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LAMPI SULLA GRECIA E TUONI SULLO SFONDO: IL MES

esm-300x270Nei confronti della Grecia la «Troika» è stata superata dal «Brussel Group»: solo formalmente, però, perché la sostanza è rimasta tale e quale. Anzi il terzetto (Ue, Bce, Fmi) si è arricchito di un quarto componente: il Mes («Meccanismo europeo di stabilità»).
Quali ruolo e competenze di questo organismo, di cui non si parla per nulla, dopo un cenno quando venne istituito (24-25.03.2011)? Ne dà notizia «il manifesto» (28.03.2015), secondo cui in quelle date il Consiglio europeo  vale a dire i capi di Stato e di governo dei paesi dell’eurozona  decisero di emendare i «Trattati» e, per dare all’euro maggiore stabilità, crearono il Mes. La nuova istituzione non fa parte dell’Ue, ma si configura come «organismo internazionale», i cui membri sono i paesi dell’eurozona e il cui compito è di discutere i problemi relativi all’euro.
Il Mes ha veste di formale autonomia. I componenti sono membri dei governi nazionali, ma anche di un ente intergovernativo, legato alle élites finanziarie. Il direttore esecutivo, Klaus Regling, ha operato per anni presso il Fondo monetario  ente con cui il Mes collabora , è stato consulente del governo di A. Merkel sulla riforma del sistema finanziario, funzionario della Commissione europea e, per non farsi mancar nulla, ha svolto un ruolo attivo nella finanza privata («Moore Capital Strategy Group»).
Quale interfaccia tra istituzioni statali  autodichiarate e martellate come «democratiche»  e il mondo finanziario (dove il voto, che già nelle istituzioni statuali conta poco, conta ancora meno), il Mes, grazie alla sua natura bifida, rastrella soldi sul mercato dei capitali privati e, verso gli Stati, ha strumenti di penetrazione interna per imporre austerità funzionale a ripianare le banche. Il Mes si configura, pertanto, come uno dei piú potenti organismi sullo scacchiere, in grado di marginalizzare la Commissione Ue e, sembra, perfino la potente Bce, entrambe in qualche modo ancora connesse con la pesantezza degli istituti statuali.
Pare ora che il rifinanziamento del debito greco debba avvenire, in parte, a opera di tale “creatura”. C’è, perciò, da chiedersi – né certo la domanda appare campata in aria – se questa non sia anche una prova generale, o piuttosto un inizio, da estendere, poi, su larga scala, al fine di tenere meglio a bada i paesi “spendaccioni” e “indisciplinati” dell’Europa meridionale.

CB

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