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LA SINISTRA? UN INGANNO

C’è un inganno racchiuso nel modo corrente e diffuso di dire: “siamo di sinistra!”, “quello non è abbastanza di sinistra”, “questo è piú di sinistra”, “c’è una sinistra piú moderata, una piú radicale e critica”, “la sinistra, la sinistra!”, “ci vuole il rilancio della sinistra”, e cosí via. Un inganno che si è tradotto proprio nella stessa parola: «sinistra».

Dagli inizi del movimento dei lavoratori e delle classi subalterne, e durante l’Ottocento, quelli che si chiamavano socialisti e/o comunisti (dall’accento posto sul primato da dare alla «società» e/o alla «comunità») distinguevano con forza fra se stessi e la «sinistra», la quale, con la «destra», costituival’insieme delle forze«borghesi», ossia “di sistema”, e respingevano ogni confusione e commistione, com’è ovvio con la «destra», ma anche con la «sinistra».

 

La sinistra? Erano i partiti diretti a perpetuare il “sistema”, facendo al popolo promesse di miglioramenti secondari e indicando obiettivi comunque subordinati, per tenerlo nel “sistema”, ma attraendone a sé i consensi – cosa che facevano anche i partiti di destra, avanzando altre promesse e battendo su altri “tasti”. E ogni partito e ogni coalizione di partiti“di sistema” si sono sempre articolati al loro interno in una destra e una sinistra – con il centro fra le due –, tanto che, in Italia, vi fu la sinistra del Partito fascista, poi la sinistra della Democrazia cristiana, etc.

Com’è che la dizione «sinistra» si è affermata? A partire dalla divisione fra partiti socialisti e partiti comunisti, e dalla caduta di questi partiti nel sempre piú pieno supporto al “sistema”; le premesse e promesse del movimento dei lavoratori e delle classi subalterne sono via via evaporate (mantenute solo come retorica e persuasione), mentre venivano assunti i “modi d’essere” tipici della «classe politica» (ivi comprese malversazioni, corruzioni, appropriazioni di soldi). La dizione di sinistra si è infine imposta con l’implosione del cosiddetto «socialismo reale» – o piuttosto «socialismo di Stato», quello dell’Urss e dei regimi dell’Est europeo, distorsione e snaturamento delle premesse e promesse iniziali –, per cui presentarsi come socialisti o comunisti diveniva “sconsigliabile” [ SI RINVIA A …]. Si pensi, infatti, al cambio di nome dal Pci al Partito democratico di sinistra, poi Democratici di sinistra (per finire al Pd e basta); si pensi a Sinistra ecologia e libertà, fritto misto di due evocazioni vacue sotto la dizione di sinistra; si pensi a Rifondazione, che non ha rifondato nulla, ma mantiene l’aggettivo comunista, però è un gruppo residuale (e vi sono anche altri gruppetti che usano questa dizione, assestandosi nel minoritarismo da piccola setta).

 

Una parola per intendersi? No, per fraintendersie farsi ingannare

 

Ma, si può dire, dicendo “sinistra”, “di sinistra”, etc., “ci si intende …”. No, si crede di intendersi, e proprio cosí continua l’inganno – e funziona.

La parola «sinistra» è vaga, perché rimanda a un vacuo “progressismo”, senza precisare che cosa si nasconde dietro quest’altro termine, il «progresso»; è ambigua, perché punta alla commistione di liberali vari, liberali piú radicali, coloro che vogliono un maggior statalismo dirigistico, coloro che ancora vogliono la «bandiera rossa», piú o meno accesa o stinta; è ipocrita, perché nasconde in questo miscuglio coloro che rimandano ancora a un cosiddetto «socialismo» e/o «comunismo», creduto “anti-sistema”, ma che è sempre solo un “sistema sovietico”, sognato riveduto e corretto.

Dunque, la stessa dizione di sinistra già indica i partiti e le forze politiche che l’adottano come organici alsistema” e, nello stesso tempo, serve a condizionare – a “mettere in forma” il pensiero – chi è spinto a vederla come “valore”. (Per esempio, Revelli, a suo tempo, per fare qualche critica all’operato del Pci-etc. e Cgil, varò la dizione le «due destre», salvaguardando la funzione della parola «sinistra».)

Certo, la critica va portata, ovviamente, anche ai diversi rimandi, parole ed evocazioni della «destra», che però non si stanno esaminando qui.

 

Come porsi e dichiararsi

 

Da qualche tempo si è diffusa l’affermazione: «questo» (problema, richiesta, rivendicazione, etc.) «non è né di destra né di sinistra». Esprime il rifiuto per le polemiche e contrasti dei partiti “di sistema”, la spinta a “tirarsene fuori”, a “volere fatti” e non chiacchiere. Ma è inadeguata: rimanda a un “qualcosa” di oggettivo, che è molto raro nella realtà delle “cose” presenti, e può essere ingannevole rispetto all’operato di chi gestisce il potere (statale, economico, sociale).

Nello stesso tempo si è diffusa anche la dichiarazione: «non siamo né di destra né di sinistra». Esprime la non-adesione a «destra» e «sinistra» “di sistema”, il loro rifiuto, la spinta ad “altro”. Ma è solo una mezza verità: infine pericolosa (come tutte le mezze verità), perché rimanda di nuovo a “cose oggettive” da fare, e non indica e non prospetta ciò che occorre: come “andare oltre”.

 

E allora? Bisogna capire che ciò che manca è la democrazia reale, che bisogna affermare e attuare la democrazia reale. Bisogna dichiarare di essere per la democrazia reale, con l’effettiva autonomia e la necessariasocializzazione, su tutti i piani, che questa richiede, apre e comporta questa è la via e l’unico modo per non disperdere di nuovo, ma portare avanti, le antiche, e sempre attuali, premesse e promesse di liberazione e superamento dello «stato di cose presente».

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