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ALLE ELEZIONI, NELLA POLITICA-DEL-MEZZO-E-MEZZO, SI PUÒ SOLO SPOSTARE “QUALCOSA”

La mia valutazione sulle prossime elezioni come situate nel “quadro” della «politica-del-mezzo-e-mezzo» (non solo italico, ma tralascio l’estero) è dimostrata. Non è centrato o solo in parte il “nodo” centrale: denunciare e contrastare la [fase del capitalismo detta] «globalizzazione»-Ue/euro-Nato sottesa-ricadute (dal dissolvimento di popolo e paese all’immigrazione-stanziamento immigrati) .

1) A sinistra: è oggetto di accettazione “oltranzista” (Renzi-Pd & “cespugli” della sua mini-coalizione detta «centrosinistra»: “Ue sí, finanza comune centralizzata, Stati uniti d’Europa”), ma con mance elettorali e qualche “pezza” (discutibile) all’interno del paese, e parimenti oltranzista, ma piú “sparata” e sul liberalismo sociale e sulle “pezze” economiche (Liberi e Uguali, gran parte dei cui massimi esponenti hanno condiviso con Renzi-Pd tutte le precedenti “operazioni”); inoltre si ha anche l’opposizione (vedi Potere al Popolo) a parole, non alla (fase del capitalismo detta) «globalizzazione» (mai in evidenza) bensí a Ue/euro/Nato, non intendendo però rompere l’Ue/con l’Ue, ma “rivederne i trattati”, ossia modificarne le politiche, come se, a parte tale intento fantasioso, «globalizzazione» (liberalismo capitalistico scatenato), Ue, euro, trattati, fossero elementi distinti, e per il resto liberalismo sfrenato sul piano di immigrazione-stanziamento e condizioni socio-culturali.

2) A «né di destra né di sinistra» dei 5S, si trova l’accettazione di Ue/euro (e Nato sottesa, e nessun accenno alla [fase del capitalismo detta] «globalizzazione»), ma con posizioni oscillanti sulla politica da seguire verso Ue/euro e con una serie di modifiche socio-economiche all’interno; centrale il «reddito di cittadinanza», esteso anche alle pensioni minime, peraltro “discutibile” nelle sue modalità forzose (formazione obbligata con l’accoglimento fino a tre proposte successive di lavoro, pena la decadenza dal «reddito»), senza un globale piano produttivo, con tanto di necessario controllo dei capitali, con posizioni anch’esse oscillanti sui “nodi” di sicurezza e immigrazione.stanziamento, ma supportate dal “cavallo di battaglia” di “onestà, legalità, trasparenza” (come se la gestione politico-statuale fosse una questione tecnica, per cui basta la “correttezza”).

3) A destra, dal «sí» a Ue/euro (e Nato sottesa) con maggiore decisione sull’accettazione o meno delle direttive Ue e con “pezze” socio-economiche “intense” all’interno (dai € 1.000 di pensione minima alla «tassa piatta», pro “ricchi” ma anche allettante per gli “inseriti” dei primi € 12.000 esentasse), nonché con meno liberalismo su sicurezza e immigrazione (vedi Forza Italia ma anche Noi con l’Italia), a posizioni piú dure (Lega, e anche Fratelli d’Italia), volte non tanto al «no» frontale a Ue/euro (e Nato sottesa, né si parla esplicitamente della [fase del capitalismo detta] «globalizzazione»), quanto a condurre tale «no» in modo “aggirante”, indicando una moneta italica (a fianco ma alternativa all’€), la non-accettazione delle direttive Ue negative (con superiorità dello ius interno rispetto a quello Ue, e abolizione del fiscal compact, del bail in, restrizione dell’ambito operativo bancario e non-sostegno alle banche speculanti in borsa), con modifiche socio-economiche (abolizione della Legge Fornero, € 1.000 di pensione minima, «tassa piatta» pro “ricchi” ma allettante … etc.) e “mano dura” su confini, sicurezza, immigrazione-stanziamento.

Lascio da parte le posizioni piú estreme: a sinistra (dal gruppo di Rizzo detto Partito comunista con lista, al gruppo di Ferrando detto Partito comunista dei lavoratori che, con un altro gruppo, propone Sinistra rivoluzionaria), dove si indica un netto «no» a capitalismo, «globalizzazione», Ue, euro, Nato, connettendolo a “evocazioni” di passate esperienze del «socialismo reale» («di Stato») e presumendo di saperle un po’ «rivedere e correggere», ma senza concretezza né “presa” piú estesa fra la “gente”; a destra (Forza nuova e Casa Pound), dove il capitalismo non si nomina, però si dice «no» a «globalizzazione», Ue, euro, Nato, ma legandolo a trucide evocazione del passato regime fascista, e senza concretezza e con “presa” fra la “gente” sempre ridotta. Tuttavia anche queste due “ali estreme” completano il “ventaglio” dell’«offerta elettorale», e proprio nella loro inanità non superano, ma ribadiscono, il “quadro” della «politica-del-mezzo-e-mezzo» che ho indicato.

Prospettive: vi si tornerà dopo il 4 marzo, tuttavia l’assetto successivo, qualunque sia, sarà instabile(anche con il solo pieno successo possibile, della destra, date le divisioni fra FI-N con l’I e Lega-Fd’I). E per il voto? Espongo le mie opinioni: a) chi non vota, sdegnato da sistema elettorale e situazione ha la mia comprensione, se ne resterà a casa o altrove e basta (per divertirsi: chi sia arrabbiato, può recarsi presso qualche centro di «antagonisti», quelli che, oltre a scontri con la polizia dove e appena possibile, da discepoli di Negri [lo sappiano o no] dicono “vogliamo un po’ di soldi aspettando l’avvento del comunismo”: ebbene, offrono una birra a che va da loro a strappare la tessera elettorale). b) Chi intende votare, ritengo dovrebbe cercare almeno che il suo voto concorra a contrastare posizioni e forze pro Ue/euro (e Nato sottesa, e quindi pro [fase del capitalismo detta] «globalizzazione»-sue ricadute), nonché posizioni e forze dai proclami altisonanti ma falsificanti. Per il resto, ci si può solo rimettere avalutazioni di ognuno (che però, ne sono certo, copriranno una minima parte delle decisioni) econvinzioni (sia a sinistra, sia a «né di destra né di sinistra», sia a destra, che invece, ne sono certo, muoveranno la maggior parte delle decisioni).
MM

2 Commenti

  1. mario

    In particolare: a Firenze, dove scrivo, Renzi prende il 44% dei voti (i media: “è la trincea fiorentina”). Da notare che “buco retrivo” c’è in questa città, che ha dato oltre 100.000 voti al cartone animato di Renzi, Nardella, messo fra “i sindaci piú amati” d’Italia, il cui operato va dallo sventramento della città con le tramvie (treni) e il rovinoso sotto-attraversamento Tav, alla torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio messa come albero di natale nelle feste natalizie, all’esposizione della “scultura”-ammasso di biche in P.za Signoria, etc. La ragnatela di “interessi” e “interessati”, e la vischiosità dell’elettorato piddino, hanno dato questi voti (poco spostati su LeU), insieme all’ignoranza sempre piú accecante, un obbrobrio per la città che fu la sede del Rinascimento. Conferma: la lista Bonino riceve piú che altrove. Un esito un po’ soddisfacente c’è per Potere al Popolo(piú di 2.400 voti), ma l’ingresso in parlamento resta un miraggio. Comunque, anche a Firenze il consenso a Pd & affini si va “restringendo” e, in tale contesto, è buona l’affermazione (circa 24%) di Bagnai, e della Lega che l’ha presentato. Da rilevare il successo di Borghi in una città storica e artistica quale Siena (già roccaforte Ds poi Pd).

    In generale, pur nell’indecenza dell’astruso e artificioso Rosatellum, fatto in primo luogo per danneggiare il M5S, e nel polverone della campagna elettorale volto a occultare il vero “nodo” di fondo, benché si tratti del rituale, detto «democratico», del “sistema” liberale oligarchico-rappresentativo (i tantissimi che si delegano ai pochissimi), e in attesa di sapere l’assegnazione (lambiccata) dei seggi in parlamento (base per formare o no il prossimo governo), ebbene, con una partecipazione al voto non enorme ma accettabile, gli esiti sono inequivocabili e fattivi.

    – Crollo Pd (sotto la “soglia psicologica” del 20%) e flop di LeU (al 3,5%). Una “resa dei conti” piddina, con Franceschini, Emiliano, Orlando e altri ancora, sarà inevitabile per Renzi, e il suo progetto di un proprio partito dovrebbe sfumare (condizionale d’obbligo, perché molti eletti Pd, fra cui la Boschi catapultata a Bolzano a prendere i voti della Svp, sono “renziani di ferro”, … o finora). Le prospettive del Pd restano oscure, e cosí quelle di LeU (anche qui vi sarà un sommovimento).

    – Pieno successo del M5S (oltre il 31%, si afferma nel Sud e non solo), prima forza politica del paese che propone Di Maio a capo dell’eventuale futuro governo, e successo della Lega (piú del 18%, estesa dalle sue regioni “di forza” nel Nord e, come esiti, alle costole del Pd), maggiore forza della coalizione con FI, Fd’I, N con l’I, mettendo a latere come collaterale Berlusconi-FI nella coalizione stessa, con candidatura di Salvini a capo dell’eventuale futuro governo.

    – Esiti da prefissi telefonici sia, a destra, di Casa Pound (ne incolpa il poco spazio sui media) o del Popolo della Famiglia (contento di “riunire gli identitari cattolici”), sia, a sinistra, di Rizzo e di Ferrando. E (mi soffermo di piú per le adesioni di amici e conoscenti) anche non rilevanza, pur con piú consistenza (sull’1,2%), di PaP, che (com’ho previsto) ora dice «le elezioni sono solo l’inizio», « il pretesto per metterci insieme», e prosegue come «movimento popolare», per «impedire che questo paese» slitti «ancora piú a destra»: non dice niente sulle pensioni (la Lega vuole abolire la L. Fornero), mette insieme il lavoro (già la Lega vuole ripristinare l’art. 18), l’ambiente (ormai tema generale, specie del M5S), i diritti (che poi sono “accoglienza senza se e senza ma”, e insistenza su genere-“transgenere” etc., a cui è noto che gli italiani sono interessatissimi), mentre il «no» a Ue/euro/Nato resta una facciata (senza vie praticabili, a differenza di mini-bond e circoscrizione territoriale delle banche di Bagnai e Borghi). L’ascesa del “razzi-fascismo” da combattere si è dimostrata una fantasmagoria dei (sedicenti) “comunisti”, che, nella loro opera, fanno solo lotte su obiettivi specifici (dai piú ai meno importanti) e, per il resto, sostengono (credendosi anti-) le ricadute di «globalizzazione»-Ue/euro/Nato, che dicono di combattere: le prospettive sono inconsistenti.

    – Di primaria importanza: un passo avanti c’è stato. Benché affogate nel confusionismo, le reattività di fondo di lavoratori e classi subalterne, e popolari in generale, al “nodo” di fondo, la (fase del capitalismo detta) «globalizzazione-Ue/euro (e Nato sottesa)-ricadute (su tutti i piani), sono emerse, mettendone fuori gioco gli appiattiti esecutori del Pd & soci e di tutta la sinistra (schiacciata sul liberalismo), riducendo a “comprimari” i mezzi-e-mezzi di Berlusconi-FI (e fuori il N con l’I) e traducendosi nei consensi a 5S e Lega. Ora (una volta assegnati i seggi) bisognerà vedere se, chi e come, riuscirà a comporre un governo con maggioranza parlamentare solida, che avvii una direttrice diversa (e io penso ancora che la vera possibilità sia l’accordo 5S-Lega). È da vedere, ma già si può almeno affermare, infine con soddisfazione, che «eppur si muove».

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  2. mario

    4 marzo: un passo avanti, ma ora impantanato. Prima un errata corrige. Ero soddisfatto per Borghi “passato” a Siena: dati in nottata sugli esiti. Poi a Siena è “passato” Padoan. Come acconsentire a questo impiegatuccio di terzo livello, buono solo a proseguire le “cose” come stanno? Evidentemente, a Siena come a Firenze, la “ragnatela” di “interessi” e “interessati” è ben radicata, con la “vischiosità” dell’elettorato già Ds ora Pd (comunque Borghi e Bagnai sono “passati” altrove). Ma anche a Siena la “coltre” (soffocante) piddina si è molto “ristretta”, e cosí è in tutta la Toscana.

    Scenari post-voto. In Russia i media sono soddisfatti per gli esiti in Italia (ovvio: Salvini contro le sanzioni Ue alla Russia, i 5S non vi sono favorevoli, critica della Lega su Ue/euro, e anche in casa 5S, pur meno nette e meno precise; benché i media russi rilevino che ciò non implica, o non esplicitamente, una fuoriuscita dell’Italia dalla Nato). Però, adesso da noi la situazione è complicata. Effetti delle modalità che strozzano la «sovranità popolare» nelle «forme e limiti» della Costituzione, ossia del “sistema” liberale oligarchico-rappresentativo (decine di milioni si delegano ad alcune centinaia): perciò se il 60% della popolazione (in massima parte lavoratori e classi subalterne: la «società dei due terzi» rovesciata è in atto) ha attestato di aver “le palle piene” della realtà in cui è confinata, ciò non ha immediato avvio di uno sbocco. Ecco il “sistema” istituito e vigente, detto e presunto (falsamente) «democratico». Difficoltà. I seggi in Senato e Camera vedono la maggioranza del centrodestra (all’interno della Lega), segue il “blocco” del M5S, poi il Pd-residuo, infine i pochi di LeU. Nessuno dei tre comparti ha la maggioranza per reggere un governo: Di Maio “si confronterà” con tutti per vedere chi sostenga il suo governo, ma Salvini, candidato al governo del centrodestra, dice che lo farà in questo e non con altri, e Renzi pone il Pd all’opposizione. E la situazione appare bloccata. Problematiche: il crollo del Pd costringe Renzi all’ennesima assurdità, dare le dimissioni … senza darle. Resta segretario per controllare il Pd-residuo e costringerlo all’opposizione, con ondata di attacchi interni (Franceschini, Orlando, Zanda, Cuperlo, Emiliano e altri ancora), sul fatto (palese) che “le dimissioni si danno o non si danno”. Se si imporranno, indicano anche la volontà di un ruolo attivo, espresso da Emiliano: apertura, quindi accordo, con Di Maio per il governo 5S, a cui c’è già il graditur dei pochi di LeU. Il che è favorito dai flussi elettorali, che evidenziano come una rilevante percentuale di voti 5S vengano dall’area Ds poi Pd. Lo può accettare Di Maio? Al di là del proclama sulla “terza repubblica dei cittadini” (che è falso, dato il “sistema” liberale oligarchico-rappresentativo vigente), solo al costo di porre il M5S forza di sostituzione (cioè in linea, pur mettendo “pezze” varie, con i governi precedenti sul nodo «globalizzazione»-Ue/euro[Nato sottesa]-ricadute). Il che sarebbe approvato dal corpus 5S (come le già non poche “giravolte” avvenute), con il distacco di una parte (ma «Parigi» [il governo] «val bene una messa» [perdere “qualcuno”]). Vedremo. L’unica altra possibilità sicura, l’accordo Di Maio-Salvini (5S-Lega), oltre magari a spiacere a parte del M5S (per quanto detto sopra), pare sfumata, almeno al momento, e per le dichiarazioni di Salvini, e perché la Lega non ha, sempre al momento, ragioni di svolgere il ruolo di supporto esterno. Il governo di Salvini-centrodestra? Deve trovare i “numeri” (seggi), e sono tanti (una cinquantina): basteranno gli immancabili “responsabili”? (Anche perché Berlusconi, peraltro a sua volta sconfitto, poiché puntava su una FI maggioritaria nel centrodestra, e inoltre ha difficoltà con Mediaset, dovrebbe metter mano al portafoglio …) Anche questo va visto. Per il resto, rimane solo la possibilità del «governo di scopo» messo su da Mattarella, con ampia maggioranza, per fare un’altra legge elettorale e sbrigare “affari importanti”, a cui si contrappongono, però: a) la recalcitranza di buona parte dei neoparlamentari a tornarsene a casa; b) il timore di successivo cattivo esito del M5S (“se l’ondata pro non ha dato esito, perché rivoltarlo?” Al contrario, invece, del favore che può avere in casa-Lega: “sosteneteci con piú forza, ché risolviamo la situazione”); c) la spinta del Pd a tenere ciò che fortunosamente ha, temendo ulteriori sfasci. È da vedere ed esaminare il seguito. E intanto si continuerà con il governo Gentiloni … Insomma, un passo in avanti c’è stato, ma si trova ora impantanato.

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