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LA BALLATA DI FEDERICA MOGHERINI – G.Chiesa /CON PRECISAZIONI

Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania si schierano contro l’ipotesi che a divenire “ministro degli Esteri europeo” sia Federica Mogherini, la nostra attuale ministra degli Esteri. Lo dice il «Financial Times» e penso che dica il vero, anche perché è fonte interessata. A Londra non sono contenti che alla scialba Catherine Ashton subentri l’italiana. E dunque è probabile che la Gran Bretagna sia il quarto paese ostile a una tale nomina. Del resto Cameron è già ai ferri corti con Bruxelles per la scelta di Junker come Commissario Europeo. Motivo in piú.

Ma non sono moine. Tutto è chiaro e molto spinoso. Non è piaciuta la posizione italiana sulla crisi ucraina; non sono piaciuti gl’inviti al dialogo con Putin. Mentre inizialmente l’Italia, distratta, si lasciava trascinare nel gorgo di Kiev, gli sviluppi recenti hanno mostrato un cambio di rotta. Gli autori di questa sterzata non li conosciamo, non tutti. Ma il fatto è che la Mogherini è andata a Kiev (pima sua visita estera nella sua qualità di ministra degli Esteri del paese che ha la presidenza semestrale dell’UE), poi a Mosca, per sentire le due campane, e ha lasciato le rive della Moscova dopo avere confermato a Putin l’interesse dell’Italia a portare a compimento il Southstream, il gasdotto strategico che bypassa l’Ucraina a Sud, passando sul fondo del Mar Nero, gemello del Northstream che bypassa l’Ucraina a nord, passando sul fondo del Baltico. Che equivale a dire che l’Italia preferirebbe avere la certezza del gas russo subito, al posto delle promesse del gas americano da scisti bituminosi fra cinque o sei anni. Che equivale anche a dichiarare che l’Italia non vuole essere presa in ostaggio dall’Ucraina di Poroshenko e di Washington.

Ovvio che, dietro una posizione come questa, presa dalla Mogherini, c’è l’Eni, che non improvvisa nulla. Gl’interessi sono grandi, enormi. E, insieme all’Eni, c’è la francese Edf e la tedesca Wintershall, tutte interfacciate con Gazprom. Ed è dunque ovvio anche che contro l’ipotesi Mogherini alla P.e.s.c. ci sono gli Stati Uniti. Ecco: la nostra Federica è il parafulmine su cui si scaricheranno i fulmini di tutto lo schieramento che ha organizzato il golpe a Kiev del 22 febbraio ultimo scorso: Usa, Polonia, le tre repubbliche baltiche, Londra.

Ce la può fare? Molto, molto difficile. Gli ultimissimi sviluppi a Bruxelles dicono che Renzi si prenderà uno schiaffone. Ma la partita è aperta e potrebbe avere sviluppi imprevedibili. Ho l’impressione che molto dipenda da come si muoverà la Germania. Dove pure sono in corso movimenti di masserizie. Angela Merkel – che pur ha svolto un ruolo molto oltranzista e antirusso sulla intera vicenda ucraina, provocando molti malumori tra i settori imprenditoriali tedeschi – si trova improvvisamente ai ferri corti con Obama sulla faccenda dello spionaggio americano in casa propria. Scandalo enorme, che si coniuga con quello delle rivelazioni di Edward Snowden, dalle quali emerse che perfino il telefono cellulare privato della cancelliera veniva ascoltato dalla National Security Agency americana. Mettere a tacere non si poteva e Merkel è stata – apparentemente – costretta a espellere lo spione “fratello” numero uno da Berlino, precipitando la Germania nello spirito della Guerra Fredda. Solo che, questa volta la Guerra Fredda non è piú con la Russia, ma scoppia all’interno dell’Occidente, niente meno che tra Usa e Germania.

Niente di rotto o di irrimediabile, s’intende. Queste cose accadono e non mettono a repentaglio situazioni di tale rilevanza strategica. Ma viene il sospetto che lo scandalo non sia per niente casuale. Certe cose esplodono quando le si vuole fare esplodere. E, in questo caso, la miccia è stata accesa a Berlino. Perché? Forse perché la Germania sta tirando le somme dell’avventura in cui l’America l’ha trascinata in Ucraina, contro la Russia. Somme che sono tutte in rosso. In Ucraina c’è la guerra civile, c’è un disastro umanitario; c’è una valanga di morti, c’è un paese in bancarotta che non potrà entrare in Europa. C’è una tragedia, che ancora non si vede solo perché i media l’hanno coperta, ma che prima o dopo verrà a galla e la si dovrà spiegare all’opinione pubblica. Sopra tutto c’è un mare di affari con la Russia che i tedeschi non vogliono esporre a rischi con altre sanzioni.

Dunque la questione è piú vasta del destino della Mogherini. Se la Merkel volesse smarcarsi da Washington, mediante lo scandalo delle spie della C.i.a., qualunque mezzo potrebbe essere buono, anche quello di giocare il nome della Mogherini, magari per qualche settimana in piú, fino ad agosto. In ogni caso queste manovre sono il segno che Putin ha scelto bene, distinguendo l’Europa dalla muta di cani arrabbiati di Varsavia, Vilnius, Riga e Tallin, al guinzaglio di Washington, ma senza museruola. È comunque anche con loro che faremo attorno al sole un altro giro almeno. E buona fortuna a tutti.

Giulietto Chiesa

PRECISAZIONI NECESSARIE

È fin troppo ovvio che la questione vada oltre la Mogherini. Vi sono molti aspetti interessanti nel testo di Chiesa, ma c’è un punto di cui pare essersi dimenticato. Veri gli interessi dell’Eni e di altre compagnie (Francia e Germania); vero che la Germania misura l’impasse in cui si trova per l’affaire Ucraina (e anche la Francia, che, però, non è piú tanto in auge, anche se si picca ad atteggiarsi come se contasse). Su ciò non c’è nulla da dire. Ma la Mogherini meritava davvero questa messa in scena? Non parlo di Renzi, bensí dei paesi che l’hanno avversata. Mi spiego, con alcuni stralci di un articolo di Furio Colombo, Mogherini, l’insostenibile leggerezza, «Il Fatto Quotidiano».

Il non lasciare traccia è sempre stata una preoccupazione di Mogherini, come deputata e come responsabile e fedele membro del Pd. Primo, sapere qual è la linea, secondo conformarsi con disciplina e precisione. Di suo, è una che provvede ai materiali di sostegno, una che, all’esame, è sempre preparata.Preparata a che cosa? A essere una buona, affidabile porta – parola. Non so perché adesso la si accusi di essere filorussa. Per niente al mondo Mogherini sceglierebbe di suo la Russia rispetto al Kazakistan o anche solo a malta. Filorusso è il messaggio che le è stato affidato, e lei lo consegna, non con le impronte sue ma con le impronte del suo capo. […] Si presenta bene. E poiché, prima d’ora, come a tutti coloro che sono considerati fedeli, il Pd le ha fatto girare il mondo, includendola nelle delegazioni di enne viaggi internazionali, sa come presentarsi e non ti fa fare brutta figura. Una perfetta seconda fila. È molto attenta nel fare il carico presso il capo, e molto precisa nel fare le consegne. Putin lo sa e per questo ha gradito la visita al Cremlino. Sa che dietro non c’è altro, e che se Renzi non fa scherzi […] nello storico rapporto tra Italia e Russia, certo non li fa la Mogherini. Due cose fanno un po’ ombra alla Mary Poppins della politica estera italiana […]. Una è che ha una visione limitata, non di suo […] ma perché è volutamente limitata la visione del suo primo ministro. Renzi ha deciso (come dice, credo, il patto del Nazareno) di non occuparsi di nulla nel mondo.Tanto che sta offrendo questa sua giovane e diligente ministro degli Esteri alla Commissione europea. E ciò lascia poco spazio persino a chi avesse orizzonti e vedute piú ampi […]. L’altra ombra viene dal fatto che Mogherini è persona decisamente gradevole nelle foto di gruppo e viene bene nelle poche situazioni in cui deve comparire e basta (vedi Cremlino).

E insomma – continua l’articolo – la Mogherini sarebbe un’«executive secretary di dinamico top manager». Con persona di altra esperienza, spessore e indipendenza di giudizio, Renzi sarebbe costretto a discutere, prima di un incontro internazionale, dovrebbe ascoltare e non sarebbe bastato un «amichevole: dai, va, sbrigati, che qui ci abbiamo sta rogna del Senato!». «E Renzi dove lo trova il tempo di discutere e magari persino di ascoltare un ministro degli esteri?».

Se le cose stanno cosí (e mi pare che la Mogherini sia stata ben “fotografata”), allora il problema è Renzi. Può darsi (però ne dubito) che le repubbliche baltiche siano poco edotte sulle caratteristiche dei nostri ministri, ma gli altri paesi citati? E gli Usa? Nessuno di costoro è men che informatissimo, questo è certo. Non solo: vi ricordate le visite di Obama a Monti e Letta presidenti del Consiglio? Si è congratulato con loro, qualificandoli ottimi ministri. Lo stesso ha fatto con Renzi. Che altro poteva fare? Renzi, peraltro, ha una buona “spalla” negli Usa, grazie all’amico Carrai, introdottissimo nell’America che “conta”. E allora? Qualcuno «parla a nuora perché suocera intenda»? Se la prendono con la Mogherini per dare un monito a Renzi? Forse. Ma che su questa strada si vada lontano pare poco probabile: troppi gli interessi amerikani sul nostro paese (per la posizione geopolitica e geostrategica) perché si tiri (e si lasci tirare ad altri) troppo la corda – a meno che la situazione economica non precipiti a livelli tali da costringerci a sottostare al Fmi: ma questo pare, allo stato, un’allucinazione, pur nella gravità delle condizioni. E Renzi? La Mogherini gli fa certo comodo. Ma la sceneggiata di Bruxelles non potrebbe essere, in ultima analisi, uno scontro finto, condotto da Renzi tanto per mandare un segnale (anche lui) all’Italia e al mondo: la presidenza italiana si fa sentire e non accetta diktat da nessuno? Non poteva certo prendersi Letta, né la Bonino, non perché sarebbero stati men che solleciti nei confronti degli interessi dell’Eni, ma perché non li controlla. Se poi dovrà accettare un altro Alto Commissario, scelto altrove, be’ … pazienza! Mi sembra che anche Renzi abbia preso parte in piena regola al gioco di specchi (di cui parla Chiesa).

CB

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