Questo film di Ken Loach, «Palma d’oro al festival di Cannes (ma in sé i premi cinematografici valgono quel che valgono), è davvero da vedere. Senza aspettarsi happy end e neanche una qualche (aristotelica) kátharsis: per il realismo, pare una sorta di documentario, né si esce “sollevati”. Sintetizzando (per chi non l’ha visto): a Daniel Blake, onesto carpentiere e falegname ben padrone del mestiere, il cuore ormai impedisce lavori usuranti. Ma la burocrazia respinge quanto attesta il medico. Una «professionista» dell’apparato non gli fa avere il sussidio di disoccupazione, lo costringe a cercare prima un lavoro, lo forza a frequentare un workshop insopportabile su “come si scrivono i curricula”, a stendere e distribuire il suo curriculum. E tutto passa per l’uso obbligatorio del computer – ma Blake, lavoratore specializzato, non lo sa usare. E tutto si avvita: ore di musichette d’attesa al telefono, senza riscontri, ricorsi non inoltrati o senza risposte, incontri con “addetti” senza sbocchi. Cerchio infernale, ma Blake è tenace: vuole i suoi diritti. Intanto fa amicizia con Katie, mamma single di due bambini, nuova vicina di casa, anch’ella disastrata dalla burocrazia, le sistema un po’ l’abitazione fatiscente e l’aiuta a badare ai figli. E Katie fa l’impossibile per trovare lavoro, ma incontra solo chi l’“aiuta” mettendola a fare la prostituta. E c’è il vicino nero di Blake, che si arrangia contrabbandando scarpe sportive copiate che gli arrivano dalla Cina, e c’è un’impiegata pubblica che cerca di aiutare Blake, perciò sanzionata dai superiori. Conclusione? Senza speranza: grazie a un avvocato, Blake sta infine arrivando a risolvere il “problema burocratico” che l’ha gettato nella piú nera miseria, ed è stroncato da un infarto.
Critica forte: la burocrazia oppressiva e anti-umana (nello specifico: le disposizioni del governo conservatore di Cameron), la tecnocrazia dell’Ue che l’ispira e detta le regole (il film è di prima che fosse decisa la Brexit – en passant, risulta indirettamente che “gente” siano gli anti-Brexit: dai giovani scervellati dello slogan “i vecchi ci rubano il futuro” ai colpi di coda messi in moto da squallidi personaggi, probabilmente pagati, quali la mezza-inglese che ha fatto ricorso e un deputato, ora ex, anglo-italico). E, ancora piú a fondo, è l’accusa al liberalismo economico forsennato, con i suoi trattati, con l’Ue, con il suo dispiegamento planetario nella cosiddetta «globalizzazione».
Sí, il film è da vedere: parla dell’Inghilterra, e anche di noi (la critica ai conservatori inglesi è un dettaglio: sarebbe quello di un’altra “bandierina” con altre forze politiche al governo). E vi sono le implicazioni: l’uso forzato del computer è vessatorio e dittatoriale, volto a sottomettere tutti all’alienazione informatica, dilata (non sveltisce) i tempi, aumenta i circoli viziosi (non li supera), accresce (non riduce) l’oppressione della burocrazia, la quale diventa ancor piú, nel suo razionalismo che si traduce in iper-razionalismo, tirannica e demenziale. Ma questo è il “modo d’essere” dello Stato, che non è la società, ma la comanda e controlla, insieme al controllo interno agli stessi apparati burocratici, che devono procedere in base a normative del tutto astratte (com’è il diritto nel suo complesso), “macchinalmente”, senza e anzi contro ogni relazione umana: nella burocrazia si mostra lo Stato – lo Stato del capitalismo, lo Stato del liberalismo –, potenza strutturata che si basa sulla violenza organizzata, nelle forze militari (esterne e interne) e, appunto, nella burocrazia: lo Stato che domina società e singoli, decidendone, nell’impassibilità dell’astrazione, le sorti.
Il film si chiude su Katie che, al funerale di Blake (pochi i presenti, fra i quali però anche l’impiegata che, a proprio rischio, aveva cercato di aiutarlo), legge la lettera scritto (a mano) da Daniel per l’incontro di soluzione del “problema burocratico”. Blake diceva fieramente, senza essere patetico: “io sono un cittadino, un uomo libero, e voglio essere trattato da cittadino”. Toccante, giusto. Ma è precisamente questo che è impossibile: sotto il comando del capitalismo e del suo Stato, con la tecnologia scatenata e imposta, “messi in forma” dall’ideologia del liberalismo, i lavoratori e le classi subalterne sono solo sudditi (e certo non solo gli inglesi, che, formalmente, sono «sudditi di sua maestà britannica»), sono soggetti e assoggettati, anche se pro forma vengono detti cittadini. Se lo fossero, i Daniel Blake non verrebbero vessati dalla burocrazia – e tutto il resto di oppressione, sfruttamento, devastazione che si può aggiungere –, perché si avrebbe la democrazia (e non il “sistema” oligarchico liberale), sarebbero i cittadini stessi che gestiscono (a rotazione) le istituzioni, sarebbero i cittadini a essere le istituzioni. E proprio questo è l’obiettivo da perseguire, contro il baratro oscuro e insensato di questo presente.
MM
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(Immagine in evidenza: Di Utente:Bart ryker – clip ufficiale, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5953192)