Nea Polis

Indietro non si torna … purtroppo

Alfonso Geraci e Marco Palazzotto, Indietro non si torna … purtroppo (testo integrale: https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/13642-alfonso-geraci-e-marco-palazzotto-indietro-non-si-torna-purtroppo.html?utm_source=newsletter_736&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-sinistrainrete). In sintesi estrema.

Nuovo Pci, Sinistra anticap.a e Prc via da PaP. Anche noi, condiviso per un anno il cammino: si è al capolinea. PaP ha “blindato” un funzionamento che rende impossibile al militante partecipare con coscienza ed efficacia all’organizzazione. Potere al Popolo prevede il potere al popolo?  9 ottobre, concluse le consultazioni sulla Piattaforma informatica di PaP: vince lo statuto 1 (“Je so’ pazzo”-Eurostop) sul 2 (Prc). Pro statuto 1 ca. 3.300 persone su piú di 9.000 iscritti, 37% ca. degli aventi diritto, 55% degli utenti attivi. Meno di metà degli iscritti ha scelto lo statuto 1 in un momento che dovrebbe coinvolgere la maggioranza qualificata. Lo statuto è importante: se non permette la rappresentanza politica dei territori, non ha senso “potere al popolo”. Rispetto ad assemblearismo, politica non verticistica, sbilanciata sulle assemblee territoriali, c’è stato l’opposto, il verticismo è padrone e l’assemblea nazionale (a partecipazione volontaria) è stata propagandistica: coordinamento nominato nelle assemblee nazionali a cui partecipava solo chi poteva e voleva (e gli attivisti di Sud e isole?), né le assemblee territoriali hanno potuto votare delegati o rappresentanti. Ora: l’art. 1 statuto recita: «le Assemblee territoriali sono il cuore e la struttura di base di Potere al Popolo!». Ma l’Assemblea territoriale, deputata a «promuovere il conflitto sociale, il mutualismo, il radicamento dell’associazione sul territorio», non decide, non vota, né in via diretta, né per delega. Art. 2.1: «la partecipazione all’Assemblea Nazionale è quella plenaria degli aderenti, con trasmissione in streaming e supporto della piattaforma informatica». Molteplici scenari, anche paradossali, come se all’Assemblea nazionale non partecipi fisicamente e/o con il voto informatico nessuno che svolga attività nei territori, o che in maggioranza i votanti non abbiano partecipato a nessuna Assemblea o svolto attività politica. Ci potremmo trovare nella “democrazia di rete” del M5S … E chi gestisce la piattaforma? La base non la può gestire direttamente. Art. 2: «sono competenze e obblighi del Coordinamento Nazionale: gestire il sito internet e la piattaforma informatica».

Costituito PaP e presenza elez. 4 marzo, le caratteristiche erano: forma democratica; coinvolgimento degli attivisti territoriali nelle decisioni; allargare il progetto a piú soggetti della sinistra radicale. Dopo, percorso contrario, con i tanti fuoriusciti e, rispetto al mondo sindacale, unico interlocutore l’Usb; di Cobas, Cgil e altre realtà non si fa menzione. Infine, la Piattaforma come strumento di democrazia “diretta”, superante il concetto di delega: che differenza c’è tra a) partecipare fisicamente a un’assemblea e b) connettersi a Internet? Essere presenti a una discussione comporta: 1) dover ascoltare chi non la pensa come noi; 2) poter eventualmente ascoltare una terza, o quarta posizione. Nel caso 1) ciò serve ad affinare la nostra tesi; nel caso 2) si può cambiare idea, o modificarla. Le assemblee servono a questo: di meglio non si è trovato. Il paragone con una diretta streaming (base del clickbait e interazioni sui social), passivizzante, è improponibile. E il voto sulla Piattaforma come regola è solo adatto a circostanze particolari. La centralità della Piattaforma svuota di significato e “materialmente” le assemblee. Infine, se dall’assemblea nasce la delega, già affidando al tale un documento o delle telefonate, base del ceto politico autonomizzato dalla base, la delega permanente si combatte con partecipazione di tutti, rotazione delle cariche, meccanismi garantiti, accessibili ed efficaci di verifica e revoca del mandato, non con la Piattaforma. Né i sostenitori della “democrazia diretta” in PaP hanno rifiutato le cariche di coordinatore, delegato (ehm …) e quant’altro.

Il Prc, l’Europa e gli idoli della Piattaforma.  I discorsi identitari di «Rifondazione non si scioglierà mai» non servono: ci vorrebbe un Prc che si superi, passando inevitabilmente attraverso una discussione sui nodi teorici, analitici e strategici per una sinistra da reinventare, non da “riproporre” su nostalgie e teorie del “tradimento”. Lo speravamo con PaP, non è stato possibile. Né siamo per il Quarto Polo elettoralistico. Ancora meno credibile chi ancora spera di trovare un PaP “eurofobo” ed “exitisto”. La questione dell’Ue è un esempio di ciò che non ha funzionato in PaP. Il dilemma tra 1) l’Ue terreno dello scontro di classe, 2) “smontaggio” dell’Ue (e/o dell’euro) unica via, è stato esorcizzato dai dirigenti di PaP (formula tipica di Prc: «disobbedienza ai trattati»). Poi … PaP doveva  essere per lo “smontaggio”, «il movimento ha scelto Mélenchon» (quando? dove? come?), «rotto con Varoufakis». Senza discussione politica in merito. Ma la Piattaforma dirimerà la questione …

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