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IL TESTAMENTO BIOLOGICO

Il testo sul biotestamento è diventato legge: consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (D.a.t.), sancendo il diritto di ognuno di poter rifiutare le terapie, comprese nutrizione e idratazione artificiali, quindi stabilendo il divieto di «accanimento terapeutico». Nel contempo, è legittimata anche l’obiezione di coscienza di quei medici che non vogliano “staccare la spina”. La legge consta di una parte generale, relativa al consenso informato sui trattamenti sanitari, e di una parte specifica, relativa alla compilazione delle D.a.t., tramite cui indicare le proprie volontà sulle cure, ossia se accettarle o rifiutarle, trovandosi in condizioni di non-coscienza per incidente, malattia, etc. (per chi non lasci le D.a.t. varrà «l’alleanza di cura tra medico e paziente», vale a dire … “come si capita”). Dunque, se sono prevedibili non pochi “problemi” con i medici “obiettori” (che hanno riconosciuto il diritto di esserlo), un po’ come già capita per l’aborto, non senza alcune “ricadute” giudiziarie, saranno evitate contese giuridiche (come quella, divenuta mediatica, di Englaro), ma solo parzialmente, non solo non essendo chiaramente sancita la decisione di “stop” a “cure” che tengono “meccanicamente” in vita (lo è “lateralmente”, se le D.a.t. in merito ci sono: e se no?), ma anche non apparendo superati i “pellegrinaggi” in Svizzera (a loro volta divenuti mediatici) per ottenere la “dolce morte”, in quanto il testo lascia un vuoto (legislativo e giuridico) rispetto a ciò che viene respinto: l’eutanasia. Insomma, la legge riconosce il diritto (liberale) di decidere sulla propria persona, ma lascia vuoti in cui si apriranno contraddizioni e“strascichi” vari. È tipico della mole legislativa (italica in particolare, ma non solo) e tipico del diritto liberale (volto su tutto al “per tutti”), nonché di “lapolitica” italica (che è come “lascienza”: avendo ambedue poco o nulla a che fare con ciò che dovrebbero essere la politica e la scienza) confinare in un “clima” arido e squallido la “faccenda” cosí importante per gli umani come la fine dell’esistenza individuale (ciò per cui gli elleni dicevano thnetói gli esseri umani e non gli altri esseri animati, perché consapevoli della propria morte personale), mentre, anche su questo, si mette da parte il buon senso (dote sempre piú rara, che avrebbe, e da tempo, messo da parte querelles del genere, tanto piú in quanto sotto impronta, convinta od opportunistica, di matrice cattolica), quand’anche non vi entra in contrasto.

Esultanza degli iper-liberali, la Bonino e i radicali, soddisfazione dell’arco dei liberali «progressisti», dure critiche della Chiesa, opposizione dei liberali di destra (liberali sí, ma senza toccare i dettami ecclesiastici): tutto come da copione. Resta una domanda: chissà come mai questo diritto liberale, in qualche misura riconosciuto con il testamento biologico, e comunque sancito in generale dalla Costituzione, alla libertà di cura, quindi anche di altra cura o anche di non-cura, non viene applicato per il complesso di diagnosi, prognosi, cure mediche, e in particolare sui vaccini, resi obbligatori? Domanda ovviamente retorica: laddove volontà di comando statuale tramite l’apparato della Sanità, imposizione di una scienza vacillante da molte parti come la medicina, business miliardario della Big Pharma si impongono … tale diritto non vale. Ma resta sempre la coperta della matrice cattolica: “è per il benessere di tutti …”.

MM

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