(Integrale: http://www.retedeicomunisti.org/index.php/interventi/1986-le-3-crisi-della-grecia).
Tsipras, una volta “negoziatore di ferro”, dalla capitolazione del 2015 si è trasformato nel figlio prediletto di Bruxelles e Berlino.
1) Il governo di Syriza-Anel fa passare leggi che destra o socialdemocratici, partiti neoliberisti puri, non avevano nemmeno sognato. I punti principali. In primis, le privatizzazioni tramite il Taiped («Fondo di sviluppo azionario della Repubblica greca») dei settori centrali di economia greca e proprietà statali, incluse le vendite di Eydap e Eyath (aziende idriche pubbliche di Atene e Salonicco), l’aeroporto di Atene, la Depa (azienda del gas pubblica), la Deh (azienda pubblica di elettricità), l’Elpe (azienda pubblica del petrolio). Poi le svariate tasse, la continuazione dell’Enfia (la tassa per ogni casa), il sottofinanziamento dell’istruzione pubblica e la via aperta al finanziamento privato dell’università pubblica. Né ci si limita alla riduzione del settore pubblico: c’è un vero e proprio attacco alla classe lavoratrice e media. A causa del Terzo Memorandum firmato da Tsipras, Syriza ha approvato o sta per farlo svariate leggi, fra cui la “thatcheriana” limitazione del diritto di sciopero, o l’abbassamento della soglia esentasse, facendo perdere ogni anno a migliaia di pensionati l’ammontare di una mensilità. La retorica governativa per cui la Grecia uscirà dallo status di paese in bailout in agosto è ironica, e serve al governo per posporre le elezioni al 2019. Il peggioramento del popolo greco è terribile, le leggi approvate non cambieranno e il monitoraggio [delle istituzioni internazionali] continuerà. Il fatto che Syriza abbia acconsentito a un surplus fiscale del 3,5% per i prossimi decenni significa «austerità»per i prossimi decenni. La Grecia continuerà ad aver perso la propria sovranità e indipendenza. Gli ultimi scandali su Novartis & rapporti con Nuova Democrazia o Pasok non cambiano le responsabilità di Syriza.
2) Il governo di Syriza-Anel è riuscito nel suo attacco a classe lavoratrice e classi medio-basse con resistenza popolare minima. Da quando Tsipras è divenuto sostenitore del T.i.n.a. (There Is No Alternative: «non c’è alternativa»), le dimensioni del problema crescono: non solo per le leggi neoliberali di austerità, ma per le conseguenze negative sulle persone, sulla fiducia di poter cambiare.
3) Alla crisi economico-sociale, negli ultimi 3 mesi si è aggiunta una crisi geopolitica. Sono riemersi il problema con la Macedonia, nel nord, e, a est, l’espansionismo della Turchia, al punto che non è escluso un conflitto militare. Le ragioni sono la fretta, specie degli Usa ma anche della Germania, che la Macedonia divenga membro di Nato e Ue. Ed Erdogan reclama parte delle risorse energetiche che (potenzialmente) vi sono nel Mediterraneo sud-orientale, specie nell’Egeo e a Cipro. La strategia di Syriza è far diventare la Grecia una “potenza di stabilità” nella regione, ossia nel diventare il figlioccio di Usa e Nato. Accordarsi sulla soluzione del problema del nome Fyrom/Macedonia, senza dir nulla sui piani della Nato, serve ai piani Usa. A est la Grecia è parte dell’asse, sostenuto dagli Usa, con Israele, Egitto, Cipro, e spera che Ue e Nato “proteggano” la Grecia: speranza superficiale, che provocherà piú destabilizzazione nella regione. Questa strategia rafforza le voci nazionalistiche e di estrema destra, e sta all’opposto di una strategia che preservi i confini attuali, a favore della pace e contro i conflitti armati nella regione.
Il problema principale è la sconfitta del movimento popolare nell’estate del 2015. Poi, solo poche e parziali lotte: le piú recenti, la mobilitazione contro la messa all’asta delle case e degli insegnanti supplenti (per mancanza di assunzioni a tempo indeterminato). Il popolo greco ha visto cadere i propri standard di lavoro e vita, né si intravedano miglioramenti, in piú si ha l’ingresso del paese in una destabilizzazione geopolitica con possibili conflitti militari: e non si vede una forza politica che offra una via di uscita.
[Seguono le discettazioni di Kostopoulos, membro del “gruppo comunista” «Paremvasi», sulle responsabilità del Pc greco, che né si è mosso a suo tempo, né lo fa ora, e sugli altri “gruppi di sinistra”, che non sanno porsi come «affidabili», rilevando infine come «la sinistra stia andando verso una fase di disintegrazione», e conclude con l’imperativo per cui «è urgente costruire un movimento contro l’imperialismo e la guerra che sia al contempo anti-governativo, come l’unico fattore che può risolvere la tripla crisi a favore della classe lavoratrice della Grecia e dei suoi paesi vicini» – imperativo, però, di cui è ovvia l’inconsistenza.]