Nea Polis

Il degrado della politica e il pericolo dello Stato etico

Interessante questo contributo di CB nel testo (in annesso) Il degrado della politica e il pericolo dello Stato etico. Poiché il tema, pur negletto dai piú e ancor piú dal/nel dibattito politico e mediatico, è importante e le argomentazioni dovevano essere articolate, il lavoro non si poteva limitare a una pagina (perciò è rimesso a chi voglia interessarsene e occuparsene). E il tema è a maggior ragione importante perché resta pienamente valido quanto diceva Henri Lefebvre, ossia che l’esistenza, presenza e invadenza (necessarie al vigente modo di produzione) dello Stato sono di evidenza cosí accecante che … lo Stato in quanto tale non si vede e non arriva al pensiero. E l’inclinazione pur dello stesso Stato del liberalismo,alias capitalismo, scatenato (su tutti i piani) a occuparsi del “benessere” (= buon essere) “dei cittadini” (dato che lo «Stato del benessere» o Welfare State a livello economico e sociale è stato duramente colpito dalla fase ancora in corso del capitalismo liberale «globalizzato») tende a tradursi sull’imposizione per legge (regole vincolanti e sanzioni) di “ciò che vi fa bene”: ossia a vertere verso forme sottese e striscianti di Stato etico. E vi fanno parte anche le spinte riaffioranti al dirigismo autoritario (come, per portare un paio di esempi, già il Berlusconi del passato e battuto referendum, poi il Renzi del referendum, parimenti battuto, del 2016), cosí come la tendenza (da tutti accolta e accreditata) che vi debbano essere dei leader, il che prelude (certo, senza dichiararlo) a un leader, capintesta, capataz, castigamatti, salvatore: guida, duce, Führer?

 

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