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ELEZIONI NEI PAESI DELL’UE E CONCLUSIONI DA TRARRE.

Le elezioni sono manipolate e mistificate da politici e media, vedono le tendenze “vischiose” di componenti dell’elettorato, segnano il consenso alla delega formale dei tantissimi ai pochissimi (principio oligarchico, che nessuno pare cogliere come tale, assumendo invece il sistema «elettivo-rappresentativo» liberale come “democrazia”; dal principio oligarchico vanno esclusi solo i referendum, in cui si chiede a tutti di pronunciarsi in un’alternativa secca, «sí» o «no»  su una questione). Tuttavia, elezioni ed esiti seguenti restano un “barometro” di processi e tendenze. Vediamolo: I) in Francia ha vinto Micron (denominazione esatta per questo pupazzo dell’oligarchia interna ed esterna al paese: dirlo Macron è velleitario) con una nuova formazione (rapidamente costruita in quanto ben supportata dall’oligarchia stessa), nel declino dei partiti destro-sinistri di governo, in primo luogo nello sfascio del Partito socialista: elezioni e vittoria di minoranza, centrata sul bloccare la destra della Le Pen (tacciata dal tam tam mediatico di destra xenofoba, razzista, para-fascista o pétainista … È arduo sostenere che quasi 11 milioni di francesi, per lo piú delle classi subalterne, siano tali, ma ci pensano i liberali «progressisti» e “rivoluzionari” a tacciarli di boeuf, montoni, fautori della reazionaria «bestia immonda», e cosí via) e la sinistra di Mélenchon (che non può essere detta di boeuf etc., ma il tam tam mediatico li segna come «estremisti», dannosi e pericolosi). E Micron ha vinto su una politica già del mezzo-e-mezzo: «sí» a «globalizzazione»-Ue/euro (e Nato sottesa), insieme al «no» a svendita degli «interessi nazionali» e ripresa della loro difesa (dallo stop all’immigrazione ai cantieri navali, etc.). Notare: alla caduta del Partito socialista segue ls maggioranza parlamentare (per quanto conta nel sistema «elettivo-rappresentativo» francese, che, in sostanza, è una monarchia elettiva mascherata) destro-micronista e il governo conseguente. II) Già in Olanda aveva vinto le elezioni il partito di centrodestra, ma assumendo posizioni del partito di destra, che peraltro è diventato il secondo partito in parlamento (il sistema «elettivo-rappresentativo» olandese è del tutto proporzionale). III) In Germania, la Merkel con il centrodestra ha vinto perdendo (molti punti in percentuale di voti), ma para-prendendo alcune posizioni assunte dalla destra (sull’Ue, sull’immigrazione), e ancor piú ha perso il Partito socialdemocratico, mentre la destra (Afd) ha espanso i suoi consensi. Da notare: non sarà possibile ricostituire il governo di Große Koalition (centrodestra-socialdemocratici, nonostante il seguente relativo successo di questi ultimi in Bassa Sassonia), e si dovrà comporre un governo piú comunque destrorso, ribadendo la politica del mezzo-e-mezzo. IV) In Austria, vittoria del centrodestra, rapidamente riciclato come destra piú esplicita (su Ue e immigrazione), sconfitta del Partito socialdemocratico e ascesa della destra (al livello dei socialdemocratici, al sopra solo per uno 0,9 in percentuale). Anche qui nessuna Große Koalition, governo centrodestra-destra e politica successiva di mezzo-e-mezzo, ancor piú (che in Germania) spostata a destra.

Le conclusioni sono chiare per chi voglia guardare in faccia “le cose”: 1. la politica del mezzo-e-mezzo intende mantenere lo status quo(ripetiamo: sí a «globalizzazione»-Ue/euro-Nato sottesa), ma, per farlo, deve assumere posizioni che derivano dalla reattività crescente a livello popolare, assunta (e strumentalizzata) dalla destra, il che la pone in posizione “traballante” e a ogni modo di transizione. 2. La sinistra, che si è schiacciata sulla conduzione della «globalizzazione»-Ue/euro (con Nato sottesa), al piú criticata su alcuni versanti, ma assunta nel suo complesso e comunque su “questioni” decisive (come l’esistenza dell’Ue stessa e quindi del suo euro, l’immigrazione, etc.), è colpita dalla reattività popolare, si trova nel discredito e declino, né si riprenderà lanciando l’allarme “l’Europa va a destra”, mentre, laddove resta, o pur potrà restare, in coalizioni di governo non potrà far altro che assumere a sua volta una qualche politica da mezzo-e-mezzo. 3. La linea dei governi di Große Koalition (attuati in Germania, e cosí in Austria, e anche altrove, nonché in Italia, con i governi Monti, Letta, Renzi in prima fase) in tale contesto risulta fallimentare per le sue componenti, in primis per le forze di sinistra, perciò è molto difficile che possa essere riproposta (mettendo cosí in crisi i sottesi piani di Renzi-Pd e Berlusconi-FI). 4. Lo sgretolamento dell’Unione anti-europea (con quanto vi è connesso) procede con la caduta delle Große Koalition, il declino della sinistra, le spinte indipendentiste e autonomiste, la stessa fase della politica del mezzo-e-mezzo. Questo è il “quadro” in cui operare, in primo luogo sul piano di capire e far capire.

MM

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