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PENSIONI: MISTIFICAZIONE ED ESTORSIONE DI STATO

Sulle pensioni tutto quanto è detto e ribadito è mistificante e copre la permanente estorsione: da parte dello Stato, tramite il seguito delle sue gestioni (governi). Quelle ufficiali, ripetute da politicanti, pennivendoli e televendoli, “esperti” di nulla e (ovviamente) economisti vari, lacchè dell’Ue, sono solo ciarle martellate come “verità acclarate” nella testa della gente. “I conti pubblici” (la spesa statale) “non si possono permettere ulteriori aumenti”, si bestemmia, “l’età pensionabile va prolungata” (vedi legge Fornero, ma già da prima era stata dilatata). Ciò potrebbe avere un valore solo se quello che il dipendente (da intendere: dipendente collettivo) non riceve direttamente nella retribuzione, cioè quanto viene versato per  pensione sia dal dipendente stesso, sia dai (detti) «datori di lavoro» (e si tratta solo di artifici burocratici), fosse un “qualcosa a sé” e non retribuzione differita, come invece è, e, per di piú, fosse una “scrittura contabile” su un “qualche diritto”, manipolabile, a una pensione futura, senza corrispondere a niente di concreto. Ed è falso: la retribuzione differita va in denaro (a meno di mancato versamento) all’istituto di raccolta, gestione ed erogazione. Queste quota in denaro corrisponde a parte delle ricchezze e quindi delle risorse prodotte, accantonata per il futuro (appunto, per la pensione), e ciò vale per i dipendenti sia impegnati nella produzione diretta (che comprende la riproduzione delle diverse attività produttive), sia impegnati nei vari «servizi» e «funzioni» connessi a produzione e a conduzione statale (piú o meno validi che siano, ma ora necessari, o utili, o comunque imposti). Dunque, a) le pensioni sono ricchezze reali, quindi risorse reali, ammortate, ossia “messe da parte”, e quindi “tutelate” (o lo dovrebbero) per il futuro. Altro è quanto riceve b) l’oligarchia politica, economica, sociale, culturale, mediatica (liquidazioni, vitalizi, «pensioni d’oro» di politici, dirigenti, manager, statali e privati, etc.: si tralascia qui di dirne dell’eliminazione, rilevando che una differenza, retributiva e accantonata, di 10 a 1 sarebbe già grossa, ma, rispetto all’esistente …), con seguiti di clienti e “addetti” a funzioni parassitarie o fittizie: è la ripartizione di parte del surplus sociale, la massa di risorse estratte e raccolte tramite la tassazione diretta e indiretta (sui redditi, comprese le stesse pensioni: e per i tanti non è sottrazione di un surplus, ma riduzione, fino alla messa in discussione, delle condizioni di esistenza). E altroancora è quanto riceve c) l’«assistenza», anch’essa condotta con parte del surplus sociale. Il tutto è “mescolato” dall’istituto di raccolta, gestione ed erogazione in un mix poco districabile, ma nonimpossibile da districare: basta (basterebbe)separare nettamente, con distinti organismi: a)pensioni, b) vitalizi et similia, c) assistenza.
L’ammortamento delle pensioni=retribuzione differita, cioè la “tutela”, è parziale e incerto, sia perché I) tali risorse reali non sono prioritariamentecollocate nella produzione-riproduzione reale, diretta e indiretta, in primo luogo interna; sia perché II) tali risorse reali vengono arbitrariamente estorte dallo Stato per vari e diversi scopi, non solo vitalizi e assistenza, ma ancora altre spese, e sprechi, statali: per cui l’Inps è come una sorta di “grande cassa” da utilizzare per le spese di Stato. Mentre si continua alla proterva estorsione di risorse altrui, si dà a intendere che l’erogazione delle pensioni è una benigna concessione da parte dello Stato, che non può fare piú di tanto. Insieme a un’altra litania: “i giovani devono pagare le pensioni agli anziani”, e anche “gli immigrati servono a pagare le pensioni agli italiani” (e “si sia grati”). Mistificazione ed estorsione da delinquenti: a parte il fatto che, allungando via via, ad arbitrio, l’età pensionabile, sempre meno giovani “pagano le pensioni agli anziani”, i quali sono forzati a continuare a pagarsele, e che gli immigrati (se «regolari») pagheranno la pensione per sé, di fronte a questi ciarlatani basti rilevare che le risorse accantonate (in quanto massa di retribuzione differita), se riposte nel complesso della produzione (come non è), insieme alla riproduzione della produzione riproducono se stesse, e si mantengono (e tanto piú con i livelli produttivi esponenziali dati dalle innovazioni tecnologiche). E, in generale, sarebbe piú funzionale (addirittura per un capitalismo piú ordinato e meno subordinato a finanziarizzazione e connesse “regole” dell’Ue) non alzare, ma ridurre l’età pensionabile, sia perché la retribuzione differita non è proprietà dello Stato bensí del dipendente, sia per migliori condizioni complessive della popolazione, sia per maggiore domanda solvibile sul mercato, a favore del tessuto produttivo interno (in particolare dei beni di consumo di agro-alimentare e di medie, piccole, piccolissime imprese, con indotti connessi). Cosí stanno le”cose”, ma on mi risulta che nessunaforza politica e sindacale imposti cosí il “tema” pensioni. Quindi, fino a mutamento contrario, su questo “nodo” fondamentale sono tutte succubi del presente “sistema”: per realpolitik, o subalternità, o ignoranza.
 
Per tutto il resto, ritengo che l’Unione anti-europea vada distrutta.
MM

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