Dopo Di Battista, che ha dichiarato la sua futura non-candidatura (se le motivazioni personali addotte siano effettive o meno sarebbe da vedere, ma comunque ciò non parrebbe toccare la consistenza della presentazione elettorale del M5S), abbiamo l’annuncio del ritiro di Alfano, paludato dalla nobile … ciarla per cui dimostrerebbe che “non aspiriamo alle poltrone, abbiamo operato per il bene dell’Italia” (come no! E chi ha loro chiesto questo “bene”?). In realtà, si tratta solo della presa d’atto sia dello sfacelo di questa formazione politica di destra stretta alleata del Pd di Renzi (attestata dalle regionali in Sicilia e data per certa da ogni sondaggio), la quale ora si disperderà fra adesione al Pd-r(renziano) e rientro in Forza Italia (controprova sicura: la Lorenzin, reduce dall’infame decreto sui vaccini obbligatori sostenuto in quanto esperta di «lascienza», afferma “non ci sarà scissione”), sia del discredito personale dello stesso Alfano. E questa è una buona notizia: sgombra il campo da un po’ di gente dannosa (sempre poca, troppo poca, però …).
E infine si è avuta anche la notizia dell’abbandono di Pisapia, per cui occorre una correzione a quanto rilevato finora, che vedeva il «Campo progressista» di Pisapia come supporto del Pd-r(renziano) per recuperare consensi nel bacino elettorale a sinistra (attestato a sua volta dalle elezioni in Sicilia e dalle dichiarazioni di “ricostruzione del centrosinistra con il Pd” fin adesso susseguitesi). Contrordine: il tentativo di Pisapia si arena sugli ostacoli di trattativa, compreso in primo luogo, almeno formalmente, il fatto che lo ius soli è stato promesso da Renzi & suo Pd, ma, posto in fondo alle leggi da approvare, finisce archiviato (la legislatura fra non molti giorni viene chiusa): lo scopo di Renzi era di avere questo supporto, però senza passare davvero approvare una legge che avrebbe portato a ulteriori danni elettorali, per il dato noto di circa il 70% degli italiani contrari. In realtà, Pisapia & Co. si arenano sul fatto di voler portare avanti una linea precedente, di piena adesione ai dettami del liberalismo scatenato (di cui fanno parte anche le porte spalancate alla piena immigrazione, con tanto di critiche a Minniti, che l’ha ridotta: ridotta, non bloccata, mentre la massa di immigrati già presenti nel paese resta nel “limbo”). Invece, Renzi & Pd-r(renziano) stanno cercando di situarsi nell’attuale linea di transizione, la politica del mezzo-e-mezzo (un colpo al cerchio e uno alla botte, con “pezze” qua e là). E l’esito sarà che una parte del «Campo progressista» “pisapiano” finirà in quell’altro coacervo che è «Liberi e uguali», una parte rientrerà nel Pd-r(renziano), un’altra concorrerà a fare una minuscola forza di sinistra di una coalizione rabberciata da Renzi, con gli ultra-liberali radicali della Bonino, residui di Verdi, un po’ di gente di destra; il tutto con qualche benedizione di Prodi. E anche l’abbandono di Pisapia è una buona notizia: ulteriore colpo a Renzi e suo Pd, che non si risolleva dallo sfascio né con i viaggi in treno e le «narrazioni» renziane, né con le balle sull’operazione nefasta condotta da Russia-Putin, e va verso il sicuro sfascio nelle prossime lezioni. Il che non sarà certo la soluzione dei “nodi”, ma almeno metterà all’angolo personaggi e formazioni del tutto nocivi.
MM