Nea Polis

ISTRUZIONE: PARLA CORNELIUS CASTORIADIS

Direi che, innanzitutto, non possiamo separare l’istruzione dalla complessiva situazione sociale. Il povero defunto Platone già diceva che anche le mura delle città istruiscono gli esseri umani. Penso che questa sia un’impressionante, importante e grande verità.

L’istruzione di un essere umano, l’educazione di un essere umano, che inizia dai primi giorni e arriva agli ultimi, cioè al momento della morte, continuamente si forma questo essere umano.

Si forma da che cosa? Si forma da tutto quello che assume, da tutto quello che sta intorno a lui. Allora, da quale formazione era plasmato un antico ateniese, camminando, guardando l’Acropoli, l’Agorá, la Stoá, etc.? E da quale formazione viene plasmato un ateniese contemporaneo, vivendo dentro questa raccapricciante mostruosità, che oggi si chiama Atene, e che è diventata una mostruosità negli ultimi quarant’anni, a forza di tutti i nostri “geniali” politici? Non è cosí?

O da quale formazione era plasmato un antico ateniese, guardando tragedie al teatro di Dioniso, e da quale formazione è plasmato un essere umano, guardando alla televisione la pubblicità e non so cos’altro?

Perché vi sia un’istruzione, nel senso rigoroso del termine, occorre un presupposto sostanziale: che questo processo educativo diventi oggetto di investimento e di passione, sia per gli insegnanti che per i discenti. E, per dire le cose chiaramente: se non c’è éros dentro l’istruzione non c’è istruzione!

Se qualcuno impara qualcosa a scuola è perché, almeno un insegnante in qualche classe, o anche all’università, lo fa “innamorare”, e si “innamora di lui”, perché lo stesso insegnante è innamorato di ciò che insegna.

Allora, per poter dire le cose in maniera ancora piú chiara, e per poter diventare del tutto spiacevole a quelli che mi ascoltano: oggi gli insegnanti si occupano delle loro rivendicazioni sindacali, le famiglie si occupano di far prendere al figlio un “pezzo di carta”, e i ragazzi si occupano di ogni altra cosa, ma non dell’investirsi nelle cose che imparano. Allora, non è possibile che cosí esista l’istruzione!

In Francia cambiano ogni anno i programmi scolastici e il loro sistema, etc.; ogni Ministro della Pubblica Istruzione cambia – e ogni anno le cose vanno ancora peggio! Perché? Perché non possono cambiare e nemmeno sono capaci di pensare dov’è il vero problema.

Il vero problema è questo éros dei ragazzi per chi insegna loro, e per le cose che insegna, e l’éros dell’insegnante per i ragazzi , e l’éros della famiglia che investe in tutte queste cose.

Allora, affinché vi sia tutto ciò, deve esserci un’altra attitudine per quanto riguarda la vita e la conoscenza, e non semplicemente l’attitudine di andare a scuola per prendere il miglior titolo di studio possibile, che ci permetta poi di ottenere la miglior professione possibile, o di guadagnare quanti piú soldi possibili.

Finché esisterà questa mentalità ci sarà un continuo peggioramento, non solo come in Grecia, ma anche ampiamente come in Francia, che ha strutture tradizionali da dieci secoli, soprattutto sul tema dell’istruzione, dove si vede una continua decadenza dei licei, dei ginnasi, degli insegnanti e delle lezioni che si tengono, nonché dei ragazzi e delle famiglie.

E questa è tutta la corrente storico-sociale in atto.

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