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LA FAVOLA DELLA TRASPARENZA FINANZIARIA

Riassumiamo un intervento di Gallino, La crisi finanziaria e la favola della trasparenza, uscito mesi fa («La Repubblica»), ma che mantiene piena validità. Di fronte alla «crisi finanziaria» i presidenti della Banca centrale europea (Bce) affermano che la “ricetta” è «migliorare la trasparenza di istituzioni e prodotti finanziari riguardo agli strumenti piú oscuri e tossici». La trasparenza come rimedio. E lo dicono banchieri, ministri, governi, «organismi internazionali»: si migliorino le comunicazioni, cosicché i “clienti” scelgano, consapevoli, tra “prodotti” finanziari piú o meno rischiosi. Se non c’è una straordinaria incomprensione del sistema finanziario da parte di alti esponenti dello stesso, si racconta una favola al popolo per due ragioni:

1) negli ultimi vent’anni il sistema finanziario internazionale ha fatto l’impossibile, con beneplacito e aiuto delle banche centrali, per diventare opaco gli esperti parlano di formazione, accanto al tradizionale sistema bancario, di un «sistema finanziario ombra», di cui fanno parte i fondi speculativi, le banche di investimento, i fondi monetari, i fondi patrimoniali privati, che hanno rapporti strettissimi con le «banche commerciali», che spesso li hanno istituiti.

Indotte decine di milioni di persone a prestiti per mille usi, le banche hanno scoperto che, se li ponevano in bilancio come passività, si avvicinavano al capitale minimo richiesto dalle banche centrali per la copertura dei prestiti, impedendo altri prestiti o lucrosi investimenti. E il sistema “banco-centrico” ha contribuito al «sistema finanziario ombra» con due operazioni, per aggirare le regole sui movimenti di capitale:

a) le banche hanno trasformato le passività in attività per “alleggerire” i bilanci, conferendo ai debiti dei clienti, e cosí alle proprie passività, le qualità di titoli commerciali da poter rivendere operazione definita «titolarizzazione» (titrisation) o, in Italia, «cartolarizzazione». Il nome piú comune è Collateralized Debt Obligations (Cdo: obbligazioni con un debito come collaterale). Questi titoli, la cui composizione è complessa perché incorporano differenti livelli di rischio, possono venir comprati e venduti da privati a privati, da banche a fondi comuni o a fondi pensione, da banca a banca, in un intreccio senza fine di scambi finanziari. Introdotti in Usa dal 1977, in Italia dal 1999 (L. 130), hanno toccato, negli anni 2000, l’ammontare nominale di decine di trilioni di dollari.

b) Le banche hanno creato un gran numero di entità fuori bilancio, Bank sponsored Off-balance Sheet Entities – Obse, società controllate da una banca, a cui pagano commissioni cospicue. Ma, poiché hanno una propria personalità giuridica, non compaiono nei «fogli del bilancio» (significato di off-sheet) della banca sponsor. Il tipo piú comune di Obse ha il nome vagamente militaresco di «veicoli per scopi speciali». Con il bilancio cosí “alleggerito”, le banche sponsor hanno potuto continuare a concedere prestiti, perché migliorava il rapporto tra capitale proprio e indebitamento. Nel contempo hanno reso opache o invisibili alla vigilanza gran parte delle loro attività finanziarie come pensano la Bce o la Fed di rendere «trasparenti» queste zone d’ombra scientificamente costruite, pur limitandosi solo alle prime 50 o 100 banche dei loro paesi?

2) Dati i rapporti immensamente complicati tra i diversi sistemi finanziari e i non meno complicati prodotti offerti, è tecnicamente impossibile la trasparenza a favore dei risparmiatori.

Vi sia la “sig.ra R”, che abbia fondi comuni di investimento per € 100.000, distribuiti tra una decina di fondi, che tripartiscono il rischio, acquistando titoli di almeno un centinaio (di piú i fondi piú grandi) di società industriali e finanziarie. La “sig.ra R” è comproprietaria pro quota (o creditrice, se vi sono obbligazioni) di un migliaio di società. Tra questi titoli vi sono Rmbs (titoli appoggiati a un’ipoteca su immobile residenziale), Cmo (obbligazioni con un’ipoteca come collaterale), Abcp (titoli commerciali appoggiati a un patrimonio), Cmbs (titoli appoggiati a un’ipoteca su immobile commerciale), Cdc (obbligazioni con un debito come collaterale), Cds (contratti che assicurano un credito) non è una parodia: sono sigle reali. Il consulente finanziario della “sig.ra R” come le farà «trasparire» che i Cds della società X sono a rischio minore dei Rmbs di quella Y, ma i Cmo della Z promettono resa maggiore degli Abcp della W? Come minimo, la “sig.ra R” ritirerà la somma dai fondi per normali Bot: altre tre lettere, ma piú «trasparenti». Pericolosa per chi ci crede, la favola sul rimedio della «trasparenza» è molto ostica da attuare.

 

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