È certo che è quanto mai urgente aiutare questo «piccolo popolo di destra» a farsi un’idea un po’ meno mitica delle reali condizioni di vita dei «funzionari» e, in maniera generale, dell’elettorato popolare della sinistra (sarebbe anche augurabile l’inverso; non è sicuro, per esempio, che un addetto al terminal che vota a sinistra abbia un’idea molto chiara delle difficoltà materiali e morali di un piccolo contadino che vota a destra). Ma sempre non arrivo a leggere in questo tipo di recriminazioni [da parte del «piccolo popolo di destra» n.d.r.], – per quanto fantasmatiche possano essere – la minima nostalgia di un ordine sociale gerarchico, conforme all’“ineguaglianza naturale” e sanzionato da una volontà divina. Vi ritroverei, talvolta, anche un vero profumo di sanculottes4.
[… Ed è] certo, per esempio, che i sindacati della «funzione pubblica» (e, in particolare, quelli dell’Istruzione) non misurino sempre fino a che punto, agli occhi dei lavoratori del settore privato, sia un privilegio oggi incredibile l’essere pressappoco protetti dalla concorrenza della manodopera straniera (situazione che, d’altronde, potrebbe cambiare – con l’aiuto di «flessibilità» e «contrattualizzazione» – molto piú in fretta di quanto non si creda). Di fatto, l’esistenza, per esempio, di una «rete di istruzione senza frontiere» (o di ogni altra istituzione caritativa, essenzialmente animata da «funzionari»), non ha, di per se stessa, niente di sorprendente. I suoi membri, in effetti, non devono quasi mai assumere di persona il reale prezzo della loro buona volontà umanitaria. Si immaginano con gran difficoltà, al contrario, i lavoratori dell’edilizia […] mettere in piedi da se stessi una «rete di edilizia senza frontiere», destinata a far venire in Francia lavoratori dei paesi dell’Est o del «terzo mondo», che accetterebbero di essere ancora piú maltrattati e mal pagati di loro.
Disgraziatamente, è questo genere di situazione, vissuta quotidianamente dalle classi popolari piú modeste, che i partiti di sinistra (nella misura in cui gli “addetti” del «settore pubblico» costituiscono ormai una delle basi principali del loro elettorato e dei loro quadri militanti) hanno sempre piú difficoltà a comprendere e ad ammettere. Fino a finire per considerare i lavoratori del settore privato – cioè, lo si dimentica troppo spesso, quelli che vivono la condizione proletaria nella sua forma piú dura (poiché il loro impiego è quello che ha meno sicurezze e che è piú sottoposto alla concorrenza mondiale) – come «razzisti», «xenofobi», o animati dalla sola «paura dell’altro»5.
1 Professore di filosofia a Besançon e militante del Partito comunista e del Fronte di sinistra, dalla risposta alla cui lunga lettera, come dice Michéa, gli è venuta l’idea di questo suo lavoro, Les mystères de la gauche [n.d.r.].
2 Bobbio ha sostenuto, in piú occasioni, al fondo di che ciò che distingue, separa e contrappone la sinistra dalla destra vo sono l’idea e il dato di fatto che la sinistra assume e porta avanti l’idea dell’egualitarismo [n.d.r.].
3 Con questo termine Micéa intende gli addetti al «settore pubblico» (cosí falsamente denominato, per dare a intendere che lo Stato è il popolo: si tratta del settore statale, nelle sue articolazione, dal centro ai livelli locali) [n.d.r.].
4 Il termine designa il popolo rivoluzionario a Parigi e in Francia nella Rivoluzione del 1789 e anni seguenti [n.d.r.].
5 J.-Cl. Michéa, Les mystères de la gauche, Paris, Flammarion, 20142, Scolio M e n. 1, pp. 112-115 [corsivi dell’autore; trad. it. di M. Monforte].
In quest’Italia, dove si può ormai affermare senza essere smentiti che va a votare solo un «avente diritto» su due; in quest’Italia dove, per chi ha il minimo di cervello per vederlo, la sinistra si è ormai chiaramente mostrata come altra faccia della destra, e viceversa (il che dà conto, detto en passant, della presente disgregazione delle forze che si denominano «di destra»: poiché la politica pro-capitale e pro-globalizzazione e pro-imperativi esteri la conduce la sinistra – il che la dice lunga su che cos’è il Pd & appendici – la destra nel suo complesso non ha proprie basi, escluso il fatto di spostarsi su posizioni piú para-anti «stato di cose», vedi Lega) – c’è tuttavia la realtà dell’elettorato popolare che, quando e se va alle urne, vota a destra.