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ULTERIORE “TEGOLA” SU RENZI, PD(-RENZIANO), GOVERNO PIDDINO: I SACCHETTI

È vero che non sarà primaria la volontà di “favorire” la maggiore ditta produttrice di sacchetti, che l’obbligo di pagamento dei sacchetti consegue all’applicazione di una «direttiva europea», che l’aggravio per la “gente” non sarà enorme (i calcoli delle associazioni dei consumatori stimano un costo da € 5 a un massimo € 20 l’anno). Quindi, si afferma da parte del Pd-r(renziano) & annessi e connessi di fronte al vespaio suscitato da tale obbligo, «molto rumore per nulla», anzi per qualcosa di necessario e giusto: ecologico, ambientalista.
Ma è ugualmente senz’altro vero che la proprietaria della sopradetta ditta è frequentatrice di kermesserenziane alla «Leopolda» e ha ricevuto incarichi dal governo Renzi (e ne ricaverà un buon incremento degli affari, magari anche con altre imprese affini); che la «direttiva» dell’Ue (ricordiamolo sempre: non dell’Europa, che è un’espressione geografica) non prevedeva affatto l’obbligo di pagamento dei sacchetti per l’acquisto di frutta, verdura, etc., e dunque si è soggetti a uno zelo non richiesto (“ancora meglio, ancora di piú”); che tutti i sacchetti erano comunque già compresi nei prezzi del complesso dei prodotti e che, quindi, li si pagheranno due volte; che l’“idea” ecologico-ambientalista (dell’Ue, del governo & degni compari) è sostanzialmente quella dell’«inquinatore-pagatore», ossia “chi inquina deve pagare per l’inquinamento”, il che significa mettere al primo posto il “soldo” (valore di scambio in denaro: capitale) e le imprese che operano nei campi relativi (investimenti di capitale e profitti) supportate da obblighi legali di pagamenti (lo Stato in funzione del capitale), subordinando a tali imperativi la “questione” ecologico-ambientale, che in tal modo rimane intatta o quasi, foglia di fico (rimbombata damedia, scuola, etc. per farla diventare luogo comune e diffuso, teso a impegno generale e personalepermanente) di un altro campo di operazioni (del capitale e del suo profitto), come la green economynel suo complesso.
Mentre sul piano dell’ecologia e dell’ambiente andrebbe fatto ben altro (che si riassume nel far declinare l’industria basata sul petrolio e sul connesso sistema dei trasporti, insieme alla rottura della cementificazione urbana e interurbana, al ripristino e salvaguardia del territorio, interrellati alla ripresa e salvaguardia dell’agro-alimentare), e rispetto ai sacchetti andrebbe eliminata ogni confezione che includa plastica, pellicola, polistirolo, etc., usando carta, sporte, vuoti in vetro di riciclo, etc., quest’ultimo obbligo di pagare i sacchetti va solo a scapito della “gente”, in primo luogo di coloro per cui è un gravame già essere costretti a spendere 1 € in piú (nel processo in corso, dovuto alla fase presente del capitalismo e ai suoi organismi come l’Ue e gli Stati membri, alla «società dei due terzi» rovesciata, dove solo un terzo è inserito, e due terzi sempre piú lo sono meno, o con difficoltà, o poco, o male, o per niente).
E dunque, certo il costo dei sacchetti non è poi elevato per ogni persona o famiglia, e “spalmato” su un anno (tuttavia è bell’incasso se si conta tutta la popolazione), ma è un balzello in piú e a favore nondi ecologia-ambiente, bensí di profitti altrui, che si somma alla raffica di aumenti che hanno segnato l’inizio del 2018, con ulteriori costi ineludibili (luce, gas, telefono, autostrade, insieme a quelli già in atto di acqua, assicurazioni auto, etc.), che, oltre all’aggravio dei costi, non porteranno niente alla massa della popolazione (e seguono la complessiva “logica” dei profitti su profitti, sostenuti dall’Ue, dagli Stati membri, dalla Stato italico con i suoi zelanti subalterni governi). È un’ulteriore “tegola” su Renzi, Pd(-renziano), governo piddino: un altro apporto allosfascio meritato di questa banda, che si manifesterà appieno nelle ormai prossime elezioni.

MM

1 Commento

  1. stefano

    gli entusiasti sono: 1) il ministro dell’Ambiente (una delle cariche piú confuse e mistificatorie, meglio comprensibili nella logica orwelliana); 2) gli ecologisti (che roba è, che vuol dire?); 3) uno dei sindacati chimici, Filctem Cgil guarda un po’, che fa propaganda a uno dei produttori. Si scopre uno zelo italiano nel promuovere, anni fa, i sacchetti bio-obbligatori a pagamento, e che la normativa europea non dice quel che “si dice”. Dal «Sole 24 ore» (testo integrale: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-01-03/ecco-come-funziona-legge-sacchetti-biodegradabili-210318.shtml?uuid=AEDsBpaD): «Sull’obbligo il ministro dell’Ambiente, Galletti, gli ecologisti e perfino il sindacato chimici Filctem difendono la normativa, che sui social network viene usata [… contro]. Renzi replica su Facebook affermando che il Governo ha solo attuato la normativa europea. L’obiettivo è difendere l’ambiente. […] La direttiva europea […] 2015/720 è modellata sull’esempio italiano delle borse biodegradabili della spesa e spinge a ridurre l’uso di sacchi di plastica e a fare ricorso alla bioplastica. [… Ma] La direttiva non impone regole sui sacchetti leggeri: “Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi”. Per l’Europa, i sacchetti superleggeri per pesata e prezzatura dei prodotti sfusi possono essere non biodegradabili. […] In estate il Parlamento ha approvato il decreto nel quale […] sono stati aggiunti emendamenti che impongono dal 1° gennaio l’uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini “ultraleggeri” con cui si pesano e prezzano i prodotti sfusi come pane, ortaggi, frutta. […] La norma [non ] riguarda […] tutti i piccoli imballaggi di plastica come i sacchetti del farmacista, […ma ]esclusivamente le borse di plastica in materiale ultraleggero cioè […] si applica esclusivamente alle borse, di plastica (non carta oleata), a parete sottilissima, usata fine di igiene (non i sacchetti per trasportare il prodotto) sui soli alimenti […]. I sacchetti ultraleggeri devono essere compostabili (si devono dissolvere negli impianti di produzione di compost agricolo) e essere composti da materie prime rinnovabili (vegetali) al 40%, mentre rimarrà il 60% di componente petrolchimica. […] Questo vincolo pare ritagliato attorno alla produzione italiana più diffusa di bioplastica, e potrebbe escludere altri produttori italiani ed esteri che hanno bioplastiche di ottima qualità e con ottimi rendimenti ambientali ma con caratteristiche differenti.

    La legge (comma 5) impone che questi sacchetti vengano pagati dal consumatore. Non fissa alcun prezzo e non dà un costo massimo. [… Il] ministero dell’Ambiente ha diffuso una circolare secondo la quale i sacchetti vanno pagati sempre e comunque. [… E] non possono essere riusati per comprare altri prodotti alimentari sfusi. [… Mentre] diversi impianti di trattamento del compost lamentano la scarsa biodegradabilità delle plastiche biodegradabili, […] il consumatore paga il sacchetto ultraleggero sull’etichetta del prodotto sfuso. Chi non usa il sacchetto e presenta alimenti pesati ma non racchiusi (incolla l’etichetta sull’anguria) è costretto a pagare il sacchetto anche se non lo ha usato.

    Il prezzo di mercato della plastica biodegradabile più diffusa si aggira tra i 6 e i 7 € al chilo. Il costo del singolo sacchetto, se è l’ultraleggero per l’ortofrutta, sono i pochi grammi che corrispondono ai pochi centesimi di euro, se sono i sacchi della spesa più spessi e pesanti il costo sale. […] Queste norme, disegnate attorno agli standard industriali piú noti dell’industria italiana, tagliano fuori dal mercato materiali biodegradabili di origine fossile che si biodegradano in modo invidiabile, come le plastiche Pbs da acido succinico, che hanno impatti ambientali ottimi.

    […] Per evitare pesatura e prezzatura degli alimenti, aggravata dal pagamento, molti consumatori si rivolgono a prodotti confezionati in materiali non biodegradabili, come le vaschette di polistirolo espanso racchiuse in un film di Pvc. Ciò potrebbe portare a un peggioramento dei rendimenti ambientali. [Infatti] le bioplastiche a base di amido […] diventano poco biodegradabili nell’acqua fredda e salata, dove hanno dato ottimi risultati i polidrossialcanoati Pha di cui è fortissima una piccola azienda italiana meno conosciuta, la Bio-On. […] Mentre [nel mare] vetri, metalli e altri rifiuti pesanti affondano e spariscono, le plastiche galleggiano. Gli oceani sono insozzati da rifiuti plastici non riciclati: flaconi di detersivi e bottiglie di bevande, cassette di ortaggi, imballaggi di polistirolo espanso, ciabattame e suole e cosí via. Il Mediterraneo è sporcato da stoviglie di plastica (17%), cicche e filtri di sigaretta (14%), tappi (14%). I sacchetti sono il 5%. Ma la prima fonte di microplastiche, mangiate dal plancton mangiato dai pesci [,… che] entrano nella catena alimentare che arriva all’uomo sono le fibre tessili dalle acque di lavaggio dei tessuti, le polveri di gomma da usura degli pneumatici dilavate dalla pioggia e portate nei corsi d’acqua e al mare, le microplastiche dei cosmetici e i bastoncini cotonati non biodegradabili […]

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