Nea Polis

PERCHE’ NO ALLA LISTA TSIPRAS

Alexis Tsipras è il leader della greca Syriza (un “cartello” di sigle, un po’ come a suo tempo da noi la Sinistra arcobaleno di Bertinotti, o la recente, pur in “formato ridotto”, Rivoluzione civile di Ingroia). Tsipras, candidato alla presidenza della Commissione europea dell’Ue, ha presentato anche in Italia la sua lista, sostenuto da personaggi quali Camilleri, Flores D’Arcais, Gallino, Revelli, Viale, la Barbara Spinelli, incontrando Ferrero per la residua Rc e Vendola per Sel. Messaggio netto: “raccolta, ripresa e rilancio della sinistra con la Lista Tsipras alle prossime elezioni per il parlamento europeo”. E grandi aperture e promesse, con lo slogan «un’altra Europa è possibile». Ma i punti di fondo della Lista Tsipras sono altri, e chiari e fermi:

 

1.                  sí all’euro, fuori ogni discussione, ha ribadito Tsipras (per es., vedi «il manifesto», 05.02.2014 – ma in Grecia, non tanto tempo fa, era contro: cos’è cambiato? E nella realtà greca?);

2.                  «siamo pro-europei, non anti-europei», dice Tsipras (di recente l’ha ridetto anche alla «Stampa»), per cui l’Europa va migliorata, ma va a ogni modo conservata e sostenuta;

3.                  lo spazio politico è, dunque (ha precisato Revelli alla presentazione italica della Lista Tsipras), fra «i violenti anti-europeisti e gli europeisti contenti e concilianti».

 

Ecco la «lista Tsipras», con il gruppo promotore («comitato dei garanti») e quelli che riescono a raccogliere. Vi aderisce Ferrero con Rifondazione comunista – archiviata l’«Europa irriformabile» di cui Rc ha parlato, si torna all’“Europa dei popoli”, e simili amenità. E c’è Vendola con Sinistra ecologia e libertà – i cui intenti «anti-europei» sono inesistenti. E altri, in coalizione. Tutti costoro sono contro chi attacca l’euro e l’Europa. Dunque, meno «austerità», certo – ma lo stanno dicendo in tanti, compresi alti esponenti ufficiali “di sistema” –, “Europa piú democratica”, piú “rivolta ai diritti”, e cosí via, ma nessuna messa in discussione della «moneta unica» e dell’Europa (cosiddetta). E l’euro e questa Europa sono indissolubilmente interconnessi. Ora:

 

a)         l’euro è quello che è, e ha avuto, e ha, la funzione per cui è stato posto e imposto – dal taglieggiamento dei redditi popolari alla subordinazione delle economie dei paesi d’Europa alla Banca centrale europea e alle politiche liberiste dell’Unione europea, nonché ai vantaggi per lo Stato germanico e alle manovre del grande capitale transnazionale.

Perciò, puntare a mantenere l’euro e mantenersi nell’euro cosí com’è, e attaccare come «violenti antieuropeisti» coloro che mirano a far riprendere in mano le proprie sorti ai popoli e paesi europei, già a partire dalla moneta (è qui secondario discutere se si tratti di imporre l’«euro a due velocità», oppure di tenerlo come moneta di conto per scambi esteri e bilanci, non come moneta circolante all’interno, riusando per questo la moneta nazionale – a ogni modo si tratta di riacquistare la sovranità monetaria), è solo adesione alla conservazione di “ciò che c’è”, e i discorsi su “miglioramenti” e “diritti” si manifestano per quello che sono: chiacchiere di copertura.

b)         L’Europa attuale è cosiddetta, perché non indica né il continente europeo, né i paesi europei, né i popoli che vi abitano, ma solo l’Unione europea, che è questa e soltanto questa: con la sua Banca centrale, la sua Commissione centrale, con il suo parlamento (che conta ben poco), con la sua struttura di dominio di élites designate nelle «classi politiche» degli Stati componenti, con i suoi «Trattati» costringenti e i suoi «vincoli» asfissianti, con il suo dogmatico liberismo, che impone la priorità degli imperativi del grande capitale e i privilegi delle potenze maggiori.

L’Unione europea è il contrario dell’unione: è la subordinazione dei diversi Stati “minori” all’Ue, che è un organismo internazionale (al pari degli altri organismi internazionali, come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio, non sono eletti da nessuno, dunque autoreferenziali: e in nome di che si devono riconoscere e sottostare alle loro decisioni?). L’Unione europea è la preminenza di area (in Europa) dello Stato germanico – preminenza accordata e concordata con gli Stati Uniti, nella strategia globale della superpotenza Usa. L’Unione europea è lo schiacciamento e devastazione dei diversi popoli e paesi, in primo luogo quelli dell’Europa del Sud, dell’Europa mediterranea, fra cui l’Italia.

Perciò, essere «pro-europei» è solo sottomissione all’«Unione europea» e la critica agli «europeisti contenti e concilianti» è solo la candidatura a reggere la coda alla vera realtà dell’Ue, giustificandola, perché “si possono fare critiche”, sventolando fantasticherie su «un’altra Europa possibile» e ciarle simili, per mettere al bando i «violenti anti-europeisti» – che non si vede perché siano «violenti», o perché lo siano loro, e non, invece, tutti coloro che sostengono quella macchina di devastazione che è, e ha dimostrato appieno di essere, l’«Unione europea».

 

Quindi,

 

  • va respinta e battuta la Lista Tsipras, questa ennesima iniziativa della sinistra (detta) «radicale», o«estrema», o «critica» – piccole “costole esterne” alla sinistra piú «moderata» -, che aspira a prendersi posti nell’europarlamento nella funzione di “coprire a sinistra” l’adesione a euro e «Unione europea». Che vada a un altro flop: e ci sta anche pensando da sé, visto che il gruppo promotore appare già spaccato.
  • No a questo tentativo dei “mezzi-e-mezzi” di sempre, che in fondo e infine stanno sempre dall’“altra parte”: basta con gli inganni. E basta farsi ingannare.
  • Occorre far capire e rivendicare la necessità dell’effettiva autonomia del nostro popolo e paese, e puntare a realizzarla – contro la sovranità limitata in cui ci troviamo, contro ogni presenza e dominioaltrui”, contro la subordinazione a «vincoli» e «organismi internazionali», come la stessa Ue, contro il liberismo dell’Ue e della (cosiddetta) «globalizzazione».
  • Perciò bisogna porsi contro l’«Unione europea» e la sua «moneta unica», e lo si può attuare soltanto facendolesaltare” per quello che ora sono e che solo possono essere – il che si attua semplicemente “tirandosi fuori” (e dismettendo i «Trattati»), stringendo in primo luogo patti con gli altri paesi dell’Europa mediterranea (Grecia, penisola iberica) e stabilendo rapporti (sia bilaterali, sia comuni) con altri paesi ancora, per le possibili relazioni e i necessari interscambi.
  • Solo in tal modo si possono porre le basi per la possibile costruzione di una futura – che non è, né può essere per niente, quella presente – Europa dei popoli e paesi.

 

MM

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