Nea Polis

SUL “CASO VOLKSWAGEN”

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Non riporto numeri né cito fonti: esprimo le mie considerazioni. Come (auto-)referenza, posso dire che lavoro in questo campo da 21 anni, e per 40 ho sentito i racconti di mio padre, ispettore Fiat con incarichi speciali soprattutto negli Stati Uniti (oltre che in Arabia, Giappone, Egitto, Grecia …).

Il mercato dell’auto e il suo indotto è, per i paesi industrializzati, una delle fonti di maggior guadagno, insieme all’industria bellica e a quella farmaceutico-sanitaria. Non deve stupire, quindi, l’attuale rimescolamento di carte, che vede VW sul banco degli imputati, ma che assicurerà, come sempre, nuovi guadagni ai soliti vertici.

Il gruppo Volkswagen ha fatto né piú né meno di quello che fanno tutte le case automobilistiche: per adeguarsi agli standarddei vari paesi, i costruttori adottano diverse strategie, ma sempre di strategie si tratta («strategia» è un termine bellico, e viviamo quotidianamente in assetto di guerra, a partire da quella economica). Se l’opinione comune, diretta a bacchetta daimedia, ritiene assurdo e discutibile il comportamento di un colosso come VW, altrettanto assurdo e discutibile dovrebbe sembrare il rispetto dei parametri imposti di volta in volta dai vari Stati. Non è il capriccio a farla da padrone, come parrebbe, ma un intento ben piú remunerativo. Una prima domanda è spontanea: gli attentissimi e zelanti Stati Uniti, come mai solo oggi si accorgono del misfatto VW?

Ricordo, en passant, che alla fine degli anni ottanta-inizi anni novanta fu introdotta la «benzina verde»: al di là della dicitura, la benzina verde è stata, fin dall’inizio, molto piú inquinante della benzina normale o super. Come spesso succede, si inventa un nome accattivante (e fuorviante) per camuffare le peggiori intenzioni. «Benzina verde» suggerisce addirittura un’immagine ecologica. Del resto, il veterinario dice “addormentiamo il gatto” quando ci “consiglia” di fargli l’iniezione letale; o viene chiamata «Valle del Sole» quella struttura-lager annessa all’ospedale di Borgo Val di Taro dove entrano vivi (salutando il sole) ed escono morti tutti i pazienti lí ricoverati.

Sempre in quegli anni (’80-90), fu adottato il «catalizzatore» (la «marmitta catalitica»): la legge imponeva di abbattere le emissioni nocive dei gas di scarico, mentre in realtà quell’aggeggio era un vero e proprio produttore di inquinamento in grandi quantità. Ora si parla del Fap («filtro anti articolato»), altro dispositivo dichiarato di «antinquinamento», che, per sua stessa natura, è altamente inquinante. È come succede con la massa crescente di rifiuti: se ci fosse, a monte, la vera volontà di ridurli, non basterebbe agire all’origine, impedendo o limitando la produzione di scatolame, imballi, involucri, polistirolo, contenitori di plastica, sacchetti …? Eppure, la produzione di “articoli” non solo inutili, ma addirittura dannosi, come i dispositivi «antinquinamento», e l’imposizione per legge del loro uso, rappresenta perfettamente quanto si è spesso ribadito: quando le premesse sono errate, le conseguenze non possono che essere assurde. E si può ben capire che tutto ciò va a esclusivo vantaggio dei “soliti noti” (multinazionali, ministri, portaborse di questi ultimi …).

Tornando al caso Volkswagen: perché gli Stati Uniti stanno boicottando, ora, il marchio tedesco? Negli Usa non si producono auto diesel. Le auto diesel a marchio americano montano motori Fiat. Fiat produce per Alfa, Cadillac, Chrysler, Lancia, Ford, Opel, Saab, Suzuki, Tata, Peugeot, Iveco per i mezzi commerciali, e altre case ancora. La Chrysler, prima di essere acquistata da Fiat, faceva produrre i suoi motori a VM, altra azienda di Cento Ferrarese (FE), leader in questo campo. A onor del vero, il miglior progetto di motore diesel resta comunque Fiat (il common rail), suo esclusivo per molti anni, poi venduto anche ad altre case, compresa Volkswagen.

Ora, si direbbe che gli Stati Uniti stiano mettendo in atto un sorta di protezionismo: con le auto diesel, grazie a Fiat-Chrysler, sono indipendenti, ossia soddisfano il mercato interno, e possono tranquillamente soddisfare quello estero. Ma l’orientamento americano in fatto di auto va verso l’emancipazione dal petrolio. Gli Stati Uniti si stanno specializzando nell’auto elettrica, dove sono attualmente leader indiscussi: la «Testa» è l’auto del futuro, al di sopra di ogni concorrenza (prezzo è ancora proibitivo, ma presto alla portata di molti). Però non si pensi che l’auto elettrica non inquini! Il problema di smaltimento delle batterie elettriche è ben piú grave dei fumi VW, oltre al fatto che, per produrre l’energia elettrica necessaria a ricaricare milioni di batterie, serviranno nuove centrali – nucleari.

Ma gli Stati Uniti hanno una missione: devono dimostrare all’Europa che, con una notizia giornalistica, possono abbattere le borse e inchiodare l’economia del paese trainante (la Germania). Devono dimostrare che, chi non sta con loro al 100%, è in qualsiasi momento punibile. La Germania nutre qualche “simpatia” o comunque rapporto non ostile per Putin, e questo non piace a Obama – da notare: le auto straniere che circolano in Russia sono quasi esclusivamente tedesche.

In realtà, mi pare che gli Stati Uniti temano di perdere la loro influenza sull’Europa, alleata imprescindibile per allungare le zampe sui pozzi petroliferi arabi, oltre che per contrastare la Russia. L’America ha un popolo di pavidi, compreso il presidente e i massimi dirigenti degli Usa. È un’azione su piú fronti quella che stanno portanti avanti: 1) ammonizione alla Germania, vilipesa di fronte al mondo intero; 2) produzione autonoma di auto diesel; 3) distacco dal petrolio di provenienza araba, e tendenza verso l’elettrico.

Quello che è certo è che a nessuno interessa la salvaguardia della Terra, perché ciò non porta guadagni in termini capitalistici. È risaputo che l’auto ad acqua è pronta e funzionante da mezzo secolo: zero spesa, zero inquinamento = zero interesse nel diffonderla! Ma il futuro non viene situato nell’auto guidata dall’essere umano: dovremo avere dei “mezzi intelligenti”, che soppianteranno il pilota. La benzina e il gasolio sono, a questo punto, dei propellenti obsoleti, mentre le batterie e l’elettricità permettono facilmente il controllo remoto (bus e metropolitana senza autista sono già ampiamente diffusi).

Comunque, il ciclo produttivo che crea problemi, per poi far finta di risolverli, genera i guadagni necessari a nutrire il sempre piú affamato mostro del Capitalismo. E il caso Volkswagen è l’ennesima trovata che va in questa direzione.

M.G.Conti

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