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LE TRAME OCCULTE DELLA MARIJUANA LEGALE

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Da: http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina/4306-le-trame-occulte-della-marijuana-legale

Si sta sgretolando la War on Drugs, e la cannabis è la sostanza apri-fila del processo di legalizzazione che sta investendo l’intero pianeta: c’è il sapore di un cambio di paradigma.

Un fenomeno di massa e mondiale. L’attuale processo di legalizzazione è un fenomeno mondiale. Si potrebbe ricondurlo solo a un ricambio generazionale, ossia ritenere che a ingenerare un cambiamento cosí vasto sia la mutata predisposizione delle masse alle nuove politiche in materia di sostanze stupefacenti. In parte è vero, c’è la predisposizione popolare, ma questa non è un’innata caratteristica delle nuove generazioni, bensí il prodotto del sostrato culturale in cui si sono formate. Ed si può credere che tale sostrato sia un prodotto libero da influenze esterne?

Del resto lo status illegale della cannabis non è stato (né è) accompagnato da un apparato mediatico (film e canzoni) adeguato contro il consumo. È sempre esistita un’incoerenza ridicola tra legge e uso (determinato a monte dall’impianto mediatico), che si è riflessa sull’efficacia delle norme proibizioniste, le cui finalità sociali apparenti (sradicare il consumo di stupefacenti illeciti) non hanno trovato realizzazione. Certo, c’è stato il periodo di «Reefer Madness», «Marijuana Assassin of Youth» e «Che fine ha fatto Totò Baby?», ma, con tempi un po’ diversi in Europa e in America, dagli anni sessanta, l’apparato mediatico ha tacitamente invertito rotta e si è uniformato a dipingere la cannabis come un frutto proibito, con le implicazioni attrattive correlate.

Del resto, i dati sono chiari. Il proibizionismo penalista nulla ha potuto contro la forza dell’apparato mediatico e i consumi di cannabis, invece di scomparire, sono costantemente aumentati, cosí come è progressivamente aumentata la generale accettazione della legalizzazione anche tra i non consumatori. Tutto ciò in sfregio all’inasprirsi delle sanzioni giuridiche e di pari passo con l’intensificarsi dell’azione propagandistica mediatica velata.

Strategie diverse per società diverse. Un ulteriore indizio che porta a sospettare manovre occulte di società mondiali nel processo di legalizzazione proviene da due paesi come l’Iran e il Messico. In Iran si è da poco iniziata a prospettare la legalizzazione del commercio e del consumo di oppio e cannabis1. Eppure, il colosso sciita non dovrebbe essere molto sintonizzato con le politiche occidentali. Una sincronia singolare.

In Messico, invece, solo il 20% della popolazione supporta la legalizzazione della cannabis ricreativa2. Come fare allora ad attuare l’agenda occulta in questo paese? Niente paura, dove non arrivano gli strumenti della democrazia rappresentativa arriva in soccorso l’apparato giudiziario. La stessa cosa è successa in Messico con i matrimoni tra omosessuali. Nel caso della cannabis il massimo organo giudiziario della nazione meso-americana ha da poco stabilito che il diritto di fumare erba è un bene costituzionalmente tutelato3. E si pensi che la decisione è stata presa con ben 4 voti favorevoli su 5, un’ampia maggioranza all’interno del collegio giudicante, e l’unico giudice contrario, non era in disaccordo con gli altri 4 sul diritto di fumare cannabis: ha votato no solo perché in Messico la compravendita di semi di cannabis è illecita (mentre in Italia è legale) e per una questione di coerenza dell’ordinamento giuridico ha ritenuto antinomica (e quindi giuridicamente inammissibile) l’esistenza di una norma che desse il permesso di coltivare cannabis e di una che ne vietasse l’acquisto dei semi (facendo prevalere la seconda).

Insomma, una posizione singolare in tema di cannabis quella della magistratura messicana (unicum nel panorama mondiale): non a caso in un paese dove l’unica possibile via per la legalizzazione è quella giudiziaria.

Gli indizi italiani. Passando ora all’Italia, due indizi saltano subito all’occhio.

Primo, è stato formato un intergruppo a cui hanno aderito circa 300 parlamentari di tutti gli schieramenti, da sinistra a destra. In tutta la storia della Repubblica non si era mai verificata una cosí ampia e variegata adesione a un intergruppo parlamentare, e su tema cosí politicamente scomodo. Singolare.

Secondo, tra i pochi esponenti di destra che hanno aderito all’intergruppo c’è l’onorevole Antonio Martino, il quale presentò domanda d’iscrizione alla loggia massonica P2 il 6 luglio del 19804. Anche questo è singolare.

Un orologio svizzero costruito da personalità influenti. Il movimento riformatore mondiale è finanziato da alcuni degli uomini piú influenti del pianeta, tra cui George Soros5 e Richard Branson (il magnate della Virgin, colosso musicale e dei trasporti aerei).

È stata anche creata un’associazione privata che spinge per la legalizzazione di tutte le sostanze stupefacenti a cui hanno aderito numerosi ex capi di Stato ed ex ministri da tutto il mondo: la «Global Commission On Drug Policy»6. Tale associazione ha prodotto persino un video (in stile cartone animato) dal forte impatto emotivo in cui viene trasposta in chiave figurata la nascita e il declino della fallimentare Guerra alla Droga (War on Drugs). Consigliata vivamente la visione, è breve e avvincente e deve essere costato non pochi soldi produrlo.

L’allineamento accademico. Anche le istituzioni di ricerca scientifica sembrano essersi adeguate al cambiamento dei tempi.

È di quest’estate un autorevole studio dell’«American Psychological Association»7 (durato vent’anni, e conclusosi proprio nel momento giusto) in cui si afferma che la marijuana non provoca nessun danno alla salute, nemmeno se usata in grandi quantità fin dall’adolescenza. Un istituto di ricerca governativo Usa ha da poco annunciato di aver scoperto che la cannabis uccide le cellule tumorali8. E questi sono solo alcuni tra i piú indicativi e recenti esempi che si possono fare circa la nuova tendenza accademica.

Il paradosso. Resta la domanda di fondo: perché le stesse forze occulte che hanno reso la marijuana illegale a livello planetario, stanno ora lavorando per rilegalizzarla? Tutto ciò secondo un progetto che prevedeva sin dall’inizio questa sequenza schizofrenica di tendenze (avvalorata dalla di creazione del frutto proibito messa in atto dai media almeno a partire dagli anni sessanta).

Quanto detto non cambia la posizione [di chi scrive] favorevole alla legalizzazione: è innanzitutto una posizione libertaria di principio. Oltretutto non si può nemmeno dire che converrebbe essere contrari alla legalizzazione perché “gli Illuminati” l’appoggiano; d’altronde gli stessi “Illuminati” l’hanno prima resa illegale, per cui, per un analogo ragionamento, converrebbe anche essere a favore della legalizzazione. Insomma, converrebbe essere sia favorevoli che contrari a essa.

1 http://www.hightimes.com/read/iran-considers-cannabis-legalization . Saeed Sefatian, membro del Council for the Discernment of the Expediency (il piú alto organo consultivo in tema di politiche legislative in Iran, istituito nel 1987 dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini) ha proposto di legalizzare il commercio di cannabis e oppio.

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