in fieri – chi lavora e ha lavorato (con i livelli “superiori” schiacciati in un’omologazione “in basso”), chi studia in attesa di lavorare, chi è costretto a porsi come pseudo-autonomo, chi ha una piccolissima, piccola o media attività e prioritariamente mira a mantenerla, e chi, comunque, opera senza opprimere e sfruttare gli altri –, in cui è decisiva la comprensione dell’attacco a cui il popolo e il paese sono soggetti, attacco in cui tutto “è in gioco”.

Questa la forza dell’opposizione e resistenza. Da sviluppare. Quali gli obiettivi? Sintetizzando al massimo (rinviando a specifici “gruppi di lavoro” di approfondimento ed esplicazione): 1) abbattere la giunta di occupazione dell’Italia e il regime che ha instaurato. Il che significa togliere il potere a chi ora lo detiene e prenderlo – negli “affari della pólis” (intendendo il nostro paese) «tutto è illusione fuorché il potere» –, con “sanificazione” da agenti, accoliti, collaborazionisti, complici in tutto l’establishment; né tutto questo può essere attuato con l’assetto precedente: la Costituzione non può essere riproposta così com’è, perché le possibilità di abuso sono diventate probabilità e poi effettualità, e va invece ripulita di tali “aporie” e stabilita come néa politéia, nuovo modo di essere di quella che sia la Res Publica («cosa pubblica»,del popolo), organizzazione non di un potere strutturato al di sopra e sul popolo (questo è lo Stato), ma del potere del popolo (potere popolare organizzato, che non è lo Stato) – affermando la sovranità della società, ossia del popolo: prótos o démos, senza ostacoli, limiti, forme, per un “sistema”, a cui si connette ogni libertà, di vera democrazia (non lo è il sistema «elettivo-rappresentativo», che già esprime un principio oligarchico, e ancora meno lo è quello delle cariche monocratiche, principio monarchico, dalla presidenza della repubblica al capo del governo, ai presidenti di Regione, ai sindaci, etc.). E con elezioni locali che ricorrano anche al sorteggio, e da qui alle istanze regionali e a quelle centrali, e con delegati sostituibili in ogni momento (si rimanda a uno specifico approfondimento su tali principi), e comunque con ricorso alla decisione popolare su tutti i “nodi” di rilevante importanza.

Quindi vanno “ricostruiti altrimenti”, e a fondo, tutti gli “enti” che siano utili, andando da a) quello della giustizia, dove va eliminato il ruolo intoccabile dei giudici – giudici e avvocati imbastiscano i procedimenti, ma il giudizio vada solo a giurie popolari sorteggiate –, a b) quello delle forze armate – che devono rispondere solo alla democrazia popolare organizzata, essere solo di difesa (basta a fare gli “ascari” altrui nel mondo), e con tanto di guardia regionale (volontaria di tre mesi, con richiami, e riservisti), a c) quello medico-sanitario, in cui la trasformazione deve essere profonda (dalla concezione stessa della medicina e della scienza correlata, dalla formazione in esse, fino al sistema ospedaliero – con esclusione dei tanti operatori dimostratisi indegni), a d) quello scolastico, in cui tutta l’organizzazione (dalla base all’università) è da rifondare (dai contenuti alle modalità di conduzione – ed è un “discorso” davvero ampio, da affrontare a fondo), anche qui però escludendo i “portatori” di infamie, alla e) ricerca scientifica (“sanificata” dai tanti subalterni e prezzolati), da promuovere e in cui la libertà deve essere massima, ma aprendo un vasto dibattito su scienza e falsa scienza (e il supporto economico deve essere dimostrato per la validità delle ricerche, non legato a “interessi altri e altrui”), fino a f) quello mediatico, dove, oltre alla “disinfestazione” dagli “addetti” ed eliminazione o ricostruzione ex novo di alcuni media, siano ricondotti a essere tali – media: intermediari, mezzi –, comunicando ciò che si dice e si fa extra-media, e distinguendo nettamente fra ciò e le considerazioni dei (successivi) “addetti”, con totale apertura a ogni significativo dibattito.

2) In ciò e perciò, riacquisizione dell’indipendenza e autonomia dell’Italia, ossia sovranità del popolo italiano (e dunque anche necessario blocco al flusso migratorio), con fuoriuscita da Ue-euro, e le sue strettoie, imposizioni, capestri, debiti, etc., e regolando ex novo i rapporti internazionali (v. la questione della Nato, v. i rapporti con la Federazione russa) – altrimenti non si deciderà mai nulla –, per giungere a situare l’Italia come paese “non allineato”. Per far risorgere il popolo e il paese, occorre in primo luogo denunciare i trattati e il debito che si sono portati dietro, e attuare una massiccia spesa in deficit auto-finanziata, ri-statalizzando Bankitalia e riducendo il sistema bancario (e che siano solo «banche commerciali», ossia custodia del valore in segno monetario ed erogazione per produzione circolazione, attività sensate – e vanno chiuse le «borse»), per un mirato e protetto piano produttivo (in tutti i campi, dalla ricerca all’agro-alimentare), progettato dal “basso” all’“alto”, che mantenga le condizioni del vitale tessuto socio-economico esistenti, e le espanda, e le espanda ,e le potenzi – una sorta di “neo-Nep” (rinnovata nuova politica economica) –, mentre però riacquisti (e ponga sotto controllo popolare) le “centrali” strategicamente essenziali per il paese (comportando, nel contesto, anche la crescita delle retribuzioni e la fine delle “strozzature” pensionistiche, con riduzione dell’età e continuazione o meno su base volontaria) e conduca i rapporti con l’estero (import-export, materie prime, etc.) stabilendoli tramite accordi bi- e/o pluri-laterali (e vi è uno spazio enorme, fuoriuscendo dai vincoli presenti).

È questa, per linee generali, la rivoluzione in Italia – perché di questo si tratta, non di semplice “restaurazione” del precedente o un qualcosa di mezzo-e-mezzo, e va inteso lucidamente, se si vuole condurre la guerra in corso mirando al successo –, che deve anche raccordarsi a simili “istanze” e movimenti, presenti almeno nei paesi dell’Europa (ma non solo…), che sono emersi nella reattività al “colpo” globale delle oligarchie e alla sua assunzione nei diversi Stati: insomma, porre le basi di un rinnovato internazionalismo – anti-globalista.

VI. COME PROCEDERE: AUTO-ISTITUZIONE. Occorre compattare tutta l’opposizione (per quanto è possibile) per articolare e sviluppare la battaglia da condurre, con attenzione a tutti i comparti e al loro compattamento, costruendo l’unità politica e rivendicativa dei comparti popolari in insorgenza, e la loro estensione, con l’azione combinata di propaganda e agitazione, di iniziative e manifestazioni – tramite la combinazione di inosservanza generalizzata, disubbidienza, scioperi, iniziative che dichiarino l’illegittimità del potere esistente, unite al martellamento di istanze legali: per sgretolare o almeno erodere la “presa” del regime instaurato dal golpe e dei suoi apparati.

Certamente, si può incorrere in una riduzione: nel, e sul, movimento di opposizione-resistenza vi sono già partiti (maggiori o minori come entità) e formazioni che non si dichiarano partiti, ma operano in modo simile, ed è probabile – ma non sicuro – che possano arrivare a forme di “cartello” in scadenze elettorali (quando e se saranno indette…). E pare che si punti tutto su questo: la strategia sembra essere di manifestare, denunciare, sostenere azioni legali, per andare poi alle elezioni, e vincerle. È realistico? È una strategia? Il regime concederà di essere abbattuto per via elettorale? Non è che così si accrediti solo l’esistenza di “violazioni” e non di un regime stabilitosi? Comunque, concesso e non ammesso per niente, che questa sia una strategia e “funzioni”, con quale progetto? Solo “si ristabilisce la Costituzione”, poi “si vede”? E come saranno gestite le elezioni, dato che dal regime golpista c’è da aspettarsi di tutto? E si è certi di invertire la tendenza al non-voto, emersa per inconsistenza e tradimenti dei vari partiti “ufficiali” (tutti)? Nonché dei “voltafaccia” e ambiguità, che si stanno manifestando, di esponenti dello stesso movimento. E come saranno ridotti da qui a queste elezioni, sotto i colpi del regime, i cittadini italiani? Vanno intesi come tali quelli che hanno capito e che via via capiscono, che si oppongono, che lottano. Sono tanti e in crescita , e non sono tali tutti gli abitanti del paese, – gli altri, covidioti e pro-intruglisti, che vanno dalla supina ossequienza alla proterva imposizione ad altrui, sono certo vittime, ingannati (ma perché hanno continuato a farsi ingannare, in quasi due anni?), e nel contempo sono anche complici e base del regime instaurato: ogni comportamento lagnoso-pietistico ( “non bisogna dividerci”, “metterci noi come cittadini di serie B”, “sono nostri fratelli e sorelle, genitori e amici”, etc.) è da respingere, perché se non sono o non passano “con noi” (il movimento di opposizione-resistenza), sono “con loro”.

La prospettiva va sostanziata e potenziata. Come? Tramite l’auto-istituzione. La giunta di occupazione, per conto delle oligarchie dell’iper-capitale, ha annientato valori, garanzie e diritti sanciti dalla Costituzione e l’ha abolita (nei fatti), instaurando un regime totalitario. Di contro, occorre sviluppare e consolidare l’opposizione-resistenza in atto: che i cittadini italiani si dichiarino e si pongano come soggetto istituente. I cittadini si riuniscano non solo per manifestare, ma istituiscano assemblee permanenti area per area, che formino consigli permanenti area per area, che formino consigli permanenti – che si interconnettano fra loro. È il popolo dei cittadini che si pone come sovrano per imporre il proprio potere – ed è questa la democrazia (krátos, potere, del démos, popolo) –, auto-istituendosi come soggetto che instaura la sua politéia, la sua Res Publica. Il movimento assembleare-consiliare, che si deve estendere come potere in atto in tutto il paese, si propone a tutta l’opposizione-resistenza, e così si porrà come referente a tutti i connessi partiti e formazioni. E di piú: il popolo deve chiamare a essere propria componente, propria forza organizzata, i cittadini delle forze armate che si oppongono al regime e che intendono davvero tutelare il popolo (e non soltanto se stessi) e sostenerlo nella sua azione.

L’avvio di questa auto-istituzione è funzionale anche alle, eventuali, “prove” elettorali (rivitalizzazione dei consensi, scelta dei candidati, controllo), però tenendo ben presente che, se non è da escludere la partecipazione a elezioni – nonostante i problemi che si porranno, fanno parte, storicamente, dell’azione condotta in ogni processo rivoluzionario –, non può essere questa la strategia centrale (anzi, come pare, unica), bensí un versante tattico collaterale.

Per il resto, connettendosi e inglobandosi con la resistenza delle “reti” di autogestione (in corso, dalla sanità alla scuola, fino ai primi passi di produzione e distribuzione), l’auto-istituzione dei cittadini si rafforza. Ed è tale movimento assembleare-consiliare che decide tutte le forme di lotta, tutti i modi necessari e i mezzi indispensabili.

In fondo e infine, in Italia siamo già passati in una situazione per molti versi affine, e per gli occupanti, accoliti, collaborazionisti e complici, è finita piuttosto male. Sicuramente, è una guerra lunga e dura, ma (riprendendo un’antica citazione) diciamo ai cittadini italiani: che avete da perdere? Un futuro di ammorbati, di intrugli ripetuti, di soggezione sotto controllo a “chi comanda”? Che decide cosa dovete fare o no, avere o no, come e quanto vivere, accompagnati dal chiasso decerebrante dei media, nell’affondamento di ogni civiltà – e con tanto di «alexa» aut similia in casa. Avete da perdere solo queste rinnovate catene. E avete un mondo intero, il nuovo mondo – il vostro – da conquistare.

Steso tutto questo, con l’ottimismo della volontà, ma senza smarrire il pessimismo della ragione, chi scrive si sente di dover comunque riprendere (fra le tante citazioni inespresse nel testo) un detto già usato da “altrui”:

dixi et servavi animam meam.

Firenze, 18 dicembre 2021

Mario Monforte

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