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L’ARGENTINA IN DEFAULT – E L’ITALIA

A seguito del crack di 13 anni fa l’Argentina ha rinegoziato a piú riprese il debito estero con il 92,4% dei creditori; i rimanenti, contrari, si sono rivolti ai tribunali. Sono i «fondi avvoltoi della speculazione», tutti Usa, tra cui spiccano Nml Capital Ltd del miliardario Paul Singer e Aurelius Capital Management. Il giudice Griesa ha dato loro ragione, con sentenza poi confermata dalla Corte suprema di giustizia Usa. L’Argentina doveva pagare il debito entro il 31 luglio 2014 e ha sollecitato una sospensiva, chiedendo un mediatore, che è stato nominato da Griesa: l’Argentina deve definitivamente pagare. Gli speculatori vogliono 1.330 milioni di dollari, e gli interessi. Intanto la rata concordata con i creditori che hanno accettato la rinegoziazione è ferma nelle banche newyorkesi, dove è stata bloccata da Griesa, che ha imposto il risarcimento ai «fondi avvoltoi». Tale

sentenza […] – in base a una clausola contenuta negli accordi di ristrutturazione che scade a gennaio dell’anno prossimo – aprirebbe la strada ad altre sentenze analoghe, anche da parte dei fondi che hanno rinegoziato il debito (G. Colotti, «il manifesto», 01.07.2014).
 
I fondi speculativi, contrari a ogni accomodamento, non hanno accettato la sospensiva fino al prossimo gennaio. Hanno acquistato i titoli argentini a prezzi stracciati nella bancarotta nel 2001:

gli abbiamo offerto un guadagno del 300%, ma lo hanno rifiutato perché vogliono di piú e subito,

avrebbe dichiarato il ministro dell’Economia argentino Kicillof (riferisce G. Colotti). Da parte sua, il mediatore Pollack, uomo di Griesa, avrebbe detto, al momento dell’ultimatum:

sfortunatamente non c’è stato l’accordo e l’Argentina cadrà in un imminente default.

E ha aggiunto, con la consueta ipocrisia che contraddistingue l’America che “conta” ivi compresi gli “zerbini” di turno,

non è una mera questione tecnica, ma un episodio reale e doloroso, che nuocerà alle persone reali.

Che saggezza! Tanto per completezza d’informazione, il miliardario Singer (informa G. Colotti),

generoso col Partito repubblicano [… è] difensore appassionato dell’1% piú ricco del paese […]. Un uomo molto influente a Wall Street, che conosce bene le strategie speculative di comprare debito quando il prezzo precipita per poi rivolgersi ai tribunali e reclamare il massimo guadagno. Negli anni ’90 è riuscito […] a intascare 43 milioni di euro dal Perú, sborsandone solo 8, e […] 67 dal Congo, [sborsandone] 15 […;] ha preso di petto la battaglia contro il governo [argentino di] Kirchner: nel 2012 è […] riuscito a bloccare per 70 giorni in un porto del Ghana la fregata dell’Armada argentina, facendo accogliere da un tribunale locale il ricorso [… di] Nml Capital. Speculazioni che s’intrecciano al lavoro lobbistico dentro e fuori il Congresso Usa, evidenziando meccanismi e retroscena della finanza globale.
 
In precedenza Kirchner aveva denunciato
 
la lobby dei fondi avvoltoi fa pressione sul governo Usa per impedire l’esportazione di carne argentina, [… affermando che] gli “avvoltoi” avevano intentato circa 900 cause e tentativi di embargo contro il suo paese: per esempio attraverso aggregati lobbistici come l’American Task Force Argentina (Afta).

Si sono ipotizzate varie soluzioni ma, per ora, non c’è niente di concreto. E (informa G. Colotti)

Griesa ha fissato […] una nuova udienza a Manhattan, per decidere sull’embargo dei fondi.

Coloro che hanno accettato a suo tempo di rinegoziare il debito, perdendoci anche un po’ di quattrini, rischiano ora di rimetterci in omaggio e vantaggio degli speculatori. E ciò è avallato da una Corte di giustizia! Orwell è sempre piú attuale.

DOCCIA FREDDA SU UN PAESE SOVRANO

[… Il] default di Buenos Aires del 2001 fu l’ultimo di una serie di fallimenti sovrani cominciati al principio degli anni 1980. Essi furono in genere frutto di politiche di liberalizzazione dei movimenti di capitale e di stabilizzazione dei tassi di cambio volti a favorire prestiti esteri considerati essenziali per accelerare la crescita. Boom effimeri […,] spesso seguiti all’indebitamento estero, culminati in drammatiche crisi e feroci politiche di austerità imposte dal Fondo monetario internazionale per assicurare la restituzione del debito, sebbene con tempi piú lunghi […;] lo stesso Fmi benedí l’Argentina di Menem quando negli anni ’90 perseguí la crescita via indebitamento culminata nel default del 2001. Storie simili erano già accadute […,] meno percepito è che l’indebitamento estero dei paesi della periferia dell’eurozona verso quelli centrali ha […] radici simili: liberalizzare i movimenti di capitale e adottare una moneta unica […] per potersi indebitare a costi bassi. [… Il] semi-default in cui siamo e le politiche della Troika li sperimentiamo sulla nostra pelle.
Fatto è che, mentre i paesi relativamente avanzati della periferia europea si cacciano nella trappola della moneta unica e dell’indebitamento, dopo il 2001 nessun paese emergente vi è ricaduto. Controllo dei movimenti di capitale e tassi di cambio competitivi sono diventati le chiavi di volta di questi paesi. L’Argentina […] pretese una rinegoziazione drastica del debito estero a cui nel 2005 aderí il 92,4 % dei creditori. Il cambio competitivo e la domanda estera per i prodotti primari argentini fecero riprendere […] l’economia con importanti effetti redistributivi […ai] lavoratori. [… Poi] l’economia argentina ha incontrato serie difficoltà negli anni recenti quando la domanda estera è calata. Il governo ha puntato molto su politiche industriali volte a ridurre la dipendenza dall’estero, per esempio sul fronte energetico, cercando di non comprimere la domanda interna.
La decisione del giudice […] Griesa di obbligare il pagamento integrale dei titoli del debito ai «fondi avvoltoi» […] è una doccia fredda su un paese che, comunque, aveva ripreso a marciare. Anche se la dimensione del pagamento (1,3 miliardi di dollari) non è cospicua, […] altri titoli avvoltoio potrebbero […] reclamare la restituzione integrale (15 miliardi), e ancora […] quel 90 % dei creditori che accettò un taglio di 2/3 del credito […:] la somma da pagare arriverebbe a 144 miliardi, […] inimmaginabile. Si comprende l’esitazione del governo argentino ad adempiere alla decisione […]. Ma questo ha comportato l’impossibilità […] di servire regolarmente il debito rinegoziato, e dunque il default. Tutto questo ha dell’assurdo, e persino il governo americano si era adoperato per evitare la sentenza Griesa.
Cosa accadrà ora? Per quanto nessun paese emergente intenda ripercorrere la via dell’indebitamento estero, l’Argentina ha bisogno del mercato finanziario internazionale e, dopo una fase decennale di quarantena, lentamente questo si muoveva verso un nuovo accoglimento del paese latino-americano. L’Argentina si vede costretta […] a un’autarchia finanziaria che può rivelarsi distruttiva per le sue prospettive di sviluppo. Piú in generale si afferma il potere della finanza internazionale al di sopra dei diritti degli Stati e popoli sovrani. Questo è inaccettabile. Al riguardo il Fmi, che qualche autocritica l’ha fatta (anche se […] il lupo perde notoriamente solo il pelo) ha da tempo avanzato l’idea di una legge fallimentare che si applichi ai debiti sovrani sul modello della bankrupt lowamericana che antepone il salvataggio dell’impresa ai diritti dei creditori, ripristinando dunque la priorità degli Stati e dei popoli sulla rinegoziazione dei debiti. E se pensiamo alla situazione corrente del nostro paese, de te fabula narratur (S. Cesarotto, «il manifesto», 01.07.2014).

Già, parlare dell’Argentina oggi vuol dire parlare anche dell’Italia. I media ci dicono che siamo in «recessione». Qualcuno sussurra di una “manovrina” sull’economia nel prossimo autunno. Ma Renzi pensa alle riforme istituzionali, perché “ce lo chiede l’Europa” alla quale di tali riforme non può importare di meno e che, semmai, pretende ben altre “riforme”, e corpose, sul terreno dell’economia. “La ripresa è come l’estate”, sentenzia Renzi, “prima o poi arriva”. Però, prima o poi l’estate passa e noi, invece, avremmo bisogno che non si trattasse di una ripresa passeggera.Ma il nostro improvvisato mentore, presidente del consiglio e uomo “del fare”, non si scoraggia e sprona all’ottimismo; le sue riforme verranno approvate (è quel che a lui importa) in quanto prioritarie anche per affrontare i nodi dell’economia: perché? Mha, se lo dice lui! E sul fatto che verranno approvate non ha dubbi. Il Berlusca, promosso dal Nostro a novello padre della patria, gli ha assicurato, in un incontro a palazzo Grazioli – destinato a passare alla storia come metafora degli inciuci –, che i voti eventualmente mancanti glieli assicura lui: piú o meno “Matteo sta sereno! Ghe pensi mi!”. E per far fronte a eventuali crisi di panico che le prospettive poco rosee potrebbero scatenare “prima o poi”, è pronto l’antidoto: sí, sullo stile del capitano che ha guidato la «Costa Concordia» al disastro, promosso docente alla Sapienza, dov’è intervenuto sul tema «La gestione del panico», nonostante fosse tra i primi ad abbandonare la nave che affondava!

CB

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