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MA SMETTIAMO DI «PESTAR L’ACQUA NEL MORTAIO»! LO “STECCATO” SINISTRA-DESTRA

Non perché a sinistra non vi siano idee condivisibili (non tutte …) e a destra idee inaccettabili (non su tutto …), ma perché si è nelle ideologie astratte, che coprono altro. Repetita iuvant: la sinistra ha inglobato (da fine ’800-primi ’900) il movimento originario dei lavoratori e delle classi subalterne, riducendone a ideologia astrattaistanze ed elaborazioni connesse, ha fornito frazioni dell’oligarchia politica nel formarsi dei regimi liberali degli Stati, ha spinto avanti «progresso» e «modernità» (=i tre assi combinati: Stato, capitalismo, tecnologia), in forme diverse (variante “orientale”: presa dello Stato e sua fusione con il partito; variante “occidentale”: partecipazione alla gestione dello Stato esistente), ma tutte funzionali al “sistema” e, grazie alle basi popolari, piú efficacemente della destra. La destra (in molti casi una piú antica sinistra), altra frazione dell’oligarchia politica, ha assunto la contrarietà di altri comparti popolari alle ricadute del “sistema”, riducendone a ideologia astratta le istanze di preservazione dei modi d’essere storici e sociali, arrestando alcuni processi e sviluppandone altri, ma ribadendo il classismo autoritario (“ognuno tutelato, ma al suo posto”) per mantenere il “sistema”. E tutti i partiti, e gruppi “aspiranti” tali, procedono su tale loro essenza di fondo, e, in atto, in potenza, in aspirazione, sono “pezzi” di Stato, cioè dell’asse portante del modo di produzione vigente. E se a destra vi sono frange estreme che rimandano al trucido iperstatalismo (militarista e razzista) nazifascista, cosí a sinistra vi sono frange che rimandano all’iperstatalismo dell’Urss stalinista o “derivati” (o al sempre iperstatalismo degli anti-stalinisti). Ma tutti si ritrovano sull’intervento socio-economico statuale (diretto o indiretto, di controllo o di promozione del privatismo), partecipano all’«alternanza unica» (dal governo centrale al locale) e puntano alle elezioni per partecipare al “gioco” di proposte, mozioni, voti, etc., fra governo, maggioranza, opposizione parlamentari, in cui procede la gestione dello Stato.
In tale “steccato” a sinistra le critiche interne sono che “ci vuole piú sinistra”, e ci se ne difende con “bisogna tener conto della situazione”, etc. Maquesta e è stata ed è la sinistra: svolge il ruolo “costituito” di attuare gli «interessi generali del paese», cioè di governare negli interessi del regime liberale (di Stato, economia, società, cultura, tecnologia), con oligarchia dominante in tutti i campi. E a sinistra tutti insieme contro la destra, vista come passatista e retriva, fino al para-fascismo (individuato anche nel cosiddetto «populismo»), destra a cui si dà spazio proprio attuando gli «interessi generali del paese», con cui si proseguono e aprono le contraddizioni date dagli interessi del “sistema”. A destra le critiche interne sono che va sostenuta con piú forza la tradizione (mischiando forme di dominio e repressione con modi d’essere storico-antropici) e imposto l’ordine (con polizia e militari), per attuare piú a fondo il liberalismo, ma in un classismo piú “irreggimentato”, e ci se ne difende con “bisogna tener conto che i tempi sono cambiati”, etc. E tutti contro la sinistra “troppo comunista” o giú di lí, per gli «interessi generali del paese». È il ruolo della destra: sostituire la sinistra usando le contraddizioni di “sistema” che la sinistra ha gestito, per essere in seguito sostituita dalla sinistra. Nell’ideologismo scatenato si impone l’«alternanza unica» e non si fa vedere oltre.
Né si vede granché con il «né di sinistra né didestra»: si oscilla fra posizioni di sinistra e di destra, ci si centra sulla gestione “onesta, corretta, legale” contro corruzioni e appropriazioni indebite (che intridono il regime oligarchico liberale) e su alcune “pezze” (come il «reddito di cittadinanza») alle contraddizioni piú forti del “sistema”, dando a intendere che un “sistema” piú “ripulito” e “rappezzato” vada “bene”. Esaltazione del governo come tecnica, e cosí, in generale, della tecnologia (in primo luogo informatica). Esiti: come attestano le conduzioni di Comuni (maggiori e minori) non si va oltre, nei casi migliori, a una gestione “normale” di “ciò che c’è”, senza con ciò evitare “inciampi” vari per la massa di pastoie burocratiche. E, nel quadro, il “nodo” di fondo (opporsi a «globalizzazione»-Ue/euro [e Nato sottesa]-ricadute) si dilegua.
Va ripetuto su che cosa centrarsi: riallacciarsi al movimento originario dei lavoratori e classi subalterne (ed elaborazioni connesse, dirette e indirette), nella sua connessione con lo storico “fiume carsico” della democrazia (non il “sistema” liberale a «oligarchia elettivo-rappresentativa»), la cui messa in atto (facendo deperire lo Stato come comando e mettendo sotto controllo capitale e tecnologia) è la sola via verso una società decente (che è il socialismo possibile). Ma già solo per pensare in tale direzione (per non dire della piú che ardua, quanto necessaria, attività da esperire) bisogna persuadersi che occorre porsi fuori e controsinistra, destra, «né di sinistra né di destra».

MM

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