Nea Polis

IL LIBERO SCAMBIO CONTRO OGNI LIBERTÀ DEI POPOLI E PAESI.

Sintesi di un articolo da conoscere: «Le monde diplomatique»-«il manifesto», settembre 2014

«Mentre proseguono le trattative tra Unione europea e Stati uniti sul grande mercato transatlantico, gli architetti del commercio internazionale mettono a punto altri progetti di libero scambio. Da un lato, gli accordi di partenariato economico imposti dell’Europa all’Africa. Dall’altro, l’accordo sui servizi, discusso con discrezione a Ginevra da una cinquantina di paesi. Immaginate un mondo in cui le mense scolastiche appartengono a gruppi quali Coca Cola o Mc Donald’s; […] in cui delle ditte pakistane discutono con le loro omologhe paraguaiane il numero dei giorni di ferie da accordare annualmente e lo stipendio orario degli impiegati: […] in cui Hugo Chavez non sarebbe potuto diventare presidente del Venezuela se non avesse accettato di governare come Anthony Blair. Questo è il mondo che si prepara nelle sale dell’ambasciata d’Australia a Ginevra, dove si incontrano, oltre a quelli dell’Ue, i rappresentanti di una cinquantina di paesi: Stati uniti, Norvegia, Canada, Australia, Giappone, Taiwan, Messico, Colombia, Cile, Turchia, Pakistan … Questi Stati, a cui dovrebbero aggiungersi […] Brasile e Cina, rappresentano oltre il 70% degli scambi mondiali di servizi. Stanno negoziando, dal febbraio 2012, l’accordo sul commercio dei servizi (Acs o Tisa […] secondo l’acronimo inglese) che vorrebbero concludere entro il 2015. […] L’obiettivo è quello di rimettere mano […all’] Accordo generale sul commercio dei servizi (Agcs) [già tentato in passato dal Wto]; ma questa volta, al margine delle istituzioni. [Partiamo dal 1994, tre anni dopo la fine dell’Urss: finisce l’epoca della divisione del mondo in due blocchi. Scomparse anche da alcuni anni le dittature in Spagna, Portogallo e Grecia. All’Est soffia un vento nuovo.] Per i dirigenti politici esiste un’unica priorità: l’eliminazione di qualsiasi ostacolo alla concorrenza». [… L’accordo istitutivo del Wto a Marrakech precisa che ogni Stato]

garantisce la conformità delle proprie leggi, dei propri regolamenti e delle proprie procedure amministrative con gli obblighi che gli incombono conformemente a quanto previsto negli Accordi allegati» (art.16, par.4).

L’Agcs figura tra questi accordi. Mira alla

liberalizzazione progressiva [di tutte le attività di servizio attraverso dei] negoziati successivi che avranno luogo periodicamente in vista di aumentare gradualmente il livello di liberalizzazione (art.19, par. 1).

Si tratta di aprire tutti i servizi alla concorrenza internazionale eliminando poco a poco le specificità locali o nazionali. In quest’ottica, l’Agcs riconosce unicamente dei “fornitori di servizi”, indipendentemente dal loro carattere pubblico o privato. Il Wto stabilisce un elenco che comprende 12 settori: servizi forniti alle imprese, comunicazione (tra cui poste e audiovisivo), costruzione ed ingegneria, servizi finanziari e assicurazioni, salute e servizi sociali, turismo, servizi ricreativi, culturali e sportivi, trasporti e “altri servizi non compresi altrove”. Segue una suddivisione in 160 sottosettori: [… non sfugge nulla]. L’applicazione dell’Agcs significherebbe la fine dei servizi pubblici […] come oggi li conosciamo […]. La liberalizzazione deve intendersi come la sottomissione alle regole di una concorrenza alla quale nessuna norma sociale, sanitaria o ambientale potrebbe opporsi: un codice del lavoro che diminuisca la redditività di un investimento, un principio di precauzione giudicato troppo vincolante, la fissazione di limiti all’inquinamento generato da un’industria […]. Il grado di liberalizzazione concesso è irreversibile. Gli ulteriori negoziati riguarderanno esclusivamente la riduzione dei limiti fissati inizialmente.

Parallelamente ogni governo indirizza agli altri delle “domande che li riguardano”, indicando la portata della messa in concorrenza auspicata. […]: confronto tra domanda e offerta. Nel 2001, il Wto lancia un nuovo ciclo di negoziati: il “programma di Doha”. Annuncia un calendario serrato per le discussioni nel settore dei servizi: le domande devono pervenire entro la fine del 2002; le offerte, un anno dopo al piú tardi […]. Ma le trattative si impantanano […] per l’opposizione dei paesi del Sud. I Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) riescono a coalizzare piú di 90 Stati attorno alle loro posizioni. [L’intesa su nuove aperture al mercato è ottenuta dal Wto (conferenza ministeriale di Hong Kong nel 2005), ma il programma di Doha prevede che] non c’è accordo su nulla finché non c’è accordo su tutto. [… Per superare il blocco del multilateralismo] le parti si accordano […] per intraprendere negoziati bilaterali (tra due Stati) e plurilaterali (tra piú regioni o gruppi di Stati) [… che] permettono di imporre i loro risultati anche agli altri paesi del pianeta – “multilateralizzare i risultati” nel gergo del Wto. Questa possibilità di estendere a tutti un accordo bilaterale o plurilaterale […] è già stata utilizzata per il commercio degli aeromobili civili, gli appalti pubblici, il settore caseario e la carne bovina. [A seguito del congelamento dell’accordo del 2005] la Coalition of Services Industries (Csi) americana e l’European Services Forum (Esf)] si adoperano presso governi nazionali e Commissione europea perché rispondano alle aspettative dei “creatori di ricchezza”[! …] Fondano la Global Services Coalition (Gsc), cui aderiscono organizzazioni datoriali basate in Australia, Barbados, Canada, Caraibi, Hong Kong, Giamaica, Giappone, Nuova Zelanda, Santa Lucia, Trinidad e Tobago. In questa lista figurano almeno sei paradisi fiscali … e occorre aggiungere TheCityUk, un’associazione che raggruppa i servizi finanziari della City di Londra. […] La Gsc , utilizzando proficui mezzi di persuasione, ottiene da 50 governi il […] sostegno a un progetto d’accordo sul commercio dei servizi (Acs) al di fuori del quadro multilaterale del Wto. I 50, che si autoproclamano […] “buoni amici dei servizi” avviano dei negoziati il 15 febbraio 2012. Il Consiglio dei ministri della Unione europea [dà mandato alla Commissione] il 18 marzo 2013. […] Il documento che illustra la posizione della Unione europea non viene reso pubblico.

Nel luglio 2013[…] il Parlamento europeo “si congratula per l’apertura dei negoziati” [ che ] si tengono […] a Ginevra nei locali dell’ambasciata australiana. I testi devono restare segreti. Gli Stati uniti esigono perfino che le loro proposte siano classificate “confidenziali”

per cinque anni a partire dall’entrata in vigore dell’Acs o, nel caso non si trovi nessun accordo, cinque anni a partire dalla chiusura dei negoziati.

Questo accordo [che riprende obiettivi e metodi del precedente Agcs, prevede come obiettivi di] accelerare la privatizzazione in tutti i settori e impedire qualsiasi forma di riappropriazione pubblica di un’attività commercializzata o privatizzata. Il metodo: procedere con offerte e domande, entrambe applicabili non solo a settori o sotto settori dei servizi, ma anche alle diverse modalità di fornitura dei servizi. In tutti i casi si tratta di eliminare i vincoli legali e normativi. [L’ex art.17 -1 dell’Agcs resuscitato dall’Acs] impone il principio del “trattamento nazionale”:

ogni Membro accorderà ai servizi e ai fornitori di servizi di ogni altro Membro, per ciò che concerne le disposizioni riguardanti i servizi, un trattamento non meno favorevole a quello che è accordato ai propri servizi simili e ai suoi fornitori di servizi simili.

Questo significa che [… un paese] dovrebbe finanziare un’università privata straniera – o un liceo privato straniero – che si insedia sul suo territorio nella stessa misura in cui finanzia i propri istituti pubblici di insegnamento. [… E poiché il bilancio non lo consentirebbe, ne consegue che] l’unica scelta possibile sarebbe quella di rinunciare al finanziamento [… dei propri istituti. Cosí come non sarebbero piú possibili monopoli pubblici, come l’educazione nazionale o forniture esclusive di servizi, neppure regionali o locali. Viene inoltre precisato che] gli accordi commerciali multilaterali sono parte integrante de[gli accordi]

per i membri che li hanno accettati e sono vincolanti per questi membri.

[…] Altre due clausole […] vieterebbero il ritorno in mani pubbliche dopo una privatizzazione: lo statu quo e l’irreversibilità. Lo statu quo fissa il livello di liberalizzazione raggiunto e impedisce qualsiasi ritorno a una prestazione fornita dai poteri pubblici. […] L’irreversibilità impone che […] qualsiasi modifica allo statuto miri a “una maggiore conformità con l’accordo, e non il contrario”. [Nessuna possibilità, quindi, di creare nuovi servizi pubblici]. [… L’Acs, che peggiora ulteriormente il precedente Agcs] introdurrebbe la regola secondo la quale il principio si applica automaticamente a tutti i servizi, a meno che non siano esplicitamente esclusi e iscritti su una “lista negativa” – suscettibile di essere rivista. Un documento confidenziale […] diffuso da Wikileaks il 19 giugno, illustra lo stato di avanzamento dei negoziati sui servizi finanziari, tra cui quelli forniti dalla posta o le assicurazioni. La conclusione che se ne può trarre è che la crisi del 2008 non ha smussato la volontà di deregolamentare sempre di piú il settore. Tra gli ostacoli da eliminare: le limitazioni alle dimensioni degli istituti di credito, le restrizioni apportate alle attività bancarie, l’inquadramento dei trasferimenti di fondi, i monopoli di stato, l’obbligo di divulgare le operazioni compiute nei paradisi fiscali o il controllo dei movimenti transfrontalieri di capitali speculativi … L’Internazionale dei servizi pubblici, una federazione sindacale rappresentata in 154 paesi, riassume cosí il processo in corso:

l’Acs si inserisce in questa nuova ondata inquietante di accordi commerciali e di investimento basati su dei poteri giuridicamente vincolanti che istituzionalizzano i diritti degli investitori e impediscono qualsiasi intervento degli Stati in un’ampia gamma di settori indirettamente legati al commercio.

Agcs, Accordo multilaterale sugli investimenti (Ami), Accordo commerciale anticontraffazione(Acta), Gmt, Acs … Uno dopo l’altro questi progetti di ampliamento del libero scambio si apprestano a smantellare le sovranità popolari per meglio proclamare il “diritto superiore” degli investitori. Sognata dalle società transnazionali, questa evoluzione è messa in atto dai governi, che restringono loro stessi il campo delle loro competenze, e dalle istituzioni sovranazionali (Unione europea, Fondo monetario internazionale) che sfuggono a qualsiasi controllo democratico degno di questo nome».

CB

(Corsivi di C. B.)

Lascio un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.