L’articolo di Andrea Baranes, La lobby piú potente del mondo («il manifesto», 09.04.2014), individua nello strapotere di banche e finanza la causa fondamentale della crisi tuttora in corso e della, conseguente, pesantissima ipoteca sul livello dato di quella che è detta «la nostra democrazia». Interessante come informazione, il testo però presenta limiti di analisi che precludono qualsiasi ipotesi strategica “altra”, al di fuori dell’accettazione degli assetti esistenti, dati per scontati. Pertanto facciamo seguire a tale scritto il nostro punto di vista . Ma vediamo che dice Baranes:
1700 addetti per un fatturato di 120 milioni l’anno. Non parliamo di una multinazionale, ma dell’esercito di lobbisti che affolla le istituzioni europee a Bruxelles e della quantità di denaro fornita ogni anno da banche e altre imprese del settore per sostenerne le attività. […] dati riassunti nel rapporto pubblicato il 9 aprile da «Corporate Europe Observatory» (Ceo) e intitolato La potenza di fuoco della lobby finanziaria […]. Ogni regola, direttiva, o ricerca passi da parlamento, Commissione, Bce o qualsivoglia altra istituzione europea è soggetta a questa potenza di fuoco. «Probabilmente la lobby piú potente del mondo»: parole non di un qualche gruppo di complottari, ma del commissario europeo Algirdas Semeta. Lo stesso dicasi riguardo a decine di parlamentari europei di partiti e schieramenti diversi che, già nel giugno 2010, avevano firmato un appello [… in proposito].
Baranes continua:
non sorprende che tali imprese esprimano pareri e punti di vista, [… ma] l’asimmetria tra il potere di questa attività di lobby e la mancanza di [… un’opposizione pone] un pericolo per la democrazia […, che] diventa […] evidente scorrendo il rapporto Ceo. In sede europea il mondo finanziario supera la spesa in […] lobby [… di] ogni altro gruppo di interesse per […] 50 a 1. Per fare un esempio tra i molti possibili, una recente discussione al parlamento europeo su una «Direttiva» riguardante hedge fund e private equity, 900 emendamenti sui 1.700 totali sono stati redatti non da parlamentari ma da lobbisti del mondo finanziario […;] sono attivi gruppi come l’«European Parliamentary Financial Services Forum» (Epfsf), che comprende membri del parlamento e lobbisti finanziari […].
Al “dialogo” sono invitati parlamentari per
seminari educativi sul trading dei derivati. Il Forum è finanziato principalmente dai suoi 52 membri, tra i quali J. P. Morgan, Goldman Sachs International, Deutsche Bank, Citigroup e altri. […] Il «registro per la trasparenza» delle attività finanziarie, istituito in Ue nel 2008 per provare a fare chiarezza, è […] unicamente volontario, lasciando a imprese e lobbisti la scelta di registrarsi o meno. Sta di fatto che un singolo parlamentare europeo rivela di aver ricevuto qualcosa come 142 inviti in due anni dal mondo finanziario per «eventi», «seminari» o simili.
Inoltre:
[…] dopo lo scoppio della crisi la lobby finanziaria ha partecipato ad almeno 1.900 incontri e consultazioni con la Commissione e le altre istituzioni europee. […] Analogamente, il dato (prudenziale) di 120 milioni di euro l’anno speso per le lobby finanziarie è da mettere a confronto con una disponibilità di 2 milioni per Ong, società civile, sindacati. Un rapporto di 60 a 1 che fa impallidire i pur evidenti squilibri presenti in altri settori [come nell’] agro-alimentare [dove] la stima è di 50 milioni di euro dell’industria a fronte di 12 milioni per associazioni di consumatori, Ong e sindacati. Lo squilibrio è […] ancor piú impressionante quando si va a vedere la composizione dei «gruppi di esperti» ovvero gli organi consultivi e ufficialmente costituiti da Commissione, Bce o agenzie di supervisione finanziaria per ricevere consigli e pareri su aspetti e normative specifiche […:] nel De Larosière Group on financial supervision in the European Union 62 membri dal mondo finanziario, 0 da società civile, sindacati o altri gruppi di interesse; sulla Mifid, direttiva fondamentale sul funzionamento dei mercati finanziari europei, 77 contro 5; nel gruppo di esperti sui Derivati, 86 esperti del mondo finanziario, 0 tra Ong, consumatori o sindacati […;] oltre il 70% dei consulenti e degli esperti nei gruppi della Commissione ha legami diretti con il mondo finanziario, a fronte di 0,8% delle Ong e del 0,5% dei sindacati. Se possibile va ancor peggio alla Bce, che ha promosso degli Stakeholder Groups. La parola stakeholder viene solitamente tradotta in italiano con «portatore di interesse» […]. Il gruppo presso la Bce prevedeva 95 membri provenienti dal settore finanziario, 0 (zero!) tra organizzazioni della società civile, consumatori, sindacati. Veniamo cosí a scoprire che le politiche della Banca centrale europea non hanno evidentemente nessun interesse per cittadini e lavoratori europei.
I risultati?
Qualsiasi proposta di regolamentazione va avanti […] con il freno a mano tirato, e le legislazioni in materia finanziaria vengono diluite fino a renderle spesso […] inefficaci. Il mondo finanziario in massima parte responsabile dell’attuale crisi continua a lavorare indisturbato, mentre al culmine del paradosso sono Stati e cittadini che la stessa crisi l’hanno subita a ritrovarsi con il cerino in mano e a dovere accettare sacrifici e austerità. La burocrazia europea procede a ritmi impressionanti quando si tratta di imporre vincoli e controlli […] sugli Stati sovrani, i loro conti economici e le loro politiche. Ma […] la bozza di Direttiva sulla tassa sulle transazioni finanziarie rimane impantanata tra infinite discussioni e veti incrociati. La separazione tra banche commerciali e banche di investimento […] è ancora un vago progetto.
Peraltro, alcuni mesi or sono, Luciano Gallino, su «La Repubblica», argomentava come tale impresa fosse mission impossibil, data la «zona grigia» in cui le due tipologie finiscono per confluire. Un comunicato stampa del Commissario europeo Barnier, nel dicembre 2013, annunciava:
«dobbiamo ora affrontare i rischi posti dal sistema bancario ombra», quasi […] una postilla aggiuntiva marginale. Mentre gli Stati sono sottoposti a un controllo strettissimo, per il gigantesco sistema bancario ombra […] al di là di qualsiasi regola o controllo […] la Commissione […] dichiara che è tempo di mostrare un qualche interesse. Se le istituzioni europee avessero dimostrato verso il gigantesco casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi solo una frazione dell’impegno messo per […] sacrifici e austerità a chi ne ha pagato le conseguenze, […] oggi i cittadini europei starebbero leggermente meglio.
Baranes, a questo punto, cita a sua volta Gallino:
il paradosso è che la crisi, fino all’inizio del 2010, è stata una crisi delle banche. Poi è iniziata una straordinaria operazione di marketing: si è fatta passare l’idea che il problema fossero i debiti pubblici degli Stati.
E conclude:
da oggi riusciamo a capire un po’ meglio con quali mezzi e risorse tale straordinaria operazione di marketing sia stata e continui a essere realizzata.