I Medici in tv: loro ascesa, lotte e complotti, ruolo di Lorenzo, “tanta roba!” (come il “commento dotto” di Renzi al concerto di Mahler), e successo di telespettatori … La fiction procede sulla falsariga di telenovelas e soap opera: attrae sui Medici e loro nemici, celebra l’ascesa di Lorenzo, lo mostra in modo appassionante e coinvolgente, accredita il ruolo illuminato e illuminante dei Medici e di Lorenzo, il mecenatismo nella fioritura del Rinascimento.
È uno scemeggiato: la prima rinascenza del due-trecento e il suo dispiegamento nella seconda, il Rinascimento, è stata la Repubblica fiorentina, la città comunale, centrale nell’Italia ed Europa dell’epoca, con il fermento sociale e politico e culturale che l’animava, con la stessa lotta interna a questo repubblicanesimo, democratico (cariche cittadine a rotazione e a sorteggio: gli «squittini») ma ristretto alle classi abbienti, per cui dominava un’oligarchia, contrastata dalle classi intermedie e dalle classi subalterne. È solo la Firenze repubblicana, con il suo vivo ambiente socio-culturale e i suoi stessi conflitti, a essere il “brodo di coltura” dell’umanesimo rinascimentale. È solo qui che la ricca messe di intellettuali e artisti ha potuto sorgere e operare: il Rinascimento non è sorto come un fungo grazie a “geni” isolati, che “per caso” sono nati a Firenze o vicino, o vi si sono trasferiti. È la Firenze della repubblica comunale, che si denominava con orgoglio «la seconda Atene», non quella dei Medici; è la Firenze che vive lo snodo storico che va dal 1375 al 1530 (con tanto della rivoluzione, pur sconfitta, quella dei Ciompi: invito a leggere il lavoro di E. Screpanti, L’angelo della liberazione nel tumulto dei Ciompi), a essere culla, patria e centro del Rinascimento.
Quando, battute le spinte alla coerente trasformazione democratica in senso pieno, l’oligarchia continua al comando della Repubblica, le contraddizioni restano irrisolte ma agenti, mentre la compattezza cittadina si disgrega, l’oligarchia si fa piú ristretta e il potere comunale viene in mano a esponenti di potenti casate. E quando l’assume Cosimo «il Vecchio», dei Medici, nel 1434, è la via all’affermazione della dittatura: lo sbocco è la «signoria» – ossia la tirannia – dei Medici. Il dominio mediceo segna il declino della città, della Toscana, dell’Italia. A Cosimo succede Lorenzo, che, oltre a condurre una modesta politica di “barcamenamento” in Italia e nei rapporti con l’estero, a aprire la penetrazione di membri della casata nello Stato della Chiesa e nel Regno di Francia, ad avviare le rifeudalizzazione dei rapporti sociali ed economici in Toscana, a porre le basi di una polizia segreta che eliminava oppositori veri e potenziali, gestisce “a suo pro” i frutti del Rinascimento (come oggi si fa con i media), ma avviandoli a ridursi, dimidiarsi, avvizzire, perché avulsi dal loro contesto: ecco Lorenzo, detto per piaggeria cortigiana «il magnifico» – piaggeria che continua nella storiografia ufficiale che vede necessario ed esalta il potere mediceo (al massimo con qualche “rivisitazione” critica), nell’operato delle amministrazioni comunali che continuano con le stolide e fuorvianti celebrazioni dei Medici (perché non esaltano anche il regime fascista e la sua polizia segreta, l’Ovra?), nei luoghi comuni, echi stonati nella testa dei fiorentini residui, sulla “Firenze di Lorenzo” e simili sciocchezze.
Il popolo fiorentino ha sempre cacciato i Medici appena ha potuto, già nel 1494, ristabilendo una repubblica piú popolare: è la potenza ispanica che riporta i Medici al potere nel 1512. Cacciati ancora nel 1527, alla discesa degli imperiali di Carlo V in Italia, la Repubblica, sostenuta da tutti gli intellettuali e artisti del tempo – dal “circolo” di Machiavelli (il cui figlio cade in combattimento nella difesa di Firenze) a Michelangelo, accorso da Roma a difendere la città come «curatore delle mura» –, viene sconfitta definitivamente dall’esercito imperiale nel 1530 a Gavinana – grazie al tradimento. E, con Cosimo I, viene imposta la tirannia dei Medici, quisling ante litteram che detengono il potere assoluto locale nel quadro della potenza imperiale, e non a caso lo lasceranno, estinguendosi, al ramo di una dinastia straniera (i Lorena).
Quello sui Medici è uno scemeggiato – controprova, piace al Nardella: appunto! Fa parte dell’ignoranza e occultamento, mistificazione e distorsione delle menti dei nostri tempi. Per me, andrebbe esaminata, anche criticamente, ma celebrata la Repubblica, e la rinascenza a cui ha dato vita, mentre statue e stemmi con “le palle” dei Medici andrebbero rimossi, e riposti in un museo della memoria, a mostrare la via della decadenza – di Firenze, della Toscana, dell’Italia in Europa.
MM
(immagine in evidenza: Di Bart ryker – Screenshot tratto dal trailer ufficiale, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=6120359)