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Il crollo del credo sull’Olocausto: da Israele.

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Di Gilad Atzmon.  Quanto segue è un estratto da un rilevante articolo scritto da Ofri Ilani per «Haaretz», Il crollo del consenso sul fatto che gli ebrei siano statti le prime vittime dell’Olocausto, in cui esplora i fondamenti della religione globale dell’Olocausto, identifica le istituzioni internazionali che la sostengono e gli eventi politici che lasciano capire che non ci si fa piú con questa storia degli ebrei-solo-popolo-ad-avere-il-primato della sofferenza. Sono abbastanza d’accordo con la maggior parte delle osservazioni di Ilani e con le sue previsioni sul destino della religione dell’Olocausto. Differenza: mentre Ilani sembra angosciato da un possibile crollo di consenso attorno all’Olocausto, io credo che la liberazione da quel tirannico precetto giudeo-centrico sia un’evoluzione necessaria per l’umanità. Sul ruolo centrale dell’Olocausto e sua memoria scrive Ilani: «un incontro con chi dica che l’Olocausto non è esistito era incomprensibile per me, come con qualcuno che non ha mai sentito dire del sole, o non sa cosa sia l’acqua». Il punto di vista di Ilani sembra mettere l’Olocausto tra gli “elementi dei classici greci” insieme ad acqua, aria e fuoco. Ilani elabora: «in Israele, l’Olocausto è la prima cosa da conoscere. Se qualcuno qui conosce qualcosa del passato, è l’Olocausto. Non la scoperta dell’America, lo sbarco sulla Luna, la Rivoluzione francese e nemmeno la Rivelazione sul Monte Sinai; prima di tutto, si deve conoscere l’Olocausto. E si era pensato che fosse lo stesso anche fuori Israele».

Ilani è piú giovane di me. Per i miei genitori e per me, l’Olocausto è una storia lontana: la diaspora degli ebrei, un tragico evento accaduto ad altri, che consideravamo decisamente stranieri. Pensavamo a gente al macello, come agnelli, non come noi che eravamo “israeliani”. A un certo momento l’atteggiamento israeliano sull’Olocausto è cambiato e ancora dobbiamo comprendere completamente questo cambiamento. L’indottrinamento all’Olocausto si è molto diffuso oltre Israele, afferma Ilani: «in America, e in molte altre parti del mondo, i bambini negli ultimi decenni hanno imparato a conoscere l’Olocausto sin dalla piú tenera età. È percepito come evento formativo dell’era moderna, che ha permesso di modellare i valori politici fondamentali della nostra epoca». Con sarcasmo aggiunge: «basti pensare a come si insultavano gli avversari politici fino a un secolo fa, quando parole come “nazista o fascista” non avevano ancora nessun significato». Ilani afferma poi che la religione dell’Olocausto impone un severo e rigido ordine mondiale. «Lo U.S. Holocaust Memorial and Museum a Washington, il monumento dell’Olocausto a Berlino e il Giorno internazionale della Memoria dell’Olocausto, sono l’incarnazione di questo ricordo. Tutti sono chiamati a ricordare su un rigido protocollo, ogni dichiarazione sull’Olocausto è monitorata da esperti, giornalisti e organizzazioni internazionali e ogni scostamento dalla linea ufficiale viene condannato».

Ilani afferma quello che molti di noi già sanno. Il primato della sofferenza ebraica è diventato un apparato tirannico in tutto l’Occidente. In questa ideologia dell’Olocausto, Israele è al riparo dalle critiche, e i suoi abusi contro i diritti umani, pur ben documentati, sono disinvoltamente ignorati. Il movimento di solidarietà verso i palestinesi è paralizzato dalle squadre della polizia giudaica, perché nel primato della sofferenza degli ebrei, quella dei palestinesi passa in secondo piano.

Ilani dice che la storia dell’Olocausto che conosciamo, sta cominciando a sgretolarsi. «Molta gente è sbalordita nel sentire gli sforzi legislativi fatti in Polonia sul ricordo dell’Olocausto e dalle dichiarazioni del primo ministro polacco per cui nell’Olocausto ci sono stati criminali ebrei nella stessa misura in cui ci sono stati criminali polacchi». I polacchi non sono rimasti soli, «stiamo assistendo al crollo di un ordine mondiale. Eventi come l’invasione russa dell’Ucraina [?! di M. M.], l’ascesa di Trump e la crisi della Brexit sono 3 delle piú grandi crepe aperte in quell’ordine e il consenso sull’Olocausto degli ebrei è legato a quello stesso ordine politico».

L’accademico israeliano dice che l’Olocausto e il nuovo ordine del capitalismo mondiale sono due facce della stessa medaglia. «È l’Ue con altre istituzioni globali create dagli anni ’90 a diffondere la versione ufficiale dell’Olocausto dell’ebraismo europeo e imporne la difesa. Non sorprende che la disintegrazione dell’ordine mondiale e sue istituzioni abbia dato origine anche al disfacimento del consenso intorno all’Olocausto». Chi è poco soddisfatto dell’ordine capitalista globale è rallegrato da questa visione di Ilani sulla caduta del credo dell’Olocausto e istituzioni autoritarie collegate.

Link : http://www.gilad.co.uk/writings/2018/2/24/the-crumbling-holocaust-an-israeli-perspective

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