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LABORATORIO POLITICO: UN PRIMO PASSO

Va capito e ribadito che il governo “giallo-verde” Conte, M5S-Lega, esprime le due formazioni che, pur in modi differenti e con referenti in parte diversi, hanno raccolto il no della maggioranza della popolazione alle ricadute delle politiche condotte in Italia, basate sull’adesione alla (fase del capitalismo detta) «globalizzazione» con organismi preposti, come l’Ue-euro (con Nato sottesa), quindi (benché la fase sia sotto spinte al superamento globale, perché sempre piú ingestibile) politiche finora prone ai diktat di Ue/euro/Bce, grande capitale transnazionale, oligarchia (economica, sociale, politica, culturale) interna-intrecciata con quella esterna, al liberalismo scatenato (sul piano economico e non solo). Un no che ha configurato un oggettivo fronte sociale: da media, piccola e piccolissima imprenditoria (Nord, Centro, e non solo), ad artigianato residuo, ad agro-alimentare-pesca, ai lavoratori (comprese le «partite-Iva»), disoccupati, sottoccupati, inoccupati (del Sud, e di altrove), pensionati al minimo, tanti in ristrettezze economiche crescenti. E ha segnato una prima affermazione della “società dei due terzi” rovesciata: si è espressa nel «contratto» di governo M5S-Lega, che, pur ribadendo la collocazione nell’Ue/euro/Nato, affronta importanti aspetti delle ricadute, con prime risposte al fronte sociale emerso. L’opposizione al governo è solo reazione: vuole restaurare lo “stato di cose” precedente, comprende buona parte dell’establishment, il complesso dei media, e va da FI al Pd e codazzo di LeU, PaP, “ascari” vari (don Ciotti, Centri sociali, pseudo-antagonisti …).

Il problema è che “le cose” cominciano ora. Da un lato, la reazione (interna-esterna) preme per ripristinare lo status quo; dall’altro, si tende a una “neo-normalizzazione” in linea con le tendenze in Europa e Occidente a superare la (fase del capitalismo detta) «globalizzazione» con organismi preposti, per un assetto rinnovato, ma sempre subalterno e irto di altre contraddizioni. In tale quadro si situano le contraddizioni interne al governo: si vedano solo le differenze fra 5S e Lega su temi cruciali come Tav, Tap, nazionalizzazioni, risposta alle agenzie di rating e all’attacco sullo spread, e cosí via. E si situano le rilevazioni dei sondaggi sulle intenzioni di voto, con i 5S in relativo calo (sul 28-29%) e la Lega in crescita (sul 31-32%, fagocitando soprattutto il residuo centrodestra). Ciò indica che il governo ha un consenso decisivo (oltre in 60%, ma il gradimento arriva al 70%) e che le forze reazionarie sono finite (FI sull’8-9%, Pd sul 17%, codazzo non arriva al 5%). Ma le divergenze fra M5S e Lega mostrano quest’ultima come la forza (partito strutturato, che da tempo gestisce l’«esistente» in Comuni e Regioni) volta, piú dei 5S, al compromesso con l’«esistente», ossia a collocarsi nelle tendenze in atto in Europa e Occidente a superare la (fase del capitalismo detta) «globalizzazione» con organismi preposti, verso un assetto rinnovato, ma pur sempre continuativo. E di piú: si mostrano che non si sta andando verso la possibilità aperta. Quella di comprendere e far comprendere il contesto complessivo, il suo assetto, tendenze e contraddizioni, mirando a promuovere la traduzione dell’oggettivo fronte sociale in blocco sociale, il solo capace di assumere una via “altra” e “oltre”. Come aprire questa strada, rafforzando il fronte sociale e contrastando la “neo-normalizzazione”? Il modo: unire la comprensione (e la capacità di intervento, anche come spiegazioni di massa) alle campagne elettorali venture (amministrative ed europee), ma connettendosi all’avvio della costruzione “dal basso” della democrazia (senza aggettivi: tipo rappresentativa, delegata, partecipata, etc., e neanche digitale), tramite la promozione di consulte (rivolte a coloro che ci vogliano partecipare, costituite a livello locale e qui interrelate, fino al piano provinciale e se possibile regionale), volte a essere la base della comprensione e della sua diffusione, e a costituire il fondamento effettivo delle gestioni locali (in caso di successo, altrimenti dell’opposizione alle forze reazionarie che permangono o a quelle mezze-e-mezze che non vanno oltre una gestione un po’ diversa dell’«esistente»). Insomma: promuovere un movimento democratico organizzato. Di tutto ciò bisogna trattare, e su questo si fonda la proposta del «laboratorio politico» (espressa alla Festa 5S a Dicomano il 2 settembre), che intende rappresentarne la prima traduzione.

 

In allegato il testo di M.Monforte:

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