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AFRICA: UN DISASTRO IN CORSO E CRESCENTE – VOLUTO E PROCURATO

Informa l’economista Jaques Barthelot (Il bacio della morte dell’Europa all’Africa, «Le monde diplomatique», settembre 2014) che nella scorsa estate l’Unione europea ha concluso i trattati di «libero scambio» con i capi di Stato della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, dell’Africa australe e, infine, del Camerun.

Dopo una trattativa ultradecennale le resistenze degli Stati africani sono state sconfitte. Che cosa prevede l’accordo di partenariato con l’Ue? La soppressione di 3/4 dei diritti doganali per le esportazioni dell’Ue in Africa, mentre le importazioni dall’Africa occidentale nell’Ue saranno totalmente esenti da dazi.

L’artefice di tale pensata sarebbe il Wto (Organizzazione mondiale del commercio), a cui i produttori di banane latino-americani avevano denunciato il trattamento preferenziale accordato dall’Ue, tra gli altri, ad alcuni paesi africani. E, poiché i denuncianti hanno l’appoggio Usa – i cui desideri per l’Ue sono ordini -, l’esito era scontato. I diritti doganali che paesi come la Nigeria, la Costa d’Avorio o il Ghana dovranno pagare all’Ue, senza contropartite, sono enormi: il “buco” nelle casse africane potrebbe raggiungere € 2,3 miliardi. Ora, il Prodotto interno lordo (Pil) dei paesi che hanno proposto il ricorso al Wto contro le “preferenze” all’Africa è sensibilmente piú alto – tre, quattro volte tanto – di quello di paesi come la Nigeria, la Costa d’Avorio, il Ghana (che pur sono considerati i meno poveri dell’area). E va tenuto presente che le valute dei paesi latino-americani sono collegate al dollaro e godono dei vantaggi della politica Usa di moneta debole in confronto all’euro, a cui è, invece, legato il franco Cfa delle ex colonie francesi.

 L’Africa ospiterà tra qualche anno il maggior numero di persone viventi con meno di 1 dollaro al giorno.

Questo si legge nel documento votato all’unanimità dall’Assemblea nazionale francese e assunto dalla delegazione francese all’Ue: in tale testo la Francia sostiene di non potersi assumere la responsabilità di spingere l’Africa verso il caos, con la scusa di obbedire alle regole del Wto.

Nel parlamento europeo si sono levate anche altre voci contro i suddetti accordi. Ma, tra tali voci, non è menzionata quella dell’Italia. Eppure avrebbe avuto tutto l’interesse a farsi sentire – e anche con forza –, se non per motivi umanitari, almeno per le prevedibili conseguenze che ne deriveranno.

Che potranno fare le migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, di persone gettate nella disperazione se non tentare, magari anche sapendo in partenza di rischiare la vita, di abbandonare il loro paese per approdare “in Europa”? E intanto l’“Europa” rampogna l’Italia, perché non si dà da fare abbastanza, perché non soccorre abbastanza, perché non è abbastanza ospitale con gli immigrati, e cosí via. Ma come minimo dei contributi alla spesa, continua e crescente – che, se non si mutano le condizioni di fondo, occorre e occorrerà -, non vuol nemmeno sentir parlare: “mancano i soldi!”- sostiene l’Ue. E allora dovrebbe averli l’Italia? A cui l’Ue non fa sconti, quando si tratta di «pareggio di bilancio», mentre fa «orecchie da mercante» sulla revisione degli accordi di Dublino, che impongono l’accoglienza al paese sulle cui rive approdano le carrette degli africani.

CB

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