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PARADISI FISCALI…

Esiste un’organizzazione di cui abbiamo tutti sentito parlare, l’Ocse. Si tratta dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici, sorta nel 1960 dalle ceneri della Oece, istituita a sua volta nel 1948 per gestire il «Piano Marshall», al fine – cosí dicono – di rilanciare l’economia europea dopo la guerra. «Gli obiettivi dell’Ocse», a detta degli organizzatori, «sono di sostenere la crescita economica sostenibile, aumentare l’occupazione, innalzare il tenore di vita, mantenere la stabilità finanziaria, assistere lo sviluppo delle economie dei paesi non membri, contribuire alla crescita del commercio internazionale». Addirittura! A dirlo tutto d’un fiato c’è da strozzarsi. Inoltre, com’è ovvio che sia, si occupa anche di «coordinare le politiche nazionali e internazionali». Fanno parte dell’Ocse 34 paesi che – questa mi fa sbellicare! – «si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato». Inoltre, prosegue la propaganda, «l’organizzazione mantiene stretti contatti con oltre 70 paesi non membri»: ovvero, li controlla. L’Ocse è finanziata dai paesi membri: si trattasse di una S.p.a, si potrebbe dire che il maggior azionista è identificabile negli Usa (eh!, quando c’è di mezzo la democrazia …), che contribuiscono per il 21%.

Orbene, una delle ultime offensive di tale baluardo di “salvezza” occidentale riguardava un nemico dichiarato: i paradisi fiscali. È stata vittoriosa; perfino in Svizzera non sarà più possibile tenere conti segreti, dal prossimo gennaio (quindi, sbrighiamoci a recuperare i nostri milioni di € …).

Non tutti, però, hanno aderito; hanno rifiutato le norme 4 paesi, che sono: 1) il Bahrein (piccolo regno accovacciato su un arcipelago di 33 isole, grande piú o meno 7 volte Firenze e con poco piú di 1 milione di abitanti); Nauru (isoletta della Micronesia, con 10.000 abitanti); Vanuatu (isoletta del Pacifico, con 250.000 abitanti). Questi sono 3, penserà chi legge queste righe. E il quarto? Ma c’è bisogno di dirlo? Gli Stati Uniti, naturalmente, che adesso sono il piú grande paradiso fiscale al mondo, quasi privo di concorrenza!

SP

1 Commento

  1. mario

    E intanto si scopre che … c’è l’acqua in Arno. Grande rumore per le recentissime “rivelazioni”: il governo Berlusconi, spiato dall’intelligence Usa, fu spinto a cadere (2010-11) da una cospirazione, che riuniva, oltre ai capintesta, gli Usa, il presidente della Francia, la cancelliera della Germania, nonché “qualcosa” di interno al nostro paese, in primis l’allora presidente della Repubblica, Napolitano … Sdegno e scalpore, convocato l’ambasciatore statunitense, Forza Italia annuncia che si muoverà a tutti i livelli … Che scoperta! Il nostro paese è subordinato agli Usa dalla fine della Seconda guerra mondiale, il regime Dc & Psi & alleati minori fu fatto cadere (usando «Mani pulite» centrata sul sistema tangentizio, peraltro in atto da decenni), una volta implosa l’Urss (con quanto comportava a Est), per rafforzare il controllo sull’Italia, che sotto detto regime aveva dimostrato e messo in atto una pur parziale, ma reale, autonomia in politica (economica e non solo) estera. L’ascesa di Belusconi & co. rappresentava un “colpo di coda” dei settori dell’oligarchia italica che volevano mantenere tali spazi di pur ridotta autonomia, e la sua caduta ha segnato la fine di tali velleità – caduta andata avanti anche dopo il fallimento della manovra (Usa) orchestrata da Fini, e ben favorita da Berlusconi stesso, dimostratosi un omarino che non vale niente (anche dal punto di vista suo e degli interessi che rappresentava), di fronte alla manovra della crescita abnorme e artatamente gonfiata dello spread fra i titoli di Stato italiani e i bond tedeschi (a cui avrebbe potuto opporsi, denunciando la manovra) e di fronte allo scatenarsi della guerra contro la Libia (a cui avrebbe potuto opporsi e negare le basi italiane all’aggresione). E ora “si scopre” che c’è stata una vera e propria cospirazione, il che non vuol dire solo contro Berlusconi (lui e i suoi sono … ciò che sono, ed è inutile starne qui a dire), ma significa anche e soprattutto contro il nostro paese. Chi scrive lo dice da diversi anni, e ora viene mediaticamente “fuori”, come dice da anni che c’è un interno trasversale (sinistra e destra) potente “partito amerikano”: ma è da ritenere che, passata la durata, per un po’, del clamore, tutto finirà di nuovo nel dimenticatoio della mancanza di memoria degli italici, e nell’obnubilamento (voluto e perseguito) di ogni consapevolezza (di massa, ma non solo …).

    MM

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