Nea Polis

BITCOIN: AL CULMINE DEL DELIRIO DEL CAPITALE

Il sogno metafisico del capitale, già colto da Marx: crescere (accumularsi) senza passare attraverso il ciclo di produzione-circolazione-denaro (le merci contenenti valore utilizzato e valore in piú prodotto, donde il profitto, vendute per realizzare il valore-profitto in denaro, contenitore di valore astratto). Il ciclo è incerto: proprio la crescita (accumulazione) avvenuta volta a crescere (accumularsi) ancora porta a sovrapproduzione-blocco agli sbocchi-caduta del profitto, quindi crisi e stagnazione, a cui segue il successivo rilancio, verso poi una nuova crisi. E il sogno si scava in delirio: realizzare la crescita del capitale (astratto, computato in denaro) su … se stesso. Come muffe o funghi (o i cloni: a proposito della recente sciagurata trovata della tecnologia genetica scatenata in Cina). Delirio persistente, fattosi via via operativo: dai peana sulla New Economy, che rimette i processi produttivi-distributivi alle meraviglie tecnologiche (a basi informatiche) ed esalta il «libero mercato senza ostacoli» … ai capitali (basti dire che si cimentò nella «laude» anche il nostrale Prodi), alla sempre maggiore «finanziarizzazione» nel liberalismo dispiegato della (fase del capitalismo detta) «globalizzazione», con supporto degli Stati e degli «organismi internazionali» (fra cui l’Ue) sorti dagli accordi interstatuali, e con espansione a campi nuovi (fonti energetiche, Green Economy, ecologia-ambiente, Smart-City …), senza ovviamente tralasciare i precedenti.

Gli esiti sono presenti: dal dilagare dei «prodotti finanziari», delle “scommesse” sugli investimenti in atto e futuri, della speculazione in tutti i campi, alla contrazione della forza-lavoro e sue condizioni salariali e normative, con riduzione della «domanda solvibile» globale e l’esclusione di enormi masse di umanità, nella devastazione-desertificazione di intere regioni, fino alla crisi del 2007-8 giunta a oggi, con “ripresine” incerte e spettro di ricadute, in una condizione critica permanente, ma con aumento immenso della “forbice” fra l’1% della popolazione che ha il massimo di mezzi-risorse, e il resto, e con la tendenza negli stessi paesi «avanzati» alla «società dei due terzi» rovesciata: solo un terzo di inseriti, stratificati, e due terzi peggio-/male-/poco-/non-inseriti. Ma il delirio si scava, supportato dalla tecnologia informatica. Si pensi all’estensione, sempre piú non solo promossa ma anche forzosa (per esempio, nessuno riscuote piú direttamente lo stipendio), di versamenti-vendite-acquisti tramite “carte” elettroniche (e su Internet, come da «Amzon», ma non solo), insieme alla propaganda contro il «contante» a favore delle “carte” (con cui si può pagare anche il caffè), in modo che tutto resti virtuale, rimesso alle banche e controllabile (tanto che negli Usa chi paga in contanti è già potenzialmente sospetto: “che ha da nascondere? Non sarà un delinquente?).

Se il liberalismo dispiegato della (fase del capitalismo detta) «globalizzazione» è sempre piú ingestibile, donde ovunque le reattività che la mettono in discussione (a livello e popolare, e di settori delle oligarchie dominanti dei diversi Stati, con “incrinature” degli «organismi internazionali», come l’Ue e non solo, e diatribe fra «libero mercato» e «protezionismo»), proprio perciò il delirio del capitale arriva al culmine, sviluppando la combinazione di capitale e informatica dispiegata: ecco il Bitcoin (tecnologia nella «rete») e bitcoin (valuta in «bit») – codice Btc o Xbt.

Sui media se ne parla solo di alti e bassi nell’andamento. Ma vediamo in sintesi di che si tratta: si usa un «database» connesso ai “nodi” della «rete» (il Bitcoin), che cripta i proprietari di tale moneta (il bitcoin) e le transazioni avvenute e in corso (peraltro con non indifferenti consumi, e costi relativi, di energia occorrente). Il valore del bitcoin si basa sulla domanda-offerta: piú “investitori” e “accettatori” di bitcoin vi sono, piú il valore si consolida ed eleva. Il fine: le transazioni via Internet (investimenti, vendite, acquisti) fra chiunque assuma (compri) un «indirizzo bitcoin» (gestibile da Pc o Smartfon).

Tale criptovaluta dovrebbe raggiungere il “tetto” massimo nel 2024, il che non ne esclude altri sviluppi, per i quali si vedrà. Esaltata la “libertà rivoluzionaria” (ho visto un paio di video di due cantori, che mi sono apparsi ciò che sono: un mix di imbonitori e ciarlatani, propagandisti in “panni scientifici”): si rende inutili tenere i fondi (capitale) nelle banche, quindi si rendono superflue banche e sistema bancario; si impedisce a qualsiasi Stato di poter bloccare i fondi in bitcoin, o sequestrarli, o svalutarli, nonché di esercitare un qualche controllo (l’uso della tecnologia «blockchain» esclude i notai o qualsiasi elemento di «certificazione: la funzione statale di “terzo incomodo” in ogni transazione è eliminata). Libertà libertaria! Che perfino ammicca ad accezioni “anarchistiche”.

In realtà, ecco realizzato il delirio del capitale: imperversare dovunque su cielo, terra e acqua, suolo e sottosuolo del pianeta, in una totale «globalizzazione», superando ogni ostacolo, oltrepassando ogni ì intralcio, “bypassando” ogni Stato, per la vendita e acquisto di qualsiasi “cosa” o servizio possa essere prodotto, venduto e acquistato (secondo il motto dell’ultraliberale Von Hayek), per investire e speculare su tutto, e speculare sulle speculazioni, onde accrescere il capitale investito, solido e nel contempo immateriale (elettronico e criptato). E il bitcoin è già usato come unico mezzo di scambio nella parte piú nascosta del web (il «Deep Web»), dove c’è l’obbligo di anonimato e di transazioni anonime – e questa parte del web, per lo piú sconosciuta ai “normali” navigatori in «rete», è una sorta di bazar virtuale, regno di illegalità e mercato nero di ogni merce proibita.

Ecco il «libero mercato» portato al massimo, operante su tutto e «libero» da tutto fuorché dal capitale, volto al dominio del globo (l’invenzione del Btc o Xbt è del 2009, pare a opera di un tizio coperto dallo pseudonimo, nipponico, di Satoshi Nakamoto: intende tenersi e restare – opportunamente … – nell’anonimato).

Non sono certo scarsi i capitali che si sono fiondati in questa strada, recepita come mezzo di immense possibilità – si calcola che già nel 2013 erano concentrato in bitcoin un totale di oltre 6 miliardi di dollari Usa –, e non sono pochi i vari “enti” che già accettano tale criptovaluta. Né mancano i “flippati” dall’informatica, che si auto-mistificano come “progressisti totali” (sono il seguito di coloro che hanno recepito Internet come via insopprimibile e strumento della democrazia, e che vanno di pari passo con gli entusiasti delle fotocopiatrici tridimensionali, delle meraviglie della robotica, dell’«intelligenza artificiale», etc.) e che si entusiasmano per la “democratica libertà libertaria” di questa criptata moneta elettronica, contro banche, Stati, moneta, freni e controlli. Non capiscono (e ci sarà poco da fare con chi ha tali visioni inchiodate in testa) che si tratta solo dello scatenamento incontrollato e “contro-ogni-controllo” del capitale. Il che è già stato devastante, ma c’è di piú, cioè che il capitale non “funziona da sé” (altro che metafisica «mano invisibile» di Adam Smith) e abbisogna comunque di una forza concreta per assicurare acquisti-vendite-investimenti in “funzionamento redditizio” (che dia valore in piú: profitto): se si “bypassa” la statualità, chi la fornisce? Si pensa di costringere gli Stati a svolgere a ogni modo tale servizio? E perché mai dovrebbero, essendo messi da parte? Allora si pensa (senza dirlo) a bande e gruppi “privati” (oggetto di altri investimenti)? In maniera di imporre il dominio, senza contrasti e discussioni, del capitale – che, essendo un rapporto di produzione e sociale, non può esistere senza un potere politico (con forza organizzata: qualunque sia, senza la quale il capitale non durerebbe una settimana) che lo supporti. Altro che “libertà libertaria!”: questa sorta di surdeterminazione del capitale, teso a intervenire dovunque, sussumendo le diverse misure di conto (monete), nel contempo esprime e prefigura l’orrida distopia del capitale scatenato, impegnato a realizzare il culmine del suo delirio.

Il che non sarà, né già viene, accettato dalle gestioni dei vari Stati, però non del tutto, essendo il regime dominante quello liberale (almeno sul piano economico anche nei regimi dittatoriali o autoritari). Ma vi va reagito in generale, facendone comprendere la perniciosità alla popolazione, per esempio già contrastando l’uso forzoso delle carte elettroniche a favore almeno del contante (e spingendo per il suo uso e diffusione), e, nello specifico, rivendicando che sia vietato usare e accettare bitcoin, e sia colpita la stessa “iscrizione” al Btc o Xbt, con sanzioni durissime per ogni trasgressione e trasgressore: sono inaccettabili i danni gravissimi, presenti e venturi, inferti a ogni popolo e paese. Ciò fa parte della lotta da condurre contro liberalismo dispiegato della (fase del capitalismo detta) «globalizzazione». Certo, è chiaro che occorre andare contro il liberalismo, e non solo su questo piano, e nemmeno solo su quello economico nel complesso (per cui, ripeto ancora una volta, è una scemenza, non innocua, l’uso dell’inventato termine «liberismo», contrazione di «liberalismo», e tanto piú con il prefisso «neo», come se ci fosse qualcosa di nuovo), ma risalendo a tutti i piani, cioè anche a quello politico, culturale, sociale, comportamentale. Ed è proprio questo che va fatto: contro la distopia liberal-capitalistica, per aprire la via alla possibile democrazia, quella vera (non il regime liberale con il suo sistema oligarchico-rappresentativo a livello politico), la cui messa in atto coerente è (ripeto di nuovo) la sola strada per il socialismo possibile.

MM

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