Lasciamo perdere frasi altisonanti di disgusto e indignazione: ce ne propinano abbastanza da tutte le parti. Che le cerimonie del 25 aprile siano diventate un elogio funebre, un’imbalsamazione della Resistenza, non è una novità. Ma è troppo pretendere, almeno da qualche giornalone o tv, che affermano di fare informazione, un minimo di richiami storici? Da qualche anno si ripete che la Palestina non ha diritto a partecipare. Quest’anno è stata attaccata la brigata ebraica che sfilava (i discendenti, penso almeno i piú, di quelli che a suo tempo hanno combattuto in Italia contro il nazifascismo: pare fossero 5.000). Intendiamoci: Israele è quello che è, niente sconti. Ma chi ha contribuito a creare le premesse di questa situazione, che poi ha trovato (in-)degni paladini?. Le potenze occidentali con il crollo dell’Impero ottomano: soprattutto Gran Bretagna e Francia hanno trattato su tre tavoli già dal 1915, facendo promesse ad arabi ed ebrei, per poi spartirsi la torta tra loro. In seguito vennero promosse immigrazioni di massa in Palestina di ebrei in giro per il mondo (non solo dalla Germania post-nazista). Perché non si parla mai del sionismo sorto a fine Ottocento con l’obiettivo della costituzione in Palestina di uno Stato ebraico? (1897, programma sionista di Basilea.) Si vuol parlare di come è sorto lo Stato d’Israele o dei governi “laburisti”, sostenuti da partiti religiosi, di ben Gurion e di Golda Meir, che rivendicavano la «Grande Israele» dal Nilo all’Eufrate? Per non dire delle lobbies ebraiche americane. Si vuol dire che lo Stato d’Israele è stato fatto nascere dalle potenze occidentali accodate agli Usa, costituendo un avamposto di penetrazione imperialista nel Vicino Oriente? E ci è riuscito. Ma tutto si riduce alla cronaca (secondo appartenenze, convenienze, alleanze, politically correct), agli accadimenti quotidiani, con pretesa e sussiego di essere imparziali. Ulteriore sintomo dell’ignoranza della storia (ivi compresa appieno la scuola, che dovrebbe abituare al pensiero critico).
A queste riflessioni sono stata indotta il 25 aprile in Piazza della Signoria [a Firenze], per un concerto nella ricorrenza. Mi sarei aspettata qualcosa come a Roma e centri minori, dove già non si inneggia alla Resistenza, ma a Firenze è stato indecoroso. La manifestazione è iniziata, sento un inno, suonato da una buona banda, che inneggia a Carlo Magno, presentato da una tizia che illustra il significato dei brani proposti dal Comune. Che c’entra Carlo Magno? Un assassino, che ha annientato un’intera popolazione (i sassoni), obbligando i sopravvissuti a convertirsi al cristianesimo. Ha spiegato l’ineffabile “dotta” rappresentante del Comune: un precursore dell’unità europea, dell’idea di Europa unita ante litteram, tesi suffragata da storici, la “dotta” presentatrice non dice quali, accennando solo che non tutti siano d’accordo – ma tra i contrari c’è un medievalista quale Le Goff. Molti i turisti presenti e plaudenti. La tizia ha anche sottolineato il ruolo, nel pezzo, del corno, che ricorda il paladino Orlando, caduto nell’agguato degli «infedeli»alla retroguardia di Carlo Magno. Infine, inno alla città di Firenze, dedicato da un austriaco, tanto per cancellare ogni allusione a come è stata raggiunta l’unità d’Italia. E Firenze è città medaglia d’oro della Resistenza!. Ma ci vuole piú Europa: “scurdammoce ’o passato!”. Poi tre strofette di Bella ciao, perché é il 25 aprile, la Liberazione: un’appendice che non è neanche una foglia di fico, perché non copre proprio niente! Infine, l’inno Fratelli d’Italia; senza accennare al fatto che l’autore morí nel 1849 al seguito di Garibaldi in difesa della Repubblica Romana, mentre il papa, Pio IX, era scappato a Gaeta.
Il precedente 24 aprile, presentazione, in una piccola libreria del centro, di un libretto di memorie di un partigiano da parte del figlio. Alla fine, un dibattito: perché, chiede qualcuno, in Italia non si sono fatti i conti con il passato? Piú d’uno evidenzia che, mentre la Germania ha fatto, pur con molto ritardo, i conti col nazismo, l’Italia no. Basta con gli “italiani brava gente”: poi magari salta fuori qualche armadio della vergogna. Bene, anzi male, perché due tizie collegate con il Comune (ti pareva) hanno lagnato: «che si poteva fare»? E dunque “tutto va bene, madama la marchesa”. Renzi docet.
Marx sostiene da qualche parte (parafraso, ma questo è il concetto) che un popolo che non si riscatta finisce per estinguersi.