Nea Polis

UN’INTERVISTA DA VEDERE E SENTIRE

Stefano segnala la seguente intervista :

https://www.youtube.com/watch?v=nj6Ab00ozic

L’intervista è a Nino Galloni e Stefano precisa che «naturalmente il personaggio è quel che è, ma mi affido sempre alla sostanza delle dichiarazioni».

 

Infatti, nella parte critica, l’intervista sancisce (dati indiscutibili) quanto abbiamo affermato da tempo: la società italiana è nelle prime fila della tendenza indotta dalla fase del capitalismo detta «globalizzazione». In Italia (come nei paesi detti «avanzati») quella che era (fino agli anni ottanta) la «società dei due terzi» (2/3 di inseriti, pur ampiamente stratificati, e 1/3 di poco o male inseriti, piú emarginati, fino agli esclusi) si è venuta sempre più rovesciando. Perciò si ha un’invertita «società dei due terzi»: prima grossa fascia, 1/3 di inseriti, ampiamente stratificati (e segmentati e “sbriciolati”); seconda maggiore fascia, 2/3 di strati, ampi e disarticolati, poco o male inseriti, che “tirano la cinghia”, spinti all’emarginazione, nell’aumento degli esclusi. E cosí, in Italia, siamo già giunti a 1/3 (circa 20 milioni) della popolazione che è, in modi differenziati, nella prima fascia, e 2/3 (circa 40 milioni) della popolazione che, in maniera stratificata, differenziata, segmentata, “sbriciolata”, è nella seconda fascia. Inoltre, l’intervista mette in luce un dato interessante: 4 milioni di piccole aziende, che non farebbero «più parte del capitalismo». Galloni si esprime confusamente, ma è chiaro che cosa intende: il tessuto di medio-basse, piccole e piccolissime imprese continua a “reggere” pur non situandosi nel grande capitalismo attuale, quello finanziario-transnazionale, ed è capace sia di export significativo, sia di sostenere il mercato interno (come produzione e circolazione, e come risorse a supporto della domanda solvibile), al che va aggiunto il mantenimento (comunque produttivo) dell’agro-alimentare (con piú di 3 milioni di persone piú giovani che sono tornate a tale fondamentale comparto). Donde l’occhiuto “interesse” del capitale transnazionale, con tanto di “ponti d’oro” dall’Ue, per tali settori, rami, comparti (dopo che ha già assorbito la proprietà-gestione di gran parte dei “gioielli” strategici della grande industria italiana).

Piú debole è la parte “in positivo”. Sulle “ingerenze” estere, Galloni pone in primo piano quelle di Stato e grandi capitali di Francia (anche lui usa la consueta terminologia falsante: “i francesi”, “i tedeschi”, “gli inglesi”, etc.) e in importante, ma minore, piano quelle di Stato e grandi capitali di Germania, ma ignora quelle della potenza Usa e quelle dell’Ue nel suo complesso, e non dice che cosa fare per contrastare e respingere tali dannose “ingerenze”. E rispetto a Ue-euro (sulla sottesa Nato il suo silenzio è totale) dice «sí» all’Ue e all’euro, ma con seconda nostra moneta interna, stampandola come “si deve” (invertendo la deflazione delle retribuzioni e accettando anche un certo tasso d’inflazione, e ricomprandosi il debito statale), il che significa riacquistare la sovranità in campo monetario e utilizzare l’euro come valuta di interscambio estero, ma non chiarisce come, già cosí, si metta in discussione la subordinazione all’Ue e quindi l’Ue stessa; nel contempo andrebbe (però Galloni non lo dice) bloccata (non solo ostacolata, ma vietata) la penetrazione del grande capitale nei settori indicati, mentre occorrerebbe (e neanche questo dice lo Galloni) riacquisire il controllo-gestione dei “gioielli” strategici; inoltre, non si comprende chi dovrebbe portare avanti tali operazioni, dato che è l’oligarchia (statuale, economica, sociale, mediatica), con le sue frazioni e fazioni addette alla «politica», quell’oligarchia alla testa dell’1/3 della prima fascia, che comanda, che si è, in parte rilevante, intrecciata con quella estera e che si pone al riparo dell’Ue (“ce lo chiede l’Europa!”). Al piú, Galloni parrebbe sottendere: “prepariamoci, se l’euro, e con esso l’Ue, dovesse infine implodere”. E, quindi, a quel punto anche il complesso delle forze politiche e dell’oligarchia italica dovrebbero prenderne atto e agire di conseguenza. Siamo sempre nella fase politica e di pensiero di questo periodo di transizione: di mezzo-e-mezzo (un po’ sí e un po’ no). Ma i “nodi” emergono sempre piú. Perciò è comunque utile vedere e sentire questa intervista.

MM

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