Nea Polis

IL GRANDE RESET

Premessa necessaria: nessuno possiede la Verità, che è semplicemente un processo in cammino. Ogni qualvolta si pensi di possederla, non facciamo altro che introdurre un nuovo dogma. Lo sviluppo essenziale è quello di proseguire nel cammino, cercando di non condensarsi in schemi rigidi e di mantenere – sempre – la mente aperta. 

E dunque, dopo mesi trascorsi a gingillarsi con i ditini sul vetrino (social), tappa comunque necessaria, si prova a riesumare un mezzo, la posta, che permette di articolare idee e concetti sviluppati dal nostro pensiero, che è analogico e non digitale.

Tenterò di cominciare ad individuare quello che è il punto della situazione, introducendo  qualche elemento di riflessione.

Spazzati via i tentativi di comprensione di mesi fa: “Lo fanno per mettere il 5g; lo fanno per vaccinarci; per togliere il contante; per ridurre la popolazione ecc...”, oggi appare chiaro che tutti questi fenomeni erano e sono conseguenze, opportunità, inserimenti. Che possono far parte del progetto, ma non ne sono la causa scatenante. Mi pare di poter affermare che il progetto, nella sostanza, si possa condensare in uno slogan: il grande reset.

Non è l’unica espressione, apparentemente nuova, con la quale dovremo cominciare a confrontarci. Ve ne sono altre, perlomeno desuete per le nostre chiacchierate e contributi scritti: deep state, élites (in un’accezione un po’ esoterica, non semplicemente riferita a personaggi e istituzioni note), nuovo ordine mondiale, grande opera e, perfino, gli Illuminati

Tralasciando il nuovo ordine mondiale, poichè non è chiaro se si tratti dell’obiettivo finale o di un fenomeno che percorre gli ultimi secoli e persiste nel proprio scopo, in breve sintesi dirò che le ultime due hanno radici profonde e lontane: la prima – magnum opus, in latino, la locuzione originale – si usava in alchimia, riferita alla realizzazione della pietra filosofale con la quale si sarebbero mutati i metalli vivi in oro; nel contempo l’alchimista avrebbe mutato la sua natura animale in quella divina. La seconda è una definizione che – a prescindere dagli Illuminati di Baviera, ordine fondato da Adam Weishaupt (pseudonimo Spartacus) nel 1776, il cui simbolo era la nottola di Minerva -, in alcune teorie del complotto, associata ad altri termini quali i Superiori sconosciuti o gli Invisibili, si riferisce genericamente a tutte le società  iniziatiche, segrete o meno (vedere il club Bilderberg, la fondazione Rockfeller, Trilateral, club di Roma e qualche altra decina di sigle), il cui scopo sarebbe il controllo totale del mondo attraverso un nuovo ordine mondiale.

Qui non si tratta di credere o meno all’esistenza di un piano occulto per il dominio del mondo, le credenze non ci interessano; ci interessano, però, i fatti, e questi convergono indubbiamente verso una radicale trasformazione economica, politica, sociale e culturale del mondo. Una trasformazione, quindi, perfino antropologica.

Passo ad osservare le prime due espressioni:

DEEP STATE

Si intende, con questa formula, quella rete di individui, istituzioni, apparati, organizzazioni (legali o meno, nazionali o transnazionali, segrete o ufficiali) che, in forza del potere finanziario, militare, di intelligence e propaganda, condizionano governi e pubbliche amministrazioni e impongono la propria agenda. L’idea che al governo, o ai governi, di certo in Europa, e un po’ ovunque nel mondo, non vi siano che burattini, manovrati da altrove, rende sufficientemente l’idea; si tenga presente che i ministri passano, i sottosegretari restano, per dirne una. Tale organismo, grazie proprio all’immenso potere e alla forza che lo contraddistinguono, può agire, nel caso, anche contro i governi ufficialmente eletti; se invece riesce ad inserirvi direttamente propri rappresentanti, tanto meglio (operazione Draghi, per esempio, di dimensioni ben superiori alla marionetta Conte).

La massima espressione visibile, ufficiale e documentata di questo organismo mi pare possa essere individuabile nel forum di Davos e nella sua agenda. Chi si prenda la briga di dare un’occhiata al sito ufficiale del World Economic Forum di Davos (weforum.org) non mancherà di rabbrividire nel constatare la mostruosa organizzazione globale di questo ente, non solo in termini di partecipazioni di capi di stato, dirigenti di ONG, industriali, banchieri, analisti e via dicendo, ma anche nella sua struttura capillare che si diffonde nel pianeta, procedendo addirittura ad arruolamenti – si badi bene, paga chi si arruola! – in scuole quadri su temi e argomenti variegati individuati in numero di 270 (!).

Si potrebbe quasi affermare che l’idea nebulosa della cospirazione degli Illuminati trovi qui un più preciso e moderno referente. Ma su questo aspetto tornerò in seguito.

GRANDE RESET

Azzeramento, annullamento, ritorno allo stato iniziale.

Questa locuzione è approdata e straripata nella rete forse principalmente a causa della lettera di monsignor Viganò, arcivescovo titolare di Ulpiana, già nunzio apostolico USA, sebbene vi fosse comparsa già prima. Monsignor Viganò, che all’interno del Vaticano pose l’accento sulla pedofilia fin dai tempi di Ratzinger, e per questo fu promosso nunzio apostolico negli Stati Uniti, vale a dire allontanato (promoveatur ut amoveatur), in netta contrapposizione con Papa Bergoglio scrive che “… le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale (…) ai cittadini sono negati i diritti fondamentali in nome di una emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale alla instaurazione di una disumana tirannide senza volto. Un piano globale denominato great reset è in via di realizzazione, ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera…”

E dunque, questa definizione è invenzione di Viganò o di alcune teorie cospirazionistiche? Ma neanche per sogno! Se ne parla anche, e da qualche anno, nel FMI (Fondo monetario internazionale) e  si trova già in un documento pubblicato dall’ONU nel 2015 in cui si analizza la situazione della popolazione mondiale e si avanza una serie di proposte: quel documento è noto come Agenda 20 30 (proprio così: Agenda Venti Trenta!). Inoltre, era il tema dell’ultimo incontro del forum di Davos (Radio Davos: Day 5. The great reset). Ora, se si prende in considerazione un’altro brano scritto da Viganò: “…scopo del great reset è l’imposizione di una dittatura sanitaria finalizzata all’imposizione di misure liberticide nascoste dietro ad allettanti promesse di assicurare un reddito universale…”, torna subito in mente uno dei cavalli di battaglia del M5S, il reddito di cittadinanza (del quale usufruisco, e al quale rinuncerei volentieri se solo mi si permettesse il ritorno al lavoro in condizioni normali). E dunque i 5S o, per meglio dire, la loro classe dirigente – e certo non solo per questo -, se il piano esiste, ne erano fin dall’inizio parte integrante.

In cosa consiste questo azzeramento? Ilaria Bifarini (Bocconiana redenta, come ama definirsi) ha studiato a fondo i documenti ufficiali espressi dal World Economic Forum di Davos; secondo lei è l’inizio di una nuova era, e il grande reset è bellamente proposto come l’alba di un mondo migliore: “Un piano preciso, ufficiale e ben documentato…“, sostiene, sul quale i grandi della terra collaborano apertamente da tempo, e prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico. Mentre le rivoluzioni industriali del passato, benché anch’esse per certi versi devastanti, creavano comunque nuove attività e si sviluppavano lentamente, oggi, dalla teoria dei virus, con accompagnamento di contagi e pandemie, l’interazione fra tecnologie informatiche e biologiche, e la dittatura sanitaria “…lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa, destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del grande reset.”.

Si tratta della Quarta rivoluzione industriale, da tempo perseguita e ufficialmente auspicata anche da Klaus Schwab, fondatore del forum di Davos. Sarà un cambiamento epocale, secondo Schwab, della storia dell’umanità; avrà effetti talmente dirompenti che coinvolgerà non solo quello che facciamo, ma anche quello che siamo. “Quindi, il cambiamento dell’uomo addirittura dal punto di vista antropologico.”, specifica la Bifarini, che preferisce definirla Rivoluzione Postindustriale. E prosegue sulla questione specificando che questo periodo è servito da propulsore verso il  cambiamento; anche qualora terminasse l’emergenza, sarebbero in molti a mantenere le nuove consuetudini. Tanti consumatori, ad esempio, hanno mutato completamente abitudini rivolgendo le proprie esclusive attenzioni alla rete per fare i propri acquisti, e lo stimolo necessario è spesso emotivo (secondo gli studi di settore i cambiamenti delle abitudini umane si svolgono mediamente nell’arco di 60-66 giorni e sono molto spesso determinati dalle emozioni): la paura è una forte emozione. La distruzione del tessuto socioeconomico comprenderà anche categorie che si pensano al riparo; i salti rapidissimi dell’Intelligenza artificiale non vengono compresi appieno: lo smart working, da molti apprezzato per la comodità, l’evitabilità dei tragitti, a volte lunghi, proporrà in futuro, per fare un esempio, la concorrenza con lavoratori dello stesso tipo, indiani o cinesi, a costi enormemente più bassi. Perfino i medici di base sono a rischio, soprattutto grazie alla loro accondiscendenza nel trasformarsi in burocrati, scribacchini di richieste di analisi e ricette, visto che già è comparsa la telemedicina. (Chi intenda approfondire: Ilaria Bifarini, Il grande reset. Dalla pandemia alla nuova normalità).

Quindi, un azzeramento totale, che includerà anche ogni aspetto storico e culturale, procedendo anche alla cancellazione del passato.

Scriveva Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato.”. Infatti, sul passato ha imperato e impera la menzogna, tutto quel che ci è stato insegnato è deliberatamente falso. Quanto ho appena espresso non è un concetto nuovo: fu sostenuto già 3.200 anni fa dal sacerdote e storico fenicio Sanchuniaton, che ebbe modo di esaminare i documenti, custoditi nel sancta sanctorum, redatti da tale Ierocembalo, sacerdote di… Yahwè, il cosiddetto dio biblico.

Tutto ciò nell’agenda di Davos. E dunque, essendo Putin uno dei partecipanti al forum, cosa ha realmente espresso nel suo intervento? Ho letto commenti entusiastici e perfino dichiarazioni attinenti ad una sua affermazione categorica in merito alla sconfitta del Nuovo ordine mondiale e ai suoi piani di controllo globale. Molti, adesso, inneggiano a Putin come inneggiavano a Trump e alla sua prossima, straripante vittoria, con la fine del deep state e dei troiai connessi. Comprendo la straordinaria necessità umana di aggrapparsi ad un alleato potente, capace idealmente di contrapporsi alla dittatura globale, ma espressa in certi termini somiglia troppo alla metafora del gregge in cerca di un pastore e non la condivido; oltretutto è un altro modo di spengere il senso critico. In ogni caso, ho avuto cuore e pazienza di sorbirmi l’intero intervento di Putin, malamente e sgrammaticamente tradotto con voce sgradevole (Morris San; che comunque va ringraziato per lo sforzo profuso), e aggiungo che per comprenderlo appieno avrei avuto la necessità di riascoltarlo, ma non ce l’ho fatta e mi sono arreso; non mi pare di potermi unire entusiasticamente a questo tipo di coro: sebbene vi siano affermazioni nettamente contrarie ad una guida unica del mondo, mettendo in luce le grandi contraddizioni che persistono e che rischiano, se non risolte, di sfociare in uno scontro catastrofico – e paragona questa fase a quella che ha preceduto la seconda guerra mondiale -, e altre che attaccano il potere tecnologico e finanziario, talmente sviluppato da contendere con gli stati, Putin sostiene, ad un certo punto, che l’uomo non deve essere il mezzo, ma l’obiettivo, e sebbene potesse intendere che l’uomo dovrebbe trovarsi al centro del progetto, quest’affermazione non mi lascia per niente tranquillo. Il seguito dell’intervento punta sulla necessità di implementare le misure antivirus, collaborando fra stati, affinché si moltiplichino i tamponi e si proceda ad una concreta vaccinazione di massa. Ora, se si considera che la Russia possiede il proprio  vaccino di stato (la Cina pure), mentre in occidente è fornito da varie aziende private, mi pare vi si legga la possibilità di usarlo in senso geopolitico, puntando ad aumentare la propria sfera di influenza nei continenti, ad esempio in Africa. E vale forse la pena sottolineare che in Russia si terranno le elezioni in settembre.

Fornisco il link a chiunque intendesse ascoltarlo: 

Questo è quanto mi pare possa offrire la lettura dello stato di cose presente, a grandi linee. Aggiungo che la direzione verso cui si andava era comunque questa, ma procedeva evidentemente troppo a rilento; la soluzione per accelerare era apparecchiata da tempo.

Queste constatazioni producono, evidentemente, una gigantesca mole di domande. Una di queste, assai problematica, riguarda la possibilità che tali scelte e direzioni, tale agenda, insomma, che certo deve essere collegata al modo di produzione vigente, ne rappresenti una deriva o ne sia un inevitabile approdo. Un’altra, quanto, come e da quando, si eserciti il reale potere al di fuori delle istituzioni ufficiali, siano esse monarchie, dittature o repubbliche. Pare ben chiaro, oggi, che tre formidabili poteri facciano rabbrividire quelli espressi da Montesquieu: il potere finanziario, il potere tecnoscientifico, il potere massmediatico. Ma il potere finanziario vale per tutte le stagioni, ed è ben espresso anche nei primi 5 libri del vecchio testamento (Pentateuco, in ebraico Torah; scriveva un rabbino che l’uomo che voglia diventar saggio deve studiare la materia monetaria, che è condensata nella Torah). Vi è scritto, fra l’altro (recito a memoria): “Tu non prenderai denaro dalle nazioni, lo presterai alle nazioni; perché chi presta denaro è padrone, chi lo riceve è servo.”. Si tratta del sistema debito-credito, è il sistema finanziario che ci governa.

Dunque, torno ad una questione lasciata in sospeso: l’idea nebulosa di una – o più – élite che sia impegnata da lungo tempo allo scopo di controllare il mondo, ha qualche fondamento? Oppure, ogni importante trasformazione è stata semplicemente frutto delle situazioni esistenti? Introdurrò un nuovo elemento di riflessione, senza esprimermi su questo, ma prendendolo sul serio, con grande rispetto.

Ricordiamo tutti la figura del notabile democristiano Mariano Rumor. La famiglia Rumor pare essere stata una famiglia assai importante, nel ventesimo secolo, e non solo in Italia; un cugino, Giacomo, che partecipò attivamente alla Resistenza e ne fu un autorevole dirigente nelle fila del Partito popolare, avrebbe anch’egli potuto avere un futuro radioso in politica, ma per qualche motivo non scelse quella strada; fu invece designato a partecipare ad incontri internazionali inerenti il progetto nascente dell’Unione europea, che si svolsero per lunghi anni ed ebbero carattere di clandestinità (durante la seconda guerra mondiale) e spesso, in seguito, di segretezza. Questa vicenda viene descritta dal figlio, avvocato Paolo Rumor, che ebbe modo di discutere approfonditamente col padre ed esaminò una gran quantità di documenti dai quali trasse appunti e copiò disegni. Il memoriale di Giacomo Rumor non è attualmente in suo possesso ed è oggetto di causa legale.

Giacomo fu designato a questi incontri dall’allora dirigente dei servizi segreti del Vaticano, il cardinale Montini, futuro Papa Paolo VI. Molto sinteticamente, le due principali correnti sul futuro dell’Europa si distinguevano, l’una nel voler costituire una federazione di stati sovrani, l’altra nel promuovere una Europa basata sulla finanza, l’Europa delle banche (oggi sappiamo chi ha vinto). Fra i personaggi più attivi vi era Maurice Schumann, futuro statista francese, che entrò in grande confidenza con Giacomo; era sostenitore di una forma federativa di Unione e si poneva, oltre che come rappresentante del popolo francese, come esponente di “un movimento europeista di estrazione francese, inglese e scozzese, che dichiarava di far risalire la propria strategia a un passato straordinariamente lontano, sfrangiato in denominazioni e unità diverse e apparentemente poliedriche, tuttavia perseguenti il medesimo obiettivo, il quale era l’unione dei popoli che gravitano nell’area mediterranea.”.

Spiegò a Giacomo Rumor la natura di questa organizzazione e gli consegnò documenti e alcune cartelle, contenenti gli elenchi dei suoi membri nel corso del tempo. Vi si sosteneva che, con nomi diversi, e scorrendo indietro nel tempo, questa organizzazione, presente in varie nazioni europee, si dipanava anche nelle aree meridionali del Mediterraneo, Egitto, Palestina, Asia Minore, Persia; che risaliva a 12.000 anni fa e aveva avuto la sua origine dove oggi sono collocate le piramidi di Giza e la sfinge (nota bene: l’attribuzione a Cheope e la datazione ufficiale oggi possono essere tranquillamente derise perché ampiamente smentite; sono molto più antiche). Fatto straordinario, fra le cartine (copiate da Paolo Rumor decenni fa) vi sono raffigurati i passaggi sotterranei che collegano le piramidi alla sfinge, solo oggi riconosciuti come esistenti ma non ancora esplorati.

La descrizione di questo organismo dimostrerebbe una “tripartizione”: consultiva, decisionale, attuativa; e una perfetta compartimentazione, con ogni settore diviso in gruppetti con un unico referente che riceve ordini e i membri soltanto lui conoscono. E sono distribuiti nel tessuto sociale, dove possano incidere per indirizzare scelte. Nel caso della reale loro esistenza li troveremmo negli uffici, ministeri, partiti, mezzi di informazione, ovunque, insomma, si possa creare un flusso di opinione, e perseguire quella che, in gergo, viene definita Grande opera. Nei tempi recenti, diciamo gli ultimi 15 anni, nel bel mezzo della crisi economica e tutti i problemi che ne conseguono, diventa impellente una legge sull’omofobia, sulla fecondazione assistita, sui transgender. Come ne è nata l’impellenza? E la necessità, ipocritamente detta umanitaria, di accettare e promuovere, ad ogni costo, le migrazioni dall’Africa (e qui esprimo la mia convinzione che i flussi migratori siano sempre stati cinicamente pianificati), nonostante la ferma opposizione, per esempio, del leader panafricanista Mohamed Konarè?

Insomma, se la lista Schumann corrisponde a realtà, potrebbe essere vera l’esistenza di una rete occulta di operatori nei gangli delle istituzioni.

Una delle denominazioni di questa entità, va da sé, è: gli Illuminati.

La domanda che sorge se la pone lo stesso Paolo Rumor: “Grandioso allestimento segreto o grandiosa bolla di sapone, magari costruita da burloni che si divertono a creare rompicapo storici?“. O pochi oligarchi, possessori delle fonti di ricchezza e potere, che si divertono ad ammantarsi di una veste leggendaria? 

Paolo Rumor rammenta quanto sosteneva suo padre, cioè che la discussione in merito alla questione dell’Unione europea, a tratti, non sembrava provenire dai governi, vi si infiltravano concetti “scontati”, preconfezionati, che venivano, per così dire, calati e assunti. Nel 1957, se non ricordo male, Giacomo Rumor rinunciò all’incarico.

Non somiglia terribilmente a ciò che viene denominato deep state?

Questo è quanto volevo introdurre. Per chi intenda approfondire: Paolo Rumor, L’altra Europa: Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea, pandaedizioni.

SP

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