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DEMENZA APPLICATA: DAL PROGRAMMA SCOLASTICO DEL MIUR

Testo integrale: http://www.enzopennetta.it/2016/05/miurrr/

Geografia, scienze naturali, chimica: L’introduzione nel campo delle varie scienze sia condotta tenendo sempre presente che le osservazioni e gli esperimenti non dovranno presentarsi come fatti e azioni isolate, ma come condizionati alla loro possibilità nell’evoluzione storica della tecnica e del pensiero scientifico cui gli alunni via via dovranno farsi accedere. «Farsi accedere»?! I Soloni del MIUR che concepiscono i programmi per il liceo classico in che lingua parlano? Poi è la fiera dell’ovvio: «le osservazioni e gli esperimenti non dovranno presentarsi come fatti e azioni isolate». Se c’è bisogno di dirlo, siam messi male. I Soloni dovrebbero controllare la preparazione degli insegnanti, il contenuto dei libri di testo, la loro stessa competenza. Proprio nella loro testa osservazioni ed esperimenti appaiono affastellati senza collegamenti logici: nozioni slegate, regole, frasi fatte che non saprebbero tradurre dal bla-bla a qualcosa di utile. Che organizzazione logica hanno in mente? Perché la Chimica è in evidenza, fuori dal mucchio? Perché non anche la Fisica?

Il predicozzo su come presentare osservazioni ed esperimenti continua: non come fatti isolati «ma come condizionati alla loro possibilità nell’evoluzione storica della tecnica e del pensiero scientifico». L’italiano dei Soloni, al solito, traballa: si è “condizionati da” o “costretti a”, non «condizionati alla loro possibilità». E insistono su questo profondissimo concetto: ciò che è avvenuto era possibile che avvenisse. Da soli non ci saremmo arrivati! Non sarebbe piú utile spiegare come mai a volte non avviene ciò che è possibile? Magari si scoprirebbe il ruolo negativo dei Soloni di turno. Passiamo Matematica (è vietato ridere, anche perché ci sarebbe da piangere).

Matematica: L’insegnamento della matematica ha speciale valore nella formazione e nel disciplinamento dell’intelletto. Ma occorre conciliare lo spirito d’indeterminatezza dei giovani con la proprietà, la sobrietà, la sintesi e la precisione che tale disciplina impone, senza però scoraggiarli, comprimendo la loro iniziativa. Anche qui dunque si condurranno ricerche collettive seguendosi il metodo delle approssimazioni successive, perché la consapevolezza delle parole, dei concetti, delle proprietà, dei ragionamenti si consegue, a poco a poco, per gradi insensibili. E conviene, per tenere sempre vivo l’interesse ai successivi sviluppi, dare largo posto all’intuizione, al senso comune, all’origine psicologica e storica delle teorie, alla realtà fisica, agli sviluppi che conducono ad affermazioni pratiche immediate, mettendo da parte le nozioni statiche e rigide, e quelle puramente logiche, ma che astraggono da ogni impulso intuitivo. Le suddette esigenze non possono essere conciliate certamente dalle definizioni statiche, ma dall’uso spontaneo di quelle dinamiche, più aderenti all’intuizione. Metodo dunque intuitivo-dinamico, in stretto contatto col processo storico, senza esclusivismo di vedute, perché solo così il patrimonio spirituale acquistato nella scuola media inferiore può essere veramente ripreso, evoluto e rafforzato nella scuola dell’ordine superiore.

Testo demenziale: «l’insegnamento della matematica ha speciale valore nella formazione e nel disciplinamento dell’intelletto». Intanto: «disciplinamento dell’intelletto»?! Che italiano è? Comunque, la Matematica è in fondo all’elenco delle “materie”, la Geografia è da sola nel ginnasio e poi in compagnia di Chimica e scienze naturali. Al di là che la Matematica sia in fondo, importa il modo aberrante in cui è intesa e proposta: «occorre conciliare lo spirito d’indeterminatezza dei giovani con la proprietà, la sobrietà, la sintesi e la precisione che tale disciplina impone, senza però scoraggiarli». Sí, non va scoraggiato nessuno. Ma educare non è aiutare i giovani a trovare la strada? Per essere concilianti con la loro «indeterminatezza», lo scopo è incoraggiare la tendenza alle discussioni infantili o adolescenziali, dove è lecito contraddirsi senza vergogna, saltare da un argomento all’altro come galline che becchettano semi e vermetti. E fanno bene, sono galline, efficientissime nel fare uova. Altro che stupide. Non è stata inventata una macchina che raccolga le uova senza che se ne accorgano e, per dispetto, smettano di farle. Ci permettono di rubargliele solo a mano.

Rimane il mistero: come si conciliano «indeterminatezza» da una parte e «proprietà» (essere appropriati), «sobrietà» (niente ridondanze), «sintesi», «precisione» dall’altra? I sinonimi stanno da una parte e i contrari dall’altra. Il legame è di mutua esclusione. In base a quale dialettica i Soloni suggeriscono, impongono, la sovrapposizione degli opposti? Algebricamente si ottiene risultato zero, con costo doppio. Non male come strategia. Ancora: «… senza però scoraggiarli, comprimendo la loro iniziativa». Non «comprimiamo» (?! Il solito italiano) le iniziative di nessuno. Tantomeno di quelli che di iniziativa non ne hanno. Ma si deve avvisare un ragazzo se è più portato alle fantasie poetiche che alla matematica. Si può leggere una poesia mille volte, e interpretarla in modo diverso, è stimolante. Vero. Un teorema è statico. Vero. Ma la matematica progredisce tanto in fretta che a starle dietro nell’insieme non ci riesce piú nessuno. La fantasia non manca ai matematici. Però è fantasia creativa sul nuovo, e non ricamo sul vecchio. Invece di «non scoraggiamo», sarebbe meglio incoraggiamo. Ma bisognerebbe essere propositivi: «incoraggiamo a …»?

Comunque: «anche qui dunque si condurranno ricerche collettive» = mito fallimentare fin dalle elementari, con fallimento conclamato alle medie. Non bastano le evidenze per capire che i nostri quindicenni sono in fondo alla classifica? Non sarebbe il caso di chiedersi i motivi? Perché non misuriamo il raggiungimento di abilità o competenze diverse? Magari anche inventiamo misure della maturità dei nostri ragazzi, confrontiamoli anche con gli altri, con metro comune. Ancora: «seguendosi il metodo delle approssimazioni successive». Come «seguendosi» ?! Si dice «seguendo».

A ogni modo, i Soloni sanno di che parlano? Aggiustiamo un teorema per approssimazioni successive? Ma sí, anche il teorema di Pitagora funzionerà alla fine, se ci ricorderemo che ci vuole un triangolo rettangolo. Si può addirittura scoprirlo per tentativi. Aggiustiamo la definizione di integrale? Sarebbe bello se ogni ragazzo tentasse di cambiare anche una sola parola, per accorgersi che un teorema non funziona più, o che una definizione non è piú un abito su misura, ma un sacco informe. Peccato che per fare questo occorra una finezza di pensiero e un’attenzione maggiore di quella necessaria per studiare le cose cosí come sono proposte (effettivamente talvolta in modo troppo banale). Ed ecco: «perché la consapevolezza delle parole, dei concetti, delle proprietà, dei ragionamenti si consegue, a poco a poco, per gradi insensibili». Le approssimazioni successive, come sono intese dai Soloni, portano a capire di matematica tanto quanto ne capiscono loro. Dubitiamo che con approssimazioni successive i Soloni pensino alla misura della circonferenza come limite a cui tendono i perimetri dei poligoni circoscritti e inscritti, rispettivamente per eccesso e per difetto, quando il numero dei lati aumenta e la loro differenza si riduce. Quanto al raggiungere «consapevolezza per gradi insensibili» c’è da rimanere allibiti. Se mai si vede l’esatto contrario: una preparazione e poi l’illuminazione. L’esatto contrario avviene nella scuola consumista, usa e getta. Nozioni date senza fondamento, verifica a crocette, nessun uso successivo, completa rimozione del tutto piú che giustificata: anche il miglior cibo preparato «per gradi insensibili» diventa immondizia.

E «la consapevolezza delle parolesi consegue, a poco a poco »: ma siamo impazziti? Al liceo classico sono ancora lì a blaterare come bimbetti senza sapere quel che si dicono? «E conviene, per tenere sempre vivo l’interesse ai successivi sviluppi»: buona intenzione. Con alunni svegli e con professori all’altezza della situazione si potrebbe e dovrebbe fare. Ma cosa in concreto?

L’Analisi Matematica al Liceo Classico non è trattata, mentre lo è la modesta trigonometria piana. Un controsenso, ma pazienza. Il peggio è che i Soloni si sono dati da fare per immettere l’Analisi nei programmi di tutte le scuole professionali, probabilmente tenendola in nessun pregio: roba da meccanici. Ma allora perché non verificare e imporre che i meccanici imparino davvero a maneggiare l’Analisi? E chi convincerà mai i professori di Storia a studiare e capire Matematica, almeno quel tanto per spiegare Storia della Matematica? Chi convincerà mai i professori di Filosofia a capire la Filosofia Naturale e la Matematica? Non ci si può sorprendere se i professori di Matematica evitano cenni storici o filosofici mentre tentano di passare quattro concetti … Proseguiamo: «dare largo posto all’intuizione, al senso comune, all’origine psicologica e storica delle teorie, alla realtà fisica, agli sviluppi che conducono ad affermazioni pratiche immediate …». Qui i Soloni sprofondano nelle sabbie mobili: l’intuizione porta ad associare la velocità, e non l’accelerazione, alla forza applicata (un bel salto a prima di Galileo e di Newton); il senso comune a scuola è piú facile disimpararlo che impararlo (per il senso comune è piú adatta la bottega); l’origine psicologica delle teorie dovrebbe illustrarla uno psicologo anche laureato nella disciplina scientifica in oggetto (tanto per non blaterare a vanvera); per la storia delle teorie parrebbe logico associare il professore di Storia, ma sa o no di che cosa si parla? Ha competenza matematica per poter parlare di Matematica? La realtà fisica è un enigma. La fisica teorica moderna è molto astratta e matematizzata, quasi metafisica. I Soloni intendono ben altro. Parlano di «sviluppi che conducono ad affermazioni pratiche immediate». E siamo al solite con l’italiano: «affermazioni »?! Comunque, è facile per la leva, o per un trasformatore elettrico: il bilancio energetico ha la stessa espressione formale. Ma è roba vecchia. Non arrapa. Infatti suggeriscono: «mettendo da parte le nozioni statiche e rigide ». Buttiamo finalmente via secoli di scienza. È roba assodata, con limiti di validità ben noti, è rigida e statica. Per esempio: buttiamo via la teoria dell’elasticità che ci permette di progettare ponti in ferro e strutture in cemento armato. È una teoria matura e quindi ormai rigida. Buttiamo via la Meccanica classica, anche se ci serve per progettare edifici antisismici e aeroplani. Per essere ben sicuri di allevare gente di fine intelletto, facciamo in modo che non capiscano manco la leva e che abbiano “un rapporto retorico” con le parole. Alleviamoli a mettere da parte, oltre alle nozioni statiche e rigide, anche «quelle puramente logiche, ma che astraggono da ogni impulso intuitivo». Ma sí, mettiamo da parte anche la logica, specialmente se fa a pugni con pulsioni intuitive. Alleviamo dei poveri illusi che crederanno nell’“ombrello paracadute” e nel “cacao meravigliao”. «Le suddette esigenze non possono essere conciliate certamente dalle definizioni statiche, ma dall’uso spontaneo di quelle dinamiche, piú aderenti all’intuizione ». Ma sí, certo. L’intuizione è dinamica. Le definizioni sono statiche. Non si conciliano con gli impulsi intuitivi. E poi via, non si può tarpare l’uso spontaneo. Forse è bene lasciare anche l’uso spontaneo delle dita nel naso, giusto per non comprimere le attitudini espressive e la fisicità. Ai Soloni non viene in mente di indirizzare la creatività verso nuove conquiste, incoraggiano a regredire alle scoperte dei cavernicoli. Che almeno imparavano il buon senso dalla dura lezione della vita.

«Metodo dunque intuitivo-dinamico» suona bene, quindi risoverà tutto! A noi viene in mente il tacchino induttivista. Ma fece un errore: non fu abbastanza dinamico da scappare. Si accontentò di essere induttivamente intuitivo «in stretto contatto col processo storico » tanto stretto da farsi trascinare nel luminoso futuro, senza faticare, è ovvio «senza esclusivismo di vedute »: giusto. Basta che nessuno osi esprimere idee diverse. Queste idee sono vecchie di decenni, mentre i nostri giovani si piazzano sempre al miserevole terzultimo posto. Abbiamo capito, è sbagliato il metro, basta leggere la lista a rovescio e i nostri sono tra i primi. Troppo facile? Non vale? Ma allora perché i nostri Soloni non sono in grado di stabilire criteri di valutazione diversi? Come mai il loro pensiero illuminato non si afferma internazionalmente? «Perché solo cosí il patrimonio spirituale acquistato nella scuola media inferiore può essere veramente ripreso, evoluto e rafforzato nella scuola dell’ordine superiore». Qui davvero non è possibile rimanere seri. Tutti sanno che sono tre anni di parcheggio condito da nozioni vaghe, che non si chiede di applicare a qualche cosa di concreto e di sensato. Si ammette che tutto sia dimenticato dopo la verifica a crocette.

[Il testo continua:] rilevando un esempio di demenziale coerenza, esaminando anche il programma per le medie, dove nota la piena vittoria del nozionismo (si affastellano solo nozioni slegate tra loro, un tanto al mucchio), il tutto gonfiato con parole su parole. [E perviene a un] giudizio sintetico: il programma ha una sua coerenza, infatti di peggio non potrebbe fare ed essere; le disposizioni generali sono roboanti; oscilla tra vacuità assoluta e indirizzi specifici pericolosi; si esprime in cattiva lingua italiana. Ed è perfettamente coerente con il disastro scolastico precedente.

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