Dopo la decisione di andare al pieno «libero scambio» – «non falsato» … – fra Usa e Ue, si è aperto in questi giorni il negoziato sul «Transatlantic trade and investment partnership» (Ttip): i “tecnici” della Commissione commercio dell’Unione europea e i “tecnici” del ministero del Commercio Usa ne stanno trattando a Bruxelles, in totale segreto.
Il Ttip è ovviamente presentato come una delle soluzioni valide alla crisi sempre in corso. Si tradurrà nell’ulteriore apertura al capitale transnazionale – con “teste” centrali, però, negli Usa: l’operazione è, come al solito, politico-economica e si situa nella strategia globale statunitense –, nell’accentuazione dell’economia basata sull’export (il che è in sé devastante: ci sarà modo di tornare per bene su tale “nodo”) – ma questo per l’Ue e soprattutto per i paesi dell’Europa mediterranea, e in particolare per l’Italia, però non per gli Usa – e negli ennesimi del tutto prevedibili taglieggiamenti (piú tasse, meno servizi e funzioni statali) per supportare le operazioni della finanza e speculazione.
Le «valutazioni d’impatto» della stessa Commissione commercio dell’Ue sono giunte alla conclusione che il Ttip porterà a una «crescita» di ben lo … 0,05% del Pil europeo. E si può con sicurezza prevedere che comporterà un’ulteriore ondata di «liberalizzazioni-
Da notare: i testi che stanno venendo trattati sono “coperti” dal «segreto commerciale» (!?), di conseguenza non sono a disposizione neanche del parlamento dell’Ue (altra dimostrazione della sua inconsistenza).
Senza riprenderci la nostra autonoma indipendenza, senza accordarci con gli altri paesi dell’Europa mediterranea, senza far saltare l’Ue (che è questa e basta: e chi dice che la si cambia e migliora è un falsario e truffatore di mestiere) con tanto della sua malefica «moneta unica» – ebbene, si può solo affondare nella disgregazione.
Firenze, 14 marzo 2014
MM