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DOPO L’EURO, OLTRE KEYNES. INTERVISTA A CESARE CESARATTO

(Testo integrale: http://sollevazione.blogspot.it/2016/12/dopo-leuro-oltre-keynes-di-sergio.html?m=1)

Nel 2012 hai scritto con Massimo Pivetti «Oltre l’austerità»

R. Nel 2012 il libro on line da «Micromega» fu una prima testimonianza contro le politiche europee. Tutto quello che scrivemmo si è avverato soprattutto negli anelli più deboli dell’eurozona, Grecia, Portogallo, Italia. Le cose vanno meglio in Spagna ma con una riforma del mercato del lavoro più feroce di quella italiana, in cambio della quale da anni è stato concesso a quel paese di sforare i parametri europei e ciò spiega la maggiore crescita. La finanza internazionale, la Deutsche Bank in primis, hanno l’ordine di continuare a finanziare quel paese cosí virtuoso. Non l’Italia, che il capitale tedesco vuole schiacciare distruggendo la nostra industria. La devastazione che l’austerità europea impone al paese è enorme. Il pericolo maggiore è l’assuefazione al degrado.

Sei lezioni di economia nascono da un colloquio immaginario con i tuoi studenti

R. Il lettore non è necessariamente uno studente. Si mostra che esistono diverse teorie. La percezione delle differenze aiuta la comprensione. Il volume costituisce un’operazione tempestiva per ripiantare dei paletti di riferimento per una sinistra ai limiti della scomparsa. Con la scomparsa del socialismo reale e il transito verso il neoliberismo del movimento socialdemocratico (incluso Ds-Pd) la sinistra ha smesso di cercare una alternativa anche di medio-termine con un compromesso social-democratico. Ha accettato che il mercato sia l’unico gioco possibile. Anche la quasi totalità della sinistra più radicale ha introiettato il liberismo. Parole d’ordine: cosmopolitismo, globalizzazione irreversibile, libera circolazione del lavoro, scomparsa dello Stato nazionale come asse. È liberismo puro! Le radici sono lontane, nelle correnti di pensiero cosmopolitiche: liberale e marxista. Ma il movimento operaio ha la sua sfera d’azione nella nazione, senza rinunciare a ideali universalistici, ma mai sacrificando a ideali astratti. E la sinistra li persegue. Ma la connivenza alla libera circolazione del lavoro ha devastato il nostro mercato del lavoro, e mina le relazioni sociali.

Approccio classico-keynesiano contro quello marginalista o neoclassico dei libri di testo e discorsi ufficiali. Quale attualità di Keynes.

R. Un’altra tragedia della sinistra italiana, già dal Pci, è l’assenza di conoscenza dell’economia politica, e del pensiero critico. Dovrebbe essere l’abc, e non lo è mai stato. Sottolineo, con Leonardo Paggi, come la tradizione comunista fosse un misto di liberismo e stalinismo. Serve Keynes? Certo, la questione è che il capitalismo è consapevole che la piena occupazione porta indisciplina sociale, non vi è interessato. Ma noi dobbiamo essere interessati a Keynes nella battaglia contro il neo-liberismo. Le politiche keynesiane, pur essenziali, non sono sufficienti in un contesto internazionale anti-keynesiano. Il keynesismo in un paese solo implica altre misure, che per certi versi vanno verso misure socialiste. E la sinistra che considera il mercato come unico gioco possibile ne ha paura.

La dittatura dell’euro ha radici profonde nei testi classici del pensiero economico

R. L’euro si basa su una “produzione scientifica” di idee vecchie di un secolo secondo cui la politica monetaria ha effetto sui prezzi e non su produzione e occupazione (il monetarismo); perciò va data a banche centrali indipendenti, meglio se straniere. Non è vero. Lo spiego in termini accessibili, per smentire le assurde chiacchiere dei libri di testo.

La sinistra è stata troppo tenera con l’Europa di Maastricht e dell’euro, anzi subalterna

R. Smettiamo di chiamarla sinistra. Sono neoliberisti mascherati. Dalla gabbia europea è difficile uscire, e solo un evento politico ci porterà fuori. Ma la sinistra non si ricostruisce solo sul no-euro: basta Salvini. Va compreso dove il socialismo reale ha fallito, se e come riproporre un compromesso socialdemocratico, la centralità della sovranità costituzionale, la libertà per ogni popolo di perseguire gli obiettivi senza dittature sovranazionali.

Da dove possiamo ripartire per un’analisi della realtà non omologata?

R. Va ripreso il coraggio di non arrenderci all’arretramento di civiltà. Diceva Marx: guai a chi si perde nei vuoti giri di parole… odiare i politicanti da strapazzo e la loro ciarlataneria. Le forze vive della sinistra sono frammentate (v. il sindacalismo di base). C’è troppo settarismo e dogmatismo. Serve una sinistra pensante e pragmatica. Non la lotta per la lotta, ché “nelle sconfitte si tempra la militanza …”.

(Immagine in evidenza: http://sollevazione.blogspot.it/2016/12/dopo-leuro-oltre-keynes-di-sergio.html?m=1)

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