Nea Polis

LA CAMPAGNA «ANTI-EBOLA»

I paesi africani che affacciano sul golfo di Guinea sono ricchissimi di materie prime: petrolio in Nigeria e Benin, diamanti in Sierra Leone e Costa d’Avorio, fosfati in Senegal e Togo, caucciú oro e diamanti in Liberia, oro e diamanti in Guinea e Ghana, bauxite in Guinea. Nelle zone piú fertili sono inoltre diffuse le monocolture: cacao – di cui la Costa d’Avorio è il maggior produttore mondiale – ananas, arachidi, cotone. Alle popolazioni locali (poverissime) va solo qualche briciola di queste risorse, spartite tra multinazionali – europee e statunitensi – ed élites locali, arricchite anche dai proventi delle esportazioni di legname pregiato. Poco importa se la deforestazione comporta conseguenze ambientali che aggravano il tenore di vita di quelle popolazioni. In quelle aree imperverserebbe oggi, si dice, l’«ebola», che ha provocato finora oltre 2.400 decessi. I media parlano di tragedia, ma non va dimenticato che l’evento – osserva Dinucci sul «manifesto» (18.09.2014), al cui articolo si fa qui riferimento e se ne fanno citazioni – resta limitato, se rapportato ai 350 milioni di abitanti dell’Africa occidentale e ai 950 milioni di tutta l’area subsahariana: qui ogni anno oltre un milione di morti vengono stimati per aids e 600 mila per malaria, mentre altri 600 mila bambini (1.600 al giorno per lo piú sotto i 5 anni) muoiono ogni anno di diarrea nell’Africa sub sahariana.

Queste e altre “malattie” della povertà, che provocano migliaia di morti premature e casi di invalidità, sono dovute alla sottoalimentazione e alla malnutrizione, alla mancanza di acqua potabile, alle cattive condizioni igienico-sanitarie in cui vive la popolazione povera, che (secondo i dati della stessa banca mondiale) costituisce il 70% di quella totale, di cui il 49% si trova in condizioni di povertà estrema.

Ora, nei paesi della fascia subsahariana che si affaccia su golfo di Guinea si starebbe diffondendo l’epidemia di «ebola». Il presidente Usa, Obama, ha recentemente dichiarato che

«su richiesta del governo liberiano» gli Usa stabiliranno un centro di comando militare in Liberia. […] «Un quartier generale di comanda della forza congiunta» specifica il comando Africa degli Stati uniti (la cui «area di responsabilità» copre l’intero continente, salvo l’Egitto). Il nuovo Quartier generale […] disporrà di almeno 3 mila militari Usa, un ponte aereo e un centro di smistamento in Senegal. Da lí eserciterà la funzione di «comando e controllo» dell’intera operazione internazionale anti-ebola, che prevede l’invio di personale medico e ospedali di campo. [Questo, sostiene Obama,] «è un esempio di cosa avviene quando l’America assume la leadershipnell’affrontare le maggiori sfide globali». Solo l’America «ha la capacità e la volontà di mobilitare il mondo contro i terroristi dell’Isis, chiamare a raccolta il mondo contro l’aggressione alla Russia, contenere e debellare l’epidemia di ebola», anche se gli Usa non sembrano esposti al rischio di una di diffusione del contagio sul loro territorio, secondo l’affermazione dello stesso Obama.

In quelle zone, però, si sono verificate proteste da parte delle popolazioni, come nel delta del Niger, a causa dei danni sociali e ambientali conseguenti allo sfruttamento del petrolio. Inoltre, gli investimenti cinesi, piú vantaggiosi e piú utili per quei paesi, e oggettivamente in concorrenza con i paesi occidentali, costituiscono minaccia per gli interessi delle multinazionali dell’Europa e degli Usa, i quali, fin dal 2007 – come informa Dinucci –, hanno dato vita al Comando Africa, che
dietro il paravento delle operazioni umanitarie, recluta e forma nei paesi africani ufficiali e forze speciali locali attraverso centinaia di attività militari. Importante base per tali operazioni è Sigonella, dove è stata dispiegata una Task force del corpo dei marine che, dotata di convertiplani Ospreys, invia a rotazione squadre in Africa, in particolare in quella occidentale.

Africa occidentale dove – con strumentale e cinico tempismo – inizia ora la campagna di Obama «contro l’ebola».

Lascio un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.