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USA E NATO, FRANCIA E GERMANIA, VICINO ORIENTE: STRATEGIA DEL CAOS E ALTRI MISFATTI. E LA MESCHINA ASTUZIA DI RENZI & CO.

armi italia

Interessante intervento di M. Dinucci, La strategia del caos («il manifesto», 17.11.2015):

bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 settembre della Francia» mentre il presidente Obama annuncia ai media: «vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione, fatte esplodere secondo una precisa strategia […] attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono autonominati «il solo Stato con una forza, una portata e un’influenza in ogni dimensione – politica, economica, militare – realmente globali, proponendosi di impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l’Europa occidentale, l’Asia orientale, il territorio dell’ex Unione sovietica e l’Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».A tale fine gli Usa hanno riorientato dal 1991 la loro strategia e […] quella della Nato. Da allora sono stati frammentati o demoliti con la guerra (aperta e coperta) […] gli Stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina e altri – mentre altri ancora (tra cui l’Iran) sono nel mirino. Queste guerre, che hanno mietuto milioni di vittime, hanno disgregato intere società, creando una enorme massa di disperati, la cui frustrazione e ribellione sfociano da un lato in una reale resistenza, ma dall’altro vengono sfruttate dalla Cia e altri servizi segreti (compresi quelli francesi) per irretire combattenti in una jihad di fatto funzionale alla strategia Usa-Nato. Si è cosí formata un’armata ombra, costituita da gruppi islamici (spesso concorrenti) impiegati per minare dall’interno lo Stato libico mentre la Nato lo attaccava, quindi per una analoga operazione in Siria e Iraq. Da questa è nato l’Isis , nel quale sono confluiti foreign fighter tra cui agenti di servizi segreti, che ha ricevuto miliardi di dollari e moderne armi dall’Arabia saudita e da altre monarchie arabe, alleate degli Usa e in particolare della Francia. Strategia non nuova: oltre 35 anni fa, per far cadere l’Urss nella «trappola afgana», furono reclutati tramite la Cia decine di migliaia di mujaheddin da oltre 40 paesi. Tra questi il ricco saudita Osama bin Laden, giunto in Afghanistan con 4.000 uomini, lo stesso che dopo avrebbe fondato Al Qaeda divenendo «nemico numero uno» degli Usa. Washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. È il centro motore di una strategia che, demolendo interi Stati, provoca una caotica reazione a catena di divisioni e conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del divide et impera.L’attacco terroristico di Parigi, eseguito da una manovalanza convinta di colpire l’odiato Occidente, è avvenuto con perfetto tempismo nel momento in cui la Russia, intervenendo militarmente, ha bloccato il piano Usa-Nato di demolire lo Stato siriano e ha annunciato contromisure militari alla crescente espansione della Nato a Est. L’attacco terroristico, creando in Europa un clima da stato d’assedio, “ giustifica” un accelerato potenziamento militare dei paesi europei della Nato, compreso l’aumento della loro spesa militare richiesto dagli Usa, e apre la strada ad altre guerre sotto comando Usa. La Francia che finora aveva condotto «contro l’Isis in Siria solo attacchi sporadici», scrive il «New York Times» ha effettuato domenica notte «come rappresaglia, il piú aggressivo attacco aereo contro la città siriana di Raqqa, colpendo obiettivi Isis indicati dagli Stati uniti». Tra questi, specificano funzionari Usa, «alcune cliniche e un museo».

Sempre il 17.11.2015 era comparso («il manifesto») un articolo di E. Balibar, che il 18.11.2015 un intervento di Carlo Freccero e Daniela Strumia definiva:

una testimonianza che non chiarisce. […] un appello ai buoni sentimenti, non cedere all’odio [… etc.; e Freccero e Strumia definiscono il clima creatosi in seguito ai funesti eventi di attualità:] una frattura profonda nella nostra percezione della realtà, il passaggio dall’ambiente amichevole dell’emporio all’insicurezza permanente. Un evento cosí meritava [...] inchieste rigorose, ricerche delle cause. Invece […] in tv ha prevalso un genere consolatorio di successo: la mozione degli affetti, la cronaca come spettacolo atto a colpire la pancia e non la testa degli spettatori. La cosa peggiore […] i telegiornali [da cui] ci aspettiamo sobrietà e informazione. [… Invece] tutti tesi a drammatizzare emotivamente gli eventi. [Il che è] marginale rispetto alla domanda fondamentale: perché è successo tutto questo? Non si coglie il punto inedito: la guerra di oggi è una materia che non può essere razionalizzata perché affonda le sue radici nel caos. [… Il] nocciolo della cosa ha ben poco di casuale. Non è soltanto una serie di errori che ci sono sfuggiti di mano. È una ben precisa strategia bellica. Pensiamo ai teocon e alle loro pretese di instaurare un secolo americano basandosi sulla superiorità bellica dell’America. Questa strategia, in Iraq, è risultata fallimentare, come, già a suo tempo, l’invasione americana del Vietnam. Gli Usa hanno concepito allora una nuova strategia piú economica: la strategia del caos. Disseminare i territori da conquistare di focolai di guerra e di resistenza. Armare la resistenza locale, fare la guerra con le vite degli altri. Una specie di strategia della tensione a livello mondiale. Da allora il mondo islamico si è rivelato nella sua piú profonda antidemocraticità. Si trattava di promuovere in modo piú o meno occulto rivoluzioni locali in nome dei diritti umani: la Libia, le primavere arabe, la resistenza in Siria contro il crudele dittatore Assad. E poco importa se tutto questo veniva portato avanti con la collaborazione di alleati come l’Arabia saudita o la Turchia che non eccellono sicuramente nella salvaguardia dei diritti umani. Tutto questo era moralmente accettabile perché giustificato da ideali e da principi. E perché avveniva altrove. […] Tutti questi paesi governati antidemocraticamente hanno un elemento in comune: la presenza di risorse energetiche, gas, petrolio, altre materie prime. È normale schiacciare il bottone che ci permette di annetterci tutte queste risorse. Soprattutto se questa scelta avviene in nome di nobili valori. […] Su questo argomento circolano sul Net spiegazioni opposte. Da un lato la famosa affermazione di Hillary Clinton, «l’Isis è una nostra creatura che ci è sfuggita di mano». Dall’altra, voci piú maliziose insinuano  […] che sia giunta la nostra ora di sperimentare lo status di colonie statunitensi. [… Ma ] se si applica la strategia del caos, come possiamo poi pretendere che […] non ci travolga?

A «La Gabbia», tv La7, Giulietto Chiesa, intervistato, sollecitava – scandalo di alcuni presenti! – la piú rapida uscita dalla Nato. Argomenti in linea con quanto sopra, e qualche altra rara fonte: cenni all’intreccio che complica la politica delle alleanze sullo scenario vicinorientale e smentisce quanto declamato nelle istanze internazionali, sicché tutto si altera in un doppiogioco di specchi complicati da interessi particolaristici non solo di singoli paesi, ma anche di gruppi e fazioni. Intanto a Firenze, il 26 e 27.11, si è tenuta l’Assemblea parlamentare Nato, su cui Dinucci stende Il Parlamento Nato sulla guerra («il manifesto», 25.11.2015),

L’abbattimento del caccia russo impegnato in Siria contro l’Isis da parte di un F-16 turco, con la conseguente rottura tra Mosca e Ankara non a caso alla vigilia dell’accordo sul gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo fino al Bosforo, evidenzia […] l’evento che si svolge […] a Firenze: l’Assemblea parlamentare della Nato che, il 12 ottobre scorso, aveva «raccomandato ai governi Nato di aumentare la spesa della difesa, di fronte a una Russia sempre piú imprevedibile e alla crescente instabilità in Medioriente». La sessione dell’Assemblea […], che si svolge in Palazzo Vecchio, non è un Summit Nato […]. L’Assemblea, infatti «costituisce una istituzione separata dalla struttura Nato». L’organo politico “decisionale” della Nato è invece il Consiglio Nordatlantico, che si riunisce a vari livelli fino al summit dei capi di Stato e di governo dei 28 paesi dell’Alleanza: il suo principio guida è che «non ci sono votazioni o decisioni a maggioranza, ma le decisioni vengono prese all’unanimità e di comune accordo», ossia d’accordo con le direttive di Washington. E sono sempre gli Usa ad avere i posti chiave nella struttura militare dell’Alleanza: il comandante supremo alleato in Europa è sempre un generale o ammiraglio nominato dal presidente degli Stati uniti.Ma allora a cosa serve l’Assemblea parlamentare riunita a Firenze? Composta da rappresentanti dei parlamenti dei paesi dell’Alleanza, per la maggior parte membri delle commissioni difesa, l’Assemblea è presieduta dallo statunitense Hon Turner, membro del Congresso facente parte sia della commissione sui servizi segreti che di quella sui servizi armati. Tra i cinque vicepresidenti c’è il parlamentare italiano Paolo Alli, Ncd, già braccio destro di Formigoni e con lui indagato dalla magistratura milanese. Funzione dell’Assemblea, finanziata (con denaro pubblico) dai 28 governi, è quella di «costruire un legame essenziale tra la Nato e i parlamenti dei paesi dell’Alleanza» [… e] «sensibilizzare gli ambienti parlamentari sulle principali questioni relative alla sicurezza della zona euro-atlantica, contribuendo al rafforzamento delle relazioni transatlantiche».[…] si riunisce a Palazzo Vecchio […] il Gruppo speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente (una delle 5 commissioni in cui è articolata l’Assemblea parlamentare), in un seminario congiunto col Sottocomitato sulle relazioni economiche transatlantiche. L’evento, sotto l’egida del Senato e della Camera rappresentati dai presidenti Grasso e Boldrini, è promosso dal presidente della Delegazione italiana all’Assemblea Nato, Andrea Manciulli (Pd). Saranno presenti oltre 100 parlamentari in rappresentanza di 40 paesi: dai 28 membri della Nato ai paesi europei e mediterranei associati alla Nato e ad altri alleati sulla sponda Sud, fino alle monarchie del Golfo.Il tema «Il terrorismo internazionale, in particolare quello jihadista, e il suo finanziamento», sarà trattato da alcuni dei massimi esperti compresi quelli delle monarchie del Golfo (presenti […] Kuwait e Bahrain) che hanno contribuito con miliardi di dollari alla formazione e armamento di gruppi jihadisti e dell’Isis nel quadro della strategia Usa-Nato. Gli stessi che hanno partecipato alla guerra contro la Libia, tratteranno il tema «Libia tra entità statale e conflitto civile», insieme al ministro degli esteri Gentiloni e al capo di stato maggiore della Difesa Graziano, ossia ai rappresentanti di quell’Italia che ha contribuito a demolire con la guerra lo Stato libico. Il tema «Iran e l’emergente ordine regionale» sarà affrontato da rappresentanti non dell’Iran ma di Israele, che ha contribuito a tale “ordine” con operazioni come «Piombo Fuso» (demagogico aver invitato a Firenze il Consiglio nazionale palestinese) e che continua a tenere l’Iran sotto la minaccia dei suoi missili nucleari. Di «Sicurezza nazionale e internazionale» parleranno, insieme al ministro degli interni Alfano e al sottosegretario Minniti con delega ai servizi segreti, i rappresentanti dell’Ucraina, ossia di quel regime che sta segretamente reclutando neonazisti da tutta Europa i quali, dopo essere stati addestrati da istruttori Usa, vengono rimpatriati per operazioni tipo «Gladio».Dopo un intervento teletrasmesso di Mogherini, Alto rappresentante Ue per esteri e sicurezza, il seminario si concluderà con gli interventi della ministra della difesa Pinotti e del viceammiraglio Franken del Comando Usa per l’Africa (quello che ha aperto la guerra con la Libia) i quali raccomanderanno alla Nato di rafforzare la “sicurezza” con altri interventi in Nordafrica e in Medioriente. Nella città medaglia d’oro della Resistenza da cui è nato l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo do risoluzione delle controversie internazionali.

Negli ultimi anni l’Italia ha venduto armi (tra l’altro) ad Algeria (1, 7 miliardi: le ha comprate proprio l’Algeria? Che ne faceva?), Arabia Saudita (oltre 1 miliardo), Qatar (1 miliardo). Destinate a chi? Ma all’Isis, sunnita come Arabia e Qatar. Sullo sfondo di questi scenari, e scontri, si giocano nuovi equilibri (o squilibri) planetari volti riconfigurare la geopolitica mondiale. Intanto la Germania partecipa agli attacchi aerei: cosí parlò Angela Merkel. Perché? Non certo per dare una mano ai Kurdi, gli unici che combattano l’Isis sul terreno. E neanche alla Francia, con cui semmai la Germania è in competizione perché, grazie al protagonismo bellicista dopo il 13 novembre, potrebbe assumere un ruolo primario in Europa (v. gli incontri con Obama e Putin, che hanno accompagnato i bombardamenti), minando il finora indiscusso primato tedesco.

E l’Italia? Il nostro ineffabile presidente del Consiglio ha trovato il modo di trarre anche da questa situazione un possibile vantaggio elettorale: incentivare la cultura in tanto imbarbarimento! 500 € ai giovani per cinema, dvd, etc. Ecco il toccasana! Dalla tragedia alla farsa – macabra.

CB

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