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BOMBE ITALIANE AI SAUDITI

Da «il Fatto quotidiano», 06.12.2018. In sintesi. L’Arabia Saudita è al centro delle polemiche per l’uccisione del giornalista Khashoggi. La Germania ha fermato l’export degli armamenti ai sauditi, e cosí Norvegia, Finlandia e Danimarca. Ma la vendita di armi continua con le filiali estere. In Germania, Rheinmetall, colosso della produzione di armi, esporta in Arabia Saudita tramite la succursale italiana Rwm, sede a Domusnovas in Sardegna. C’è un contratto riservato, 29.11.2012, tra Rwm Italia e Raytheon System inglese per € 63,2 milioni di forniture, in cui è citato il contratto-madre tra Raytheon e il min. .. Difesa dell’Arabia Saudita. Ecco il gioco di Germania, Inghilterra, Italia e Usa: intreccio di rapporti commerciali in modo che tutti siano colpevoli ma nessuno lo sembri. L’azienda inglese è filiale della Raytheon, uno dei maggiori produttori di armi degli Usa. La firma è dell’Ad di Rwm, l’ingegner Sgarzi; l’uomo della Raytheon è Ashby, responsabile commerciale. L’azienda anglo-americana paga su Deutsche Bank e la fabbrica sarda fornisce le armi in 57 mesi, entro giugno 2017. Si può supporre che la triangolazione sia valida per i contratti successivi: Rheinmetall l’8 maggio a Berlino ha annunciato nei prossimi anni una salda partnership con Raytheon. Beretta, Osservatorio permanente sulle armi leggere Brescia, calcola che la fabbrica di armi ha una produzione massima di € 50 milioni l’anno, per cui ogni nuovo ordine si protrae per piú anni. Nel 2016-17ci sono state commesse all’Arabia per oltre € 460 milioni: 9 anni per evaderli tutti. Le bombe sono Mk 83: € 59,9 milioni sono per bombe con esplosivo, € 2,5 milioni per bombe inerti. Invio delle prime 3.950 entro 24 mesi dall’inizio del contratto. Raytheon UK ha tra i suoi dispositivi brevettati il Pavway IV Tactical Penetrator, necessario a rendere le bombe precise. Una bomba con Pavway IV nel maggio 2015 è stata ritrovata nello Yemen dall’agenzia Onu Unhcr e nell’ottobre 2016 componenti della bomba Mk 84, prodotta dalla Rwm Italia, sono state trovate nel villaggio di Deir al-Hajari nello Yemen nord-occidentale, dove un attacco aveva ucciso una famiglia di 6 persone. La legge tedesca non autorizza l’esportazione di armi per una guerra considerata offensiva: le aziende in affari con l’Arabia devono servirsi di fabbriche all’estero. Cosí Rheinmetall non figura mai nei contratti con i sauditi. L’italiana Rwm da anni riceve autorizzazioni dall’Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento, al ministero degli Esteri. Nell’assemblea degli azionisti Rheinmetall del 2017 a Berlino, il presidente Armin Papperger ha descritto la strategia «di internazionalizzazione»: delocalizzare in paesi dove sono piú semplici le autorizzazioni. Però in Italia la L. 185 del 1990 vieta vendita di armi «in paesi in stato di conflitto armato, i cui governi siano colpevoli di violazione dei diritti umani». A fine agosto 2018, una commissione di esperti dell’Onu ha accertato la violazione dei diritti dell’uomo nel conflitto yemenita. Il presidente di Rheinmetall ha negato ogni responsabilità: «esportiamo verso paesi con governi democratici. Per l’export di materiale bellico dall’Italia le autorizzazioni spettano esclusivamente all’Italia. Se il governo modificherà la prassi delle autorizzazioni, Rheinmetall si adeguerà». Nel 2015 la ministra della Difesa Pinotti, in un’intervista a Repubblica Tv spiegava: «le bombe non sono italiane, sono un contratto di un’azienda americana che utilizza come subcontratto un’azienda tedesca: la Rheinmetall, che ha due fabbriche in Italia». Il sottosegretario agli esteri Di Stefano, insediato a giugno, aggiungeva: «prima dell’ultima riforma il ministero dello Sviluppo approvava la singola vendita. Oggi solo passaggi tecnici. La Rwm può dire che le armi vanno in Germania e non in Arabia. Se le armi sono vendute tra l’Italia e l’Arabia Saudita, è responsabilità italiana». A settembre il ministro della Difesa Trenta ha sollecitato il ministro degli Esteri Moavero sull’export verso l’Arabia, richiedendo controlli. La Farnesina, che ha sempre sostenuto un rispetto formale della L. 185 nel caso Rwm, ha avviato ispezioni, ma per ora non divieti. Il 28 novembre il presidente della commissione Esteri del Senato Petrocelli: «se tutti i governi precedenti non hanno fermato l’esportazione significa che la legge deve essere riformata». Per il momento l’export italiano non si ferma, anzi il 9 novembre, lo Sportello unico per le attività produttive del Comune di Iglesias ha approvato l’ampliamento a due nuovi reparti del sito, che passerà da 5.000 a 15.000 bombe l’anno. È invece bloccata in istruttoria presso la Regione Sardegna la costruzione di un nuovo campo per i test. Rheinmetall, nonostante lo stop tedesco, non intende bloccare vendite ai sauditi. Né la Merkel pare preoccupata, forse perché Rheinmetall lo scorso anno ha dato a Spd e Cdu € 125.000. Intanto nello Yemen la tregua del 19 novembre vacilla e il presidente filo-saudita Hadi non cede all’Onu il porto di Hodeidah, scalo essenziale per gli aiuti umanitari, ora nuovo terreno di scontri.

E poi ci si sorprende delle ondate migratorie!

CB

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