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“TENSIONI” INTERNAZIONALI, IN EUROPA, E L’ITALIA VI È APPIENO COINVOLTA

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Sulla stampa, internazionale e italiana, sono apparsi articoli relativi ai danni che le sanzioni imposte alla Russia dall’Ue, in obbedienza agli Usa, comportano per l’Europa. Perdita di importanti commesse e di posti di lavoro: la “trascurabile” cifra si aggira sui 2 miliardi. «Sacrifici necessari» strombetta «la Repubblica» (19.06.2015). Necessari a chi? E negli ossequienti cori di appoggio alla politica “amerikana” contro le “provocazioni” della Russia, si muove la Nato.

La Nato lancia il Tridente

Tutti i comandi e le basi Usa/Nato sono in piena attività per preparare la «Trident/Juncture 2015» (TJ 2015), «la piú grande esercitazione Nato dalla fine della guerra fredda». Si svolgerà in Italia, Spagna e Portogallo dal 28 settembre al 6 novembre, con unità terrestri, aeree e navali e con forze speciali di 33 paesi (28 Nato piú 5 alleati): oltre 35.000 uomini, 200 aerei, 50 navi da guerra. Vi parteciperanno anche le industrie militari di 15 paesi per valutare di quali altre armi ha bisogno la Nato. Scopo di questa esercitazione «ad alta visibilità e credibilità» è testare la «Forza di risposta» (30.000 effettivi), soprattutto la sua «Forza di punta» ad altissima prontezza operativa (5.000 effettivi). Sul fianco meridionale, partendo soprattutto dall’Italia, la Nato prepara altre guerre in Nordafrica e Medioriente. Lo conferma l’attacco […] in Libia, domenica scorsa, da caccia Usa F-15E che, decollati probabilmente da Aviano, hanno sganciato numerose bombe ufficialmente per uccidere un presunto terrorista. Ad azioni simili si prepara l’Aeronautica italiana, che, per verificare «la capacità dei suoi assetti nell’ambito di una forza a elevata potenza d’impiego», userà nella TJ15 l’aeroporto di Trapani (non quello di Decimomannu dove manca la «serenità» per le proteste contro le servitú militari), «per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte dalla base», ossia il bombardamento della Libia nel 2011.

A Trapani-Birgi opereranno circa 80 aerei e 5.000 militari che (nonostante le rassicurazioni dell’Aeronautica) metteranno a rischio l’agibilità e la sicurezza dei voli civili. Svolgerà un ruolo centrale nell’esercitazione il Jfc Naples, comando Nato (quartier generale a Lago Patria, Napoli) agli ordini dell’ammiraglio Usa, Ferguson, che è anche comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa: alternandosi annualmente con Brunssum (Olanda) il Jfc Naples svolge il ruolo di comando operativo della «Forza di risposta» Nato, il cui comando generale appartiene al Comandante supremo alleato in Europa ( sempre un generale Usa nominato dal Presidente). La proiezione di forze a sud va ben oltre il Nordafrica: lo chiarisce lo stesso comandante supremo, il gen. Breedlove, annunciando che «i membri della Nato svolgeranno un grande ruolo in Nordafrica, Sahel e Africa sub sahariana». Sul fianco orientale, la Nato continua ad accrescere la sua pressione militare sulla Russia. Secondo [… il] «New York Times» (13 giugno) […], il Pentagono intende «preposizionare» armamenti pesanti (carrarmati, cannoni, etc.), sufficienti a 5.000 soldati, in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria. E mentre Washington fa sapere che non esclude di installare in Europa missili nucleari  con base a terra, Kiev annuncia che potrebbero essere installati in Ucraina missili intercettori Usa/Nato, analoghi a quelli in Polonia e Romania, ignorando che Mosca, come ha già avvertito, prenderà contromisure poiché le loro rampe di lancio possono essere usate anche per lanciare missili a testata nucleare.

In tale scenario si inserisce la «Trident Juncture 2015», espressione di una strategia di guerra a tutto campo. Lo conferma la partecipazione del segretario generale della Nato Stoltenberg, la scorsa settimana in Austria, alla riunione segreta del gruppo Bilderberg: quello che  […] Ferdinando Imposimato denuncia come «uno dei responsabili della strategia della tensione».

Dinucci, «il manifesto», 16.06.2015

Chi provoca? Mosca risponde alle manovre della Nato sul Baltico: «40 nuovi missili»

Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha risposto per le rime ai recenti piani di potenza della Nato nei paesi baltici e piú in generale nell’Europa dell’Est. Una provocazione, l’ennesima di Obama nei confronti di Mosca, che non poteva non scatenare la reazione russa […].

Il presidente russo […] ha annunciato il rafforzamento delle capacità militari del proprio arsenale con 40 nuovi missili balistici intercontinentali, dotati di testate nucleari, «in grado di sfuggire anche ai piú sofisticati sistemi di difesa antimissilistica». Le parole di Putin sono arrivate pochi giorni dopo l’annuncio statunitense del piano […] di schierare mezzi pesanti e aerei da combattimento nel Baltico, per garantire la sicurezza dei paesi membri della Nato confinanti «di fronte al rischio di un’eventuale invasione russa», come hanno riportato diligentemente tutte le agenzie del mondo. La replica di Mosca […] affidata al viceministro della Difesa Anatoly Antonov, […] ha accusato la Nato di trascinare la Russia in una nuova corsa agli armamenti e […] il Cremlino ha fatto sapere che risponderà a qualsiasi iniziativa di rafforzamento della presenza militare ai suoi confini […;] controrisposta della Nato in un clima sempre piú da guerra fredda: «la Russia sta sviluppando nuove capacità nucleari, usa di piú la retorica atomica nel comunicare la strategia di difesa» e le dichiarazioni di Putin «confermano uno schema aggressivo» e sono «un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso», secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

La Russia da tempo ha cominciato un riammodernamento delle proprie forze, puntando su quanto di nuovo c’è sul mercato. Mosca deve affrontare gli stessi problemi che da tempo sono all’ordine del giorno in Cina […]: modernizzare e predisporre al passo con i tempi il proprio esercito. E l’annuncio di ieri viene letto proprio in questa direzione da molti esperti, benché nessuno metta in dubbio il ruolo fondamentale giocato dalle recenti decisioni degli Stati uniti. Queste botta e risposta rimandano [… alla] guerra fredda e rispondono a una divisione del mondo multipolare ormai sempre piú irrimediabile. A far saltare il tappo è stata la guerra in Ucraina (dove sono ripresi i combattimenti da settimane e sono ricominciati a morire i civili), con i grossolani errori occidentali e il vistoso supporto russo alle regioni separatiste. Ma i passi […] compiuti dopo l’inizio della guerra, da parte della Nato, lasciano pochi dubbi a chi ritiene che l’attuale situazione non sia semplicemente il frutto di qualcosa sfuggito semplicemente di mano. Gli Stati uniti sono andati […] nella direzione che Mosca teme da tempo, […] un aumento della propria presenza […] al confine con la Russia. Naturale […] che Mosca, senza poter contare come in passato su un «patto» [di reciproca non aggressione, n.d.r.], debba prepararsi a eventuali difese. Il fatto che sostenga questa tesi Putin, non salvaguarda del resto da un sentimento comune diffuso di cui in Occidente dovremmo cominciare a renderci conto […]: qualcuno non ama il nostro mondo e i nostri modelli, ne ha altri, ne persegue altri, vive e scruta altri immaginari, altri sogni.

Pieranni, «il manifesto», 17.06.2015

E questi “altri modelli” non prefigurano un’emancipazione dalla palude attuale (che neppure noi amiamo), ma evocano cupi scenari che, ancora una volta, vedono l’Europa, e l’Italia, al centro di tensioni dagli sbocchi purtroppo prevedibili in un futuro non necessariamente lontano, provocati da chi ne ha tutto l’interesse, rimanendone immune sul proprio suolo, e con la complicità di ascari e figuranti nel ruolo di politici, come i nostrali, «lieti di ubbidir servendo».

CB

1 Commento

  1. Cesarina (Autore Post)

    In base alle sanzioni alla Russia dell’Ue, su istigazione Usa, nell’ultimo testo inviato c’è una svista, con un’informazione errata: la cifra di 2 miliardi non si riferisce al calo delle commesse né dell’occupazione. «Il Sole 24 ore» (20.06.2015), titolandoI nostri imprenditori e manager a colloquio con i colleghi russi – L’Italia misura l’impatto delle sanzioni sugli scambi, dà notizia

     

    [della] giornata dell’Italia tra i protagonisti del Forum economico di Pietroburgo […]. La riflessione è sui dati che Romano Prodi definisce preoccupanti, perché fanno pensare che l’impatto delle sanzioni sulle economie europee sia piú grave del previsto: due milioni di posti di lavoro e 100 miliardi di export perduti per l’Europa, 215.000 posti e 12 miliardi perduti per l’Italia, secondo l’inchiesta pubblicata [19.06.2015] su alcuni giornali europei. Cifre che lasciano un po’ perplessi i partecipanti al Forum ma che comunque, osserva il presidente dell’Ice [Istituto per il commercio estero] Riccardo Monti, vedono in grande sofferenza le aziende che hanno puntato molto sul mercato russo. […] L’interesse per un’affollatissima tavola rotonda organizzata dall’associazione Conoscere Eurasia [dimostrerebbe – secondo l’ambasciatore Carlo Maria Regaglini –] che: «Italia e Russia [hanno] legami troppo forti per essere spezzati». Scorrendo l’elenco dei partecipanti [un membro] dell’Accademia presidenziale russa dell’Economia nazionale è stupito: «è davvero insolito trovare qui al Forum una sessione che concentra tanti nomi russi cosí importanti». «Se la Russia [osserva l’ambasciatore italiano] sceglie un nuovo modello di sviluppo e punta a un’economia diversificata […] le aziende italiane sono il partner ideale». [Qualcuno ha fatto notare che] Federica Guidi, ministro per lo sviluppo economico, [è] il solo ministro a Pietroburgo […] dei paesi del G8. [Assieme al vicepremier russo e alla Guidi] i rappresentanti del mondo industriale italiano discutono il modo per proseguire un dialogo economico che, come osserva il ministro Guidi, «può favorire un dialogo diplomatico che deve continuare, per arrivare a una soluzione definitiva del regime delle sanzioni». […] «L’Europa [auspica Tronchetti Provera, a sua volta presente] deve essere strumento di unione tra i due grandi blocchi, Stati uniti e Russia».

     

    A parte quel che può valere l’auspicio del presidente e A.d. di Pirelli, clima e rilievo di questa assemblea, messi in risalto da «Il Sole 24 ore» (quotidiano della Confindustria) evidenziano un diffuso malumore, di cui, con buona pace degli Usa, l’Ue dovrà tenere conto – e lo dovrà Renzi, che si troverà a scegliere se adeguarsi ai diktat “amerikani” o ascoltare gli imprenditori, che tanto pare gli stiano a cuore. Aut-aut: tertium non datur.

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