Nea Polis

CONSIDERAZIONI SUL PRESENTE

Le questioni vengono da lontano: dal ventennio berlusconiano e anche da prima. Renzi non inventa nulla, porta alle estreme conseguenze quanto avviato o latente in precedenza. E lo fa forte di un consenso piú millantato che reale, ma a cui tutti sembrano credere. È vero che qualche dubbio affio-ra e appanna gli entusiasmi iniziali, ma per lo piú da parte di qualche imprenditore o Camera di commercio, soggetti in grado di valutare, sia pur da angolature orientate da interessi particolari, quanto sta venendo avanti. A livello di massa mi pare si oscilli tra la fede indiscussa di fan e codaz-zo di osannanti beoti (fin troppi), e la rassegnazione della maggior parte della popolazione, che non vede un’uscita dal tunnel. Si cerca di sopravvivere, arrangiarsi, tirare a campare, tirando nel con-tempo la cinghia: non si risparmia piú solo sugli “sfizi”, sui lavori in casa, su migliorie di poco con-to, nonché su piccole gratificazioni come la serata in pizzeria, al cinema o a teatro. E le ferie? 1 cit-tadino su 4 in città: dato di Firenze, città non tra le piú povere d’Italia. Si risparmia sul cibo. E sulle medicine: il che potrebbe anche essere positivo, dato il malcostume di abusare di farmaci quando non è necessario, solo che risulta si assumano farmaci scaduti anche quando un medicinale servi-rebbe davvero. Riguardo al cibo, si è passati dagli articoli piú a buon prezzo, a scapito della qualità, alle confezioni scadute: qualcosa si deve pur mangiare.
Nei casi migliori la “gente” deve fare bene i conti per arrivare a fine mese, versando il mutuo o l’affitto, sfamare sé ed eventualmente la famiglia, pagare gli studi ai figli, etc. Con l’aggravante del recente annuncio del taglio alle detrazioni di circa 20 miliardi, il che significa che interessi sui muti, spese dentistiche e sanitarie, etc., non saranno piú dedotte come ora e, dunque, la tassazione aumen-terà nella stessa misura.
Renzi, si dice, è affetto da “annuncite”: annuncia un provvedimento, e tanto basti. Sulla scuola ha annunciato, mettendo da parte la ministra, che avrebbe abolito le supplenze, assumendo un numero consistente di precari, e sistemato l’edilizia scolastica. Ma mancano i soldi. E i 20 miliardi di cui sopra non basteranno. Ma rispetto a questi è sicuro che all’annuncio seguiranno i fatti, tempestiva-mente. Il tutto in assenza di qualsiasi opposizione incisiva.
Non si può dar torto a Brunetta, rara avis in tal caso, che, contestando le misure renziane, rileva come un paio di anni fa, quando c’erano molti disoccupati in meno e parecchi punti di Pil in piú, lo spread era molto piú alto, mentre oggi, che siamo messi peggio, non supera i 150 punti; e conclude-va dicendo che, evidentemente, lo spread è un imbroglio. Per non parlare del lavoro, degli stipendi del Pubblico Impiego, che resteranno bloccati, e di quanto si va profilando riguardo al Jobs act e in generale alle assunzioni e condizioni di lavoro.
A Renzi interessa solo ingraziarsi la sponda transatlantica, consolidando gli agganci amerikani, banche comprese, a cominciare dalla Jp Morgan, la seconda banca d’affari al mondo, che, di recen-te, gli ha impartito le proprie istruzioni: e Renzi pare orientato a rispettarle puntualmente. Come tie-ne in gran conto l’opinione di Blair, suo mentore nonché consulente di Jp Morgan, banca che vanta un ruolo non secondario nel disastro del Monte dei Paschi (e qualche pendenza con i tribunali ita-liani). Come ha provveduto a far pervenire il suo nulla osta sulla scalata di Etihad ad Alitalia, in cui Jp Morgan figura come advisor.
Penso – mi soffermo su qualche recente episodio – che per valutare la politica di Renzi si debba guardare oltre i confini italiani. Non mi pare un fortuita, né dovuta solo alla sua sfrenata ambizione, la sua tendenza accentratrice. Si dice che Renzi tenda a mettere da parte chi gli fa ombra. Pare gli importi avere tutto sotto controllo; perciò non ha voluto Letta o la Bonino fra i piedi; perciò pare non corra piú tanto buon sangue con l’amico sottosegretario alla presidenza del Consiglio, né con la ministra della Pubblica Istruzione – non abbastanza affidabili per motivi diversi, dunque contropro-ducenti o superflui. Sarà utile, osservare il ruolo che Renzi vorrà giocare in Europa, anche in consi-derazione della sua determinazione di accreditarsi quale amico degli Stati Uniti: Frau Merkel gli fa ombra, ma dovrà farsene una ragione, accontentandosi tutt’al piú di un gioco di fioretto con la can-celliera. Ma la Francia non è nella stessa posizione: che voglia conquistarsi una poltrona in prima fila nella platea europea? Magari come fedelissimo degli Usa, in competizione con Angela Merkel?

 

CB

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