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Brexit doveva essere e Brexit sarà. E un parallelo con le «sardine»

La Brexit avverrà al 31 gennaio 2020, sotto la conduzione di Boris Johnson. La componente dell’oligarchia (politica, economica, sociale, culturale) britannica che voleva rimanere piú strettamente interconnessa alle oligarchie dell’Ue, sotto e dentro l’Ue stessa, è stata – infine, dopo i tentennamenti e temporaggiamenti della conduzione May – in parte battuta, in parte convinta, in parte si è adattata. Perché la gran maggioranza del popolo dell’UK è per la fuoriuscita. Certo, si dirà, lo Stato britannico ha sempre il Commonwealth, questa sorta di “trasmutazione” dell’impero, su cui può contare anche economicamente; ha rapporti privilegiati con gli Usa in generale e con gli Usa della presidenza Trump in particolare (dato che, si ricorderà, la conduzione del Partito democratico Usa, con Obama, ma anche con le prese di posizione della Clinton, era contraria alla Brexit, preferendo avere questo alleato, l’UK, dentro l’Ue); non era appieno nell’Ue/euro, avendo (saggiamente …) mantenuto la propria moneta. Quindi, la Gran Britannia era avvantaggiata per la sua uscita. Tuttavia, resta il dato di fatto che la maggioranza del popolo britannico è control’Ue e la permanenza del paese in tale «organismo»: già con il referendum e ora con lo schiacciante successo del Partito conservatore a conduzione di Johnson – restano i problemi degli autonomisti scozzesi, che, contro la preminenza inglese, volevano restare nell’Ue (ma la loro richiesta, susseguente al loro successo in Scozia, di un secondo referendum di tipo “para-indipendentista”/pro Ue – il primo era stato perso – è stata respinta), sia dai repubblicani dell’Eire, il nord-est dell’Irlanda, che sono per la riunificazione con la Repubblica irlandese, che sta nell’Ue/euro (ed è già arrivata, conseguentemente, a dover essere “salvata” dall’Ue stessa): ma tali problemi non sono tali da “impacciare” la Brexit stessa.

Andiamo ai media nostrali: “gli inglesi pentiti della Brexit!”, “la Brexit sarebbe la catastrofe del loro paese!”, “milioni e milioni di persone in piazza per dire «no» alla Brexit!”, “sono i giovani che non vogliono essere schiacciati dalle posizioni errate degli anziani!”, “si richiede un secondo referendum, che farà valere la volontà inglese di restare!”, e cosí via. Tale “bombardamento” mediatico è proceduto per anni – fine evidente: dare, sí, una mano alla reazione inglese contro la Brexit, ma soprattutto sostenere la reazione italiana contro ogni proposito di Italexit, facendola vedere come insensata, assurda, perniciosa per il paese, “parto” di «xenofobia», «razzismo», «populismo», «nazionalismo», «sovranismo», «fascismo», e via salmodiando. Tutto deformante, distorcente, occultante, mistificante: falso. In gran maggioranza il popolo inglese vuole la Brexit, perciò ha premiato Johnson (si badi bene: ha proposto un piano di investimenti statali cosí massiccio, dalla sanità ai vari settori, da porre quelle della sinistra italica & compari del governo Conte bis come chiacchiere di microbi balbettanti) e perciò ha punito Jeremy Corbyn, e il Partito laburista da lui condotto, che ha proposto a sua volta un piano importante di investimenti statali con rilevanti versanti di Welfare, ma si è posto contro la Brexit, adombrando la prospettiva di un secondo referendum in merito. Le “masse” pro remain nell’Ue hanno fatto qualche manifestazione sparuta (a Londra, è qui e nelle piú grandi città che si concentrano i comparti piú legati alla, e/o piú manovrati-manipolati dalla, reazione oligarchica e anti-popolare) contro … gli esiti elettorali! Mentre l’economia britannica (sempre capitalistica, non ci si confonda) va sostanzialmente bene, e su tutti i piani.

Le “cose” del no-Brexit si vengono spengendo e cosí la grancassa dei media nostrali – i quali, si badi bene, non hanno fatto il minimo accenno nemmeno a una pur debolissima autocritica (tipo “be’, si rilevavano tendenze diverse dai risultati …”) su quanto hanno fatto anti-Brexit, per assumerla e basta, e parlare del “poi”. Un parallelo è inevitabile – e significativo – fra le “masse” inglesi proremain, sicuramente indirizzate a votare il Labour di Corbyn (ricordandosene, a differenza di quanto hanno fatto nel referendum) per sostenere la reazione anti-Brexit, e le nostrali “masse” di (teste di) «sardine» pro totale sottomissione all’Ue/euro, indirizzate pro governo Conte bis e sue forze costitutive, in primo luogo il Pd, ma anche la renziana Italia viva, nonché i 5S (intendiamoci: quelli di Grillo, Di Maio e accoliti), per sostenere la reazione contro ogni pur debolissima, anche ambigua, istanza di sovranità del nostro paese, nonché di ostacolo al flusso migratorio (e il “copione” è quello mediatico, dal «populismo» al «sovranismo», al «fascismo»). Né, ora, pur richiesti, i “capi” (ossia gli organizzatori messi su dai manovratori-manipolatori) delle «sardine» intendono “costituirsi in partito”: è ovvio! Per fare che, per togliere consensi a Pd, Italia viva, 5S? Basta la loro funzione reazionaria di supporto alla reazione, dando a intendere, con il tam-tam dei media, che vi sono le “masse” a loro favore. “L’Italia è in rivolta”, ha proferito il “capo” (testa di) «sardina», Sartori: frase allusiva e vacua (come la testa di costui). “Rivolta” contro chi e contro che? Andando a chiedere il voto agli elettori, le (teste di) «sardine» avranno esattamente lo stesso peso e ruolo delle “masse” inglese del remain: ininfluente (del resto, che altro ci si può aspettare dalle teste di sardina?).

MM

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