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È davvero democratico il “taglio” dei parlamentari?

Allora, il “taglio” di 345 parlamentari, riforma urgente ed essenziale, un “cavallo di battaglia” dei 5S: “basta con tutta ’sta gente che sta lí a magnare, prende un monte di quattrini, è disposta a tutto per restarci il piú possibile, si mette con facilitù in operazioni poco ‘chiare’, ha un monte di vantaggi”, etc., “e in tal modo ci sarà un grande risparmio”, e cosí via. Posizioni che piacciono, in primo luogo per le elevate prebende e per i privilegi di cui godono gli eletti, inaccessibili e palesemente sperequanti rispetto ai cittadini comuni.

Ma … c’è un «ma», piuttosto grosso: affermo che in tal modo si occultano nella demagogia le contraddizioni inerenti. E mi spiego: i votanti («aventi diritto») sono in Italia piú di 40 milioni; costoro acconsentono, con il voto (e anche con il non-voto: conta chi vota), a delegare la gestione (legislativa ed esecutiva) a meno di un migliaio di persone; questo viene denominato «democrazia elettivo-rappresentativa», ed è assunto e ripetuto da tutti. Non è cosí per tutti? Ebbene, se i tantissimi (oltre 40 milioni) con il voto delegano i pochissimi (meno di un migliaio), si hanno i moltissimi che acconsentono agli oligói, ossia ai «pochi». E questo è precisamente il principio, con la sua applicazione, oligarchico. La democrazia pervaderebbe per un paio di giorni sezioni elettorali, stampa e schermi (tv e computer) per … tradursi subito in oligarchia: la democrazia è solo un’etichetta. Quindi la dizione corretta dovrebbe essere: “sistema” a «oligarchia elettivo-rappresentativa». Francamente, anche pensandoci e ripensandoci, questo mi appare inconfutabile. Aggiungo: la democrazia è altro e tutt’altro, è «il potere del popolo, per il popolo, esercitato dal popolo». E l’unica istituzione democratica (però sottoposto a molti ostacoli e blocchi, coazioni e riduzioni) è il referendum, in cui si chiede un «sí» o «no» a tutto il popolo; per il resto, la stessa «sovranità» popolare è posta nella Costituzione come sottoposta a forme e vincoli, etc., il che significa che è una “sovranità limitata” e non espressa né esercitata mai direttamente (esclusi i, del resto marginali, referendum, peraltro vietati, in Costituzione, su accordi e trattati internazionali): ben altra cosa del prótos o démos («prima il popolo», «conta prima il popolo»), imperativo e principio della democrazia laddove è stata creata, fondamento della politéia, che non è la Costituzione, ma il «modo di condurre la città (il paese)» da parte dei suoi cittadini.

Precisato ciò (e non si dica che ne sono una qualche soluzione le comunicazioni e consultazioni “in rete”, con webblog, piattaforme), va rilevato e assunto che siamo in un “sistema” liberale, che è oligarchico, e si manifesta come tale dovunque, dall’alto al basso come tale – e contiene in sé anche il principio monocratico (un presidente della Repubblica, un presidente del Consiglio, un presidente di Regione, un sindaco, ma anche un adl, un presidente di una Banca, etc.).

E dunque, ne costituisce davvero un “passo avanti” la riduzione del numero dei delegati alla gestione? A mio avviso, cosí si “strizza” ancora di piú – dato che si accetta il vigente “sistema” a «oligarchia elettivo-rappresentativa» e lo si chiama «democrazia» – la «rappresentatività», pur oligarchica, esistente E non si capisce perché mai, allora, solo un “taglio” di 345: perché non 500, o anche di piú? E, sviluppando coerentemente fino in fondo l’idea del “taglio”, perché non porre una «rappresentanza» in mera proporzione alla fazioni e frazioni (forze politiche) date, tipo un centinaio di persone, con un governo di una dozzina di altre persone, sotto un (il) “capo”?

“Che si sta a dire! Basta con le prebende, i privilegi, le chiacchiere, le malversazioni, e bisogna risparmiare …”: ma, a tali fini, andrebbe semplicemente ridotta a un decimo la retribuzione e andrebbero tolti tutti gli altri privilegi (fatti salvi spostamenti e residenza a Roma, per chi viene da fuori), e – al contrario del “coro” presente” – andrebbe, invece, almeno ampliata la «rappresentanza» (sempre accettando il sistema «rappresentativo» vigente).

Mi rendo conto che queste mie posizioni non sono granché “popolari” (neanche “populiste”?). Tuttavia, insisto, mi appaiono ben poco discutibili: il che non vuol dire che non saranno discusse o, piuttosto, del tutto ignorate – ma andavano almeno espresse, a futura memoria.

MM

1 Commento

  1. MM

    Mi fa piacere di sentire anche altri (come Amodeo e altri ancora) attaccano il “cavallo di battaglia” dei 5S sul “taglio di 345 parlamentari”. Siamo in pochi, ma è meglio che essere soli. 1) Che questo sia un provvedimento che bloccherebbe lo status attuale del parlamento per almeno un anno (ma forse anche piú) è chiaro (anche se non viene chiarito, né dai 5S né dagli altri né dai media); 2) che venga sostenuto (a parole o meno, o stando zitti) da tutte le forze politiche è la prova a contrariis che è solo una trovata demagogica, che serve a “strizzare” ancor piú l’oligarchia legislativa ed esecutiva; 3) che “in sé e per sé”, dato che si accetta il vigente regime liberale a oligarchia elettivo-rappresentativa (spacciandolo per «democrazia»), sia un modo di accentramento oligarchico, quindi ulteriormente contrario alla democrazia, è un dato di fatto (per chiunque lo voglia davvero vedere, senza celarsi dietro ciarle varie, come quella sul «risparmio», per cui basterebbe ridurre a un decimo la retribuzione, allargando, nel contempo, il numero dei «rappresentanti»). E tutto ciò la dice lunga, sia in generale sul complesso delle forze, tendenze, posizioni, politiche esistenti, sia in particolare sul livello e di analisi, e di comprensione, e di fattività politica, del M5S – almeno di quello “ufficiale”.

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