Nea Polis

Elezioni, avanzata di fascisti e cialtroni, “nodo” del non-voto. 

«Pei fascisti e pei vecchi cialtroni / in Italia piú posto non c’è»: ultimi due versi della Badogliede, canzone scritta da Nuto Revelli e altri, cantata soprattutto dai partigiani di «Giustizia e libertà». Purtroppo, ciò non si è realizzato: di cialtroni, vecchi e nuovi, ce ne sono a bizzeffe; di fascisti, vecchi (dannosi) e giovani (superflui), non mancano le formazioni né l’influenza, dalle posizioni esplicite, con tanto di (insensato) “duce, duce!” e di (grottesco) «saluto romano» (scemenza, inventata da Gabriele Dannunzio, della mano destra aperta tesa in alto) et similia, a quelle sottese, come attitudini, che si manifestano sotto la “vernice” dell’adesione al “sistema” (il presente regime liberale) di esponenti e fogli di destra, che esplodono di tanto in tanto in livore autoritario, fino al “forcaiolo” (vedi, per esempio, la Meloni sulla Catalogna, vedi certi titoli e articoli del «Giornale», «Libero», et alia). E cosí, i fascisti (espliciti) di «Casa Pound» sono arrivati al 9% di consensi a Ostia (X «municipio» di Roma, ma una città a tutti gli effetti), nel crollo (scontato) del Pd, e nelle difficoltà del M5S (i problemi di gestione del Comune di Roma hanno inciso: tralascio qui di ripetere che Roma e dintorni, con popolazione superiore a uno Stato come la Danimarca, non può essere gestita su forme, modi, norme, etc., come fosse “un” Comune). Sí, i fascisti sono emersi a Ostia, però in un non-voto di quasi il 64% (votanti poco oltre il 36%): perciò, le elezioni «municipali» ostiensi significano ben poco (a mio avviso, se pur legali, non sono legittime). Comunque, il “nodo” non è l’avanzata dei fascisti, che si situano nei disastri in cui è inevitabilmente incorsa la sinistra, schiacciata sull’applicazione dei dettami di «globalizzazione»-Ue/euro (e Nato sottesa)-ricadute (economiche, sociali, immigratorie, etc.), nonché nelle difficoltà dei 5S a realizzare cambiamenti in base a legalità, correttezza, onestà, però semplicemente nel funzionamento dell’esistente (è vischioso e paralizzante, non una serie di “meccanismi neutri”). Il che determina la «disaffezione al voto» (leitmotiv fra la “gente”: “tanto non cambia niente”) e, nel contempo, una ricaduta sulla destra piú «estrema» (priva, peraltro, di effettive prospettive di attuare qualche neo-fascismo). Il “nodo” effettivo è, dunque, il non-voto.
È cosí anche in Trinakria, dove, con il gruppo di liste (peraltro, un coacervo) di centrodestra o destra (con tanto di «impresentabili», con tanto di sub-/para-fascisti, e soprattutto di para-democrisitani, di connessi ai “giri” mafiosi, etc.) ha vinto Musumeci. Oavrebbe vinto: pare, infatti, che lo “scarto” totale con i consensi al M5S sia di circa soli 20.000 voti, Cancelleri e i 5S dovranno decidere se chiedere o meno il riconteggio, e, a mio avviso, farebbero bene, poiché i dubbi sono pesanti, come quelli su questa cifra raccolti “miracolosamente” da Genovese-figlio, etc. E, detto en passant, fa bene anche Di Maio a non accettare il «duello» con Renzi in tv, anzi era già un errore l’averlo accettato in primo tempo: Renzi non è un interlocutore di niente e non va accreditato come tale, e chi se ne fotte se televendoli e pennivendoli se ne lagnano (e criticano e irridono Di Maio), perché perdono una succulenta spettacolarizzazione (all’“amerikana”) su cui ciarlare e fuorviare per settimane. Ma, anche in Trinakria, il fatto è che ha votato meno di un elettore su due: perciò, anche nell’isola (e, in generale, in tutto il paese) il “nodo” è il non-voto. Tutte le forze politiche si dicono “preoccupate per la disaffezione”, ma poi si occupano solo degli esiti. Tutte, a parte i 5S, che dichiarano che, da adesso, il loro interlocutore sarà l’ampia area del non-voto. Giusto, ma dubito che si persuada la “gente” (e si riduca in tal modo anche il “peso” di vecchi e nuovi fascisti e cialtroni) semplicemente con correttezza, legalità, onestà (anche perché le prove di conduzioni comunali non hanno portato a granché): la “gente”, ossia la popolazione, in massima parte composta dalle classi subalterne, si muove in massa quando vede un obiettivo diretto, su cui incidere di persona (referendum del 4 dicembre 2016 docet), e non sulla delega a “qualcuno”, che, nel contesto dato, è valutato al massimo come «meno peggio». E la “gente” deve vedere, prima, che vuol dire e che cosa è organizzarsi ed essere organizzata al fine di incidere (decidere) di persona: e precisamente a partire dalla sua strutturazione come democrazia (effettiva, non il sistema liberale, di «rappresentanti delegati») dove si conduce un Comune … (vi sono già entrato in merito e vi tornerò). Altrimenti, la “democrazia del web e blog” certamente non basta, anzi finisce per essere una parodia.
Per il resto, ritengo che l’Unione anti-europea vada distrutta.
MM

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