Nea Polis

“CLIMATICAMENTE CORRETTO”

 (https://oltrelalinea.news/2019/04/20/il-climaticamente-corretto-intervista-a-enzo-pennetta/)

Ormai viviamo in un clima (in senso figurato) in cui non sostenere la teoria del riscaldamento globale equivale quasi a essere considerati negazionisti dell’olocausto, ma il mondo scientifico va davvero in questa direzione?

Il termine “mondo scientifico” attualmente indica la narrazione mediatica che si svolge sui temi della scienza. Assistiamo a una sistematica eliminazione di voci discordanti rispetto a quelle del politicamente corretto. La condizione di chi sostiene ipotesi diverse è simile a quella dei dissidenti nei regimi, basti citare l’annullamento, nel novembre 2018, di una conferenza su tesi contrarie al global warming antropico organizzata al Senato e il tentativo di non farla svolgere a La Sapienza di Roma. Si è però dovuto prima far dimenticare il vero significato del metodo scientifico sperimentale. La scienza sperimentale si riconosce dal fatto che fa previsioni che possono essere verificate da chiunque. Sui cambiamenti climatici la teoria che attribuisce la causa alle attività umane ha fatto previsioni riportate ufficialmente dall’Ipcc, l’agenzia Onu per i cambiamenti climatici, che alla prova dei fatti non si sono avverate, quindi secondo il metodo scientifico la teoria sull’origine umana del riscaldamento globale è da ritenersi non valida e si deve cercare una spiegazione diversa.

Nel tuo libro L’ultimo uomo indichi i fattori politici, culturali e addirittura religiosi che hanno portato alla nascita del moderno movimento ambientalista, diventato cavallo di battaglia della sinistra post-68 e post-marxista.

L’ambientalismo, come tutti gli “ismi”, è una costruzione ideologica e ha le sue radici politiche nel naufragio del tentativo socialista di costruire un futuro migliore per l’umanità. Avendo però perso sul terreno della difesa del proletariato, le energie investite hanno trovato un successivo scopo nella difesa dell’ambiente: “se non è possibile salvare l’umanità si salvi almeno il pianeta”. La lotta ai cambiamenti climatici che sarebbero prodotti dalle attività umane, e cioè dall’uso di combustibili fossili, poi è un espediente addirittura rivolto contro il proletariato stesso, serve per non industrializzare il sud del mondo. Se veramente all’ambientalismo stesse a cuore l’ambiente, cosa assolutamente giusta e condivisibile, si sarebbe iniziato a contrastare aspetti inquinanti del consumismo come l’obsolescenzaprogrammata dei prodotti e lacommercializzazione tutte le merci tipo usa-e-getta. Ma c’è un ultimo aspetto dell’ambientalismo ignoto ai piú. Le sue radici in una visione del mondo antica nota come gnosticismo, che vede la presenza dell’essere umano sulla Terra in modo negativo e la nascita come da evitare. Una moda sociale può fare molta presa se si rifà ad antiche tradizioni.

Pensi che il fenomeno Greta sia creato ad arte dai mass media?

Il fenomeno Greta è creato ad arte, ma prima dell’intervento dei mass media, che sono solo appunto dei mezzi, c’è quello di interessi economici e geopolitici che vedono nel mantenimento del terzo mondo nel sottosviluppo il perpetuare dei loro interessi. È al limite del banale constatare che non si entra a Davos se non si è invitati, e si è invitato solo se si è utili agli interessi di quell’1% di popolazione che detiene l’80% della ricchezza e che organizza il summit. Quello che veramente è impressionante nel fenomeno Greta è quanto facilmente persone di tutte le età abbiano accolto acriticamente un’operazione così sfacciata.

Al di là di tutte le speculazioni scientifiche, quale potrebbe essere secondo te il futuro possibile dell’energia al di là dei combustibili fossili? C’è una via alternativa all’industrializzazione o l’unica soluzione è la decrescita?

Attualmente non si vede in arrivo una vera soluzione al problema dell’energia. L’eolica e il fotovoltaico non sono in grado di garantire che una minima parte di quanto serve e, anche se qualcuno riporta il caso di microrealtà autosufficienti, sarebbe impensabile che una nazione industrializzata si sostenga in questo modo. Ecco perché la decarbonizzazione che sta alla base della lotta alla Co2 è di fatto una politica contro lo sviluppo delle aree piú povere. Il nucleare da fissione ha il noto problema delle scoriementre la fusione nucleare è ancora nel mondo dei sogni, quindi almeno per adesso si deve continuare con i combustibili fossili. «Decrescita» è un termine sbagliato in partenza, sa di impoverimento, quello che serve è abbandonare le dinamiche consumistiche che producono intenzionalmente scarti e inquinamento, è il concetto di consumo invece che di utilizzo a essere sbagliato. Se si mettessero fuori legge pratiche come l’obsolescenza programmata e i prodotti usa-e-getta già si andrebbe verso una condizione sostenibile: decrescere mantenendo le dinamiche consumistiche servirebbe solo a mantenere i privilegi per chi li ha e penalizzare ancora una volta i piú deboli.

FC

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