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OSTIA, VOTO E BALLOTTAGGIO: SPECCHIO MAGICO DEL PAESE

Festeggiamenti dei 5S: “abbiamo vinto con quasi il 60%!”. Soddisfazioni anche di Fd’I & Co, “siamo comunque a piú del 40%!”. 60 e 40% di che? Ma dei consensi! Sí, ma con solo il 33,6% dei voti degli «aventi diritto» (inferiore al 36,15% del «primo turno»), ossia con meno di 1 elettore su 3. Al che andrebbe rilevato che queste elezioni, che non hanno nemmeno raggiunto almeno il 50%+1 dei voti degli «aventi diritto», non hanno alcuna legittimità. Ma nessuno l’ha rilevato. Invece, abbiamo ora chiacchiere (e diffamazioni) a sfare: “i 5S hanno avuto i voti di Casa Pound e del clan (mafioso) Spada”, “no, hanno avuto i voti del Pd locale”, “si sono ridotti rispetto alle comunali”, “anche i voti della destra sono consistenti, nel rifiuto dei Pound e degli Spada”, “no, non è vero, anche quei voti vi sono venuti”, etc. E deplorazioni a sfare: “il non-voto è un gravoso problema”, “dipende dai candidati poco credibili”, “no, dall’abbandono in cui ha lasciato il posto «Lapolitica» (diventata come «Lascienza»)”, “eh, però c’è la mano della criminalità organizzata”, etc. E solenni impegni a sfare, da parte dei 5S, della destra, anche del Pd (a Ostia «fuorigioco»): “è primario il recupero dell’affezione dei cittadini «alla politica»”, “il nostro compito presente (proclamano i vincitori come gli oppositori) è mostrare la capacità di affrontare i problemi e dimostrare di saperli risolvere”, etc.
Sarà cosí? Come al solito e su tutto, non si va mai“alle radici” dei “nodi”: quella di Ostia è una situazione che è stata portata, nel corso di anni e anni, al degrado e disgregazione, su tutti i piani(politico, economico, sociale, culturale, mentale, comportamentale). E i (pochi) cittadini intervistati (fra i pochi votanti) hanno detto o fatto intendere (con chiarezza): di avere soltanto “votato per il meno peggio” (o i 5 o la destra). Il che attesta esplicitamente il distacco, sordo ma esteso, non-elaborato ma diffuso, dal “sistema” (rimbombato come «democratico», invece a tutti gli effetti) «oligarchico elettivo-rappresentativo», che assimila tutti nella/per la gestione istituzionale, aumentando il discredito di tutti, con riduzione, fino al crollo, dell’afflusso al consenso, e ridimensionandolo, rispetto a proclami e solenni impegni, al «meno peggio» (di altri considerati ancora «peggio»). E la gestione di un «municipio» (trattato cioè come articolazione del Comune di Roma), che invece è una città (quasi 250.000 abitanti), risolverà, o almeno avvierà a soluzione, il degrado e la disgregazione, generati da anni e anni non “dall’abbandono da «Lapolitica», ma dal complesso della politica? Il dubbio non è pessimistico, ma realistico: perché, né a livello generale, né tantomeno a quello specifico del «municipio», si affronteranno i “nodi” di fondo, che, sia per tutto il paese, sia per le situazioni locali, sono lo schiacciamento su «globalizzazione»-Ue/euro (e Nato sottesa)-ricadute (su tutti i piani, in particolare su quello sociale-culturale/mentale-esistenziale).
In alcune situazioni, questi “nodi” di fondo si concentrano, e Ostia è una di queste situazioni: in tal senso, è anche una sorta di «specchio, specchio delle mie brame …» (della favola di Biancaneve), a cui chiedere non «chi è la piú bella del reame» (come fa Crimilde), ma «come sarà il nostro paese?». E la risposta è chiara: «il paese sarà cosí continuando come fin qui». E si estenderà a diventare cosí, dando (e dandosi) a intendere che basti semplicemente mettere qualche “pezza” qua e là, senza rompere rispetto ai “nodi” di fondo, ossia precisamente allineandosi, come fanno o stanno facendo tutti, allapolitica del mezzo-e-mezzo: un po’ critica, secondariae ricorrendo a prospettare alcune “pezze”, un po’ di prosecuzione, primaria, attuando gli imperativi di «globalizzazione»-Ue/euro (e Nato sottesa)-ricadute. Ossia continuando con «Lapolitica».
 MM

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