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IL BESTIARIO DELLA GIUNGLA PARLAMENTARE

Neanche la Germania cresce, anzi è in calo: ne danno notizia i giornali, che chiosano variamente la notizia. Renzi, va da sé, se ne rallegra, pensando che avrà buon gioco a rinfacciare le politiche di austerità da cui Frau Merkel non ha mai voluto recedere e che, comprimendo il mercato interno, sarebbero alla base di scelte che hanno perseguito una crescita basata sulle sole esportazioni. Ora che le sanzioni alla Russia hanno comportato la chiusura di quei mercati alle economie occidentali, questi accusano il colpo, Germania compresa. In attesa di approfondire l’analisi, rilassiamoci con qualche spigolatura meno impegnativa nella pausa ferragostana.

Oltre agli articoli che si pretendono seri (qualcuno lo è, o vi si sforza), soffermiamoci su note di colore. Brilla «Libero», con qualche slogan un po’ greve ma, per una volta, perdonabile, date le circostanze: Anche i crucchi fanno crack! La culona in terra: sono soddisfazioni! Fermiamoci qui, per ora, per rivolgere l’attenzione sulle questioncelle di casa: organizzando un safari fotografico nella giungla parlamentare, dato che non possiamo permettercene uno in quella, piú genuina e gratificante, ai tropici: non a dorso di elefante, ma seguendo le righe del «Fatto Quotidiano» (Un’orgia zoofila a Palazzo Madama, 02.08.2014) al seguito di Daniela Ranieri, che, sottolineata l’insofferenza diffusa per le metafore rivelatrici di una realtà alquanto cruda, si sia invece inclini all’uso di eufemismi ritenuti piú accettabili, che attenuano e dissimulano, come soporiferi.

Ecco allora che, mentre induce fastidio l’esternazione di Battiato, sulle troie che siedono in parlamento, da parte di coloro che vi hanno commesso porcate vere, si diffonde l’utilizzo di termini come ghigliottina o tagliola, evocativi di ben altri orrori. Allora è meglio escogitare definizioni piú leggere, con funzioni di diversivo. Ed ecco comparire un rassicurante canguro, immortalato dal marsupiale di puluche esibito sui banchi del Senato per sbeffeggiare il taglio degli emendamenti presentati. Ma imperversa la febbre zoofila, che cresce via via che procediamo nella giungla. Si passa cosí dai falchi e colombe di Berlusconi, di cui una pitonessa dalla lingua biforcuta ha trasmesso il virus al tacchino di Bersani, a sua volta contagiato mentre cercava di smacchiare il giaguaro. Non mancano i gufi di Renzi, assisi sul loro trespolo da iettatore, cui si associano sciacalli avvoltoi, nonché scorpioni, insidiosi ospiti di paludi melmose, che, secondo il noto aneddoto, mordono la schiena di chi li porta in groppa, uccidendolo (cioè il Pd), come qualcuno a ricordato. C’è poi l’anguilla con cui si è identificato Vendola, dichiarando di volersi sottrarre alla cattura. I 5S sarebbero stati definiti bradipi, impegnati in estenuanti manovre, e poi hanno girato la definizione a Renzi, che non ha risposto al telefono, né mancano i camaleonti del Pd – come alcune rappresentanti di questo partito hanno definito chi rema contro –, detti altresígattopardi, in omaggio al capolavoro di Tomasi di Lampedusa (“cambiare tutto perché nulla cambi”).

Mentre il morbo zoofilo infuria (e a molti comuni mortali, come recita la poesia, «il pan ci manca»), Grasso tuona la sua minaccia di chiamare la polizia  leggi:gazzelle e pantere  e Renzi dichiara di preferire il canguro alla lumaca, di attualità nella presente stagione delle piogge. Se avessero letto di Orwell – osserva Ranieri – saprebbero che «all’apice del suo totalitarismo bestiale La fattoria degli animali è una fattoria degli umani, ché tali diventano i porci quando abbrutiscono e prendono il potere». E continua: «se proprio vogliono continuare a maneggiare animali, dovrebbero – membri del Governo, maggioranza non dissidente, fiancheggiatori concilianti, minoranza non critica, opposizione responsabile, sottoscrittori di patti, fautori di segrete intese – presentarsi in questi giorni dietro ai loro banchi in veste di macellai, con la cappa bianca macchiata di sangue e il maraccio tra le mani: “ che je do oggi, signo’? Vole er castrato de Senato o l’insaccato de immunità? Provi er filetto de referendum: è un buro”. E, se la giraffa, un animale strano ma reale, fu scelta da Togliatti come bestia totemica del Pci, nessuna metafora è oggi piú cruda e azzeccata di quella di Marius, la giraffa dello zoo di Copenhagen, macellata e sezionata a gennaio sotto gli sguardi attoniti dei visitatori. Fermo restando comunque che, alla fine delle rivoluzioni, sono sempre i maiali a prendere il comando».

CB

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